Rainforest Challenge: Only the Braves

È nella top ten delle gare motoristiche più difficili al mondo assieme alle americane Pikes Peak e King of the Hammers, alla 24 Ore di Le Mans, all’Erzberg Rodeo in Austria, alla Baja 1000 in Messico e al Tourist Trophy sull’Isola di Man. Il Rainforest Challenge, creato da Luis J.A Wee per ripercorrere le tracce del celebre Camel Trophy, è uno degli eventi a trazione integrale più ambiti da chi pratica fuoristrada estremo. Una sfida a cui, da oltre due decenni, i team più blasonati di questa specialità a quattro ruote motrici si danno appuntamento per conquistare un podio che va oltre la semplice vittoria. Qui, dove arrivano solo i più coraggiosi, la vera conquista è affrontare madre natura. Oggi, il Rainforest Global Series (ideato sempre dal patron Wee) è un circuito off-road internazionale che tocca 22 paesi del mondo e conta 45 differenti eventi. E la Malesia ne ospita la gran finale. La prossima edizione, in programma dal 28 Novembre al 9 Dicembre, vedrà i partecipanti sfidarsi nel territorio del Kelantan con un prologo lungo la spiaggia affacciata sul Mar Cinese Meridionale e decine di prove speciali nel cuore della foresta pluviale. Start da Kota Bharu con verifiche tecnico/amministrative e briefing e finish a Gua Musang con l’ultima special stage che si preannuncia sin d’ora più agguerrita che mai. Le centinaia di chilometri fra queste due località? Costellate di insidie e ostacoli naturali, come nella migliore tradizione del Rainforest.

RFC 2018: l’edizione dei record

L’anno scorso, per la prima volta nella sua storia, la finale del Rainforest Challenge si è svolta nel sultanato del Kelantan, a nord-est della penisola malese, territorio che ogni anno affronta l’ira dei monsoni. Ma quella del 2018 è stata anche l’edizione (la 23^ dalla sua origine) con il settore off-road più lungo in assoluto (circa 300 km) e il maggior numero di prove speciali (32) per gli equipaggi in gara. Due Twilight Zone e l’arrivo con premiazione a Pos Gob, insediamento aborigeno nel cuore della giungla, hanno fatto di questa finale del Rainforest uno degli eventi di fuoristrada più estremi al mondo. Ad affrontare le temibili Predator e Terminator (nomi che evocano bene le difficoltà di un percorso impervio e accidentato) sono stati team provenienti da 30 nazioni fra cui Russia, Repubblica Ceca, Filippine, Mongolia, Cina, Corea, Stati Uniti, Polonia, Indonesia, Tailandia, Ucraina e Ecuador: per 12 giorni (contro i tradizionali 10), i piloti più coraggiosi (only the braves!) hanno guidato lungo paludi e terreni scivolosi, attraversato ponti improvvisati di tronchi e superato fiumi in piena. Centocinquanta veicoli, fra partecipanti e organizzazione, hanno preso il via dall’hotel Ibis di Kuala Lumpur per poi dirigersi verso Kota Bahru, Tumpat, Tanah Merah, Kuala Krai e più giù, sino alla giungla profonda nel sud del Kelantan, a Gua Musang per la serata di chiusura.

I lunghi tratti da percorrere, lontano da città e villaggi, hanno richiesto all’edizione dello scorso anno un maggior impegno organizzativo a cominciare da quello per il trasporto del carburante perché dal terzo giorno a fine evento i veicoli hanno dovuto garantirsi in totale autonomia i rifornimenti. Se agli 8 giorni (sui 12 in programma) fuori da ogni forma di civiltà si aggiungono umidità, pioggia e i numerosi ostacoli naturali incontrati nella giungla, è facile intuire quanto questa sfida sia stata ardua per gli equipaggi in gara. “Qui il terreno è diverso da qualsiasi altro mai affrontato prima: in soli 2 km di pista si trovano ostacoli che avrebbero bisogno di ore per essere superati. E le strategie ideate prima dello start su come comportarsi in determinate situazioni svaniscono all’istante. Le operazioni reali, a terra, sono tutt’altra cosa. Nella giungla i percorsi si trasformano da facili in estremi in un batter d’occhio: bastano poche ore di pioggia per incontrare frane e inondazioni” – spiega Luis J.A Wee. Ma chi affronta la manche finale dell’RFC Global Series lo sa bene e il nome Rainforest, d’altronde, non è stato certo scelto per caso. Ancora una volta, fango, acqua e terreni rocciosi hanno messo a dura prova driver e navigatori che hanno anche dovuto affrontare l’insistenza delle piogge monsoniche.

Una sfida serrata sino all’ultimo giorno e all’ultima speciale quando, finalmente, le due categorie – prototipi e veicoli di serie modificati – hanno assegnato la vittoria ai russi Roman Kulbak e Mikhail Perepelkin (Team #104) e all’equipaggio malese/vietnamita Tan Eng Joo e Nguyen Duy Phuong (Team #117), rispettivamente campioni assoluti in una finale del Rainforest Challenge per la terza e sesta volta. E se schierarsi alla linea di partenza di quest’avventura malese e raggiungere il traguardo è già una vittoria, conquistarne addirittura il podio, pur fra mille difficoltà, vuol dire essere sulla vetta dell’off-road estremo. “Per la prima volta nella storia del Rainforest, la premiazione si è svolta nel cuore della giungla, a Pos Gob, località nota come Mondo Perduto, nome che la dice lunga su questo luogo – racconta Luis J.A Wee – E’ stata una cerimonia di ritorno alle origini con ritmi e atmosfere autentiche. Ma il bello in realtà doveva ancora arrivare perché uscire dalla foresta e ritornare alla civiltà si è rivelato più difficile che mai. Gli equipaggi ci hanno messo dalle 24 alle 41 ore e gli ultimi veicoli dell’organizzazione ci sono riusciti solo nel tardo pomeriggio del 5 Dicembre”.

Ritorno nel Kelantan: in gara dal 28 Novembre al 9 Dicembre 2019

Quel che è certo è che la prossima finale del Rainforest avrà ancora due Twilight Zone (il 4 e il 6 Dicembre), un prologo a Tumpat (il 1° Dicembre) e l’arrivo a Gua Musang per la cerimonia di chiusura evento (il 9/11). Per il secondo anno consecutivo, sarà quindi lo stato malese del Kelantan a fare da scenario alla “sfida delle sfide” per assegnare ai due migliori team internazionali il gradino più alto del podio nelle categorie prototipi e veicoli di serie modificati (ma non mancheranno anche altri ambiti riconoscimenti). Questo il programma del RFC Grand Final: 28 Novembre, primo briefing serale all’hotel Ibis di Kuala Lumpur; 29 Novembre, trasferimento dalla capitale a Kota Bahru; 30 Novembre, verifiche e briefing generale; 1° Dicembre, partenza per la spiaggia di Tumpat per cerimonia di apertura e prologo; 2 Dicembre, convoglio da Tumpat a Pasir Putih e campo base Predator a Ulu Sat; 3 Dicembre, special stage; 4 Dicembre, partenza degli equipaggi per la TZ I (Bukit Bakar, campo base Terminator); 5 Dicembre, prove speciali; 6 Dicembre, partenza da Bukit Bakar per Kuala Krai e Gua Musang per la Twilight Zone II; 7-8 Dicembre, Survival SS a Gua Musang; 9 Dicembre, finale e cerimonia di premiazione a Gua Musang; 10 Dicembre, partenza per Kuala Lumpur. Pronti alla nuova sfida? Per informazioni: www.rfc-global.com

RFC Malesia 2018 Classifica

Categoria Prototipi:

  1. Team #104 – Russia (Roman Kulbak e Mikhail Perepelkin)

Categoria Veicoli di Serie Modificati:

  1. Team #117 – Malesia/Vietnam (Tan Eng Joo e Nguyen Duy Phuong)

Categoria Fino a 3050 cc. Diesel:

  1. Team #122 – Malesia (Mohd Norulhafiz B. Abd Razak e Muhammad Ameen)

Categoria Fino a 3050 cc. Benzina:

  1. Team #138 – Malesia (Hanipa B. Hamzah/Mohd Hafizi B. Che Muhamad)

Categoria Da 3051 cc. Diesel:

  1. Team #136 – Malesia (Ismail Hashim e Rabudin Abd Hamid)

Categoria Da 3051 cc. Benzina:

  1. Team #104 – Russia (Roman Kulnak e Mikhail Perepelkin)

Categoria Ladies Team:

  1. Team #108 – Malesia/Ecuador (Maslina Ibrahim e Gia Brichetto)

RFC Malesia 2018 Special Awards

Categoria Team Spirit Award: Team Terbang (#125, #126 e #129)

Jungleman Award: Pokta

Competed in Most RFC Award: Li Pak Sau (Hong Kong)

Most Unique 4×4 Award: Team #111 Russia-Caucaso (Aibazov Anzor e Khubiev Rasul)

Testo Sonja Vietto Ramus
Foto Pavel Mothejl

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Il Sin Fronteras Challenge presenta il nuovo Iriki Rally:

Appuntamento in Marocco dal 30 Novembre al 6 Dicembre 2019

Fra le prove di navigazione fuoristrada nel deserto, il Sin Fronteras Challenge è una delle competizioni spagnole amatoriali di maggior successo. Dopo 14 edizioni (l’ultima, l’anno scorso, con 70 equipaggi partecipanti) ripetute con la stessa formula, l’organizzazione ha fatto un passo avanti e, sulla scia delle gare più ambiziose, ha ideato una nuova sfida, un puro rally-raid, simile nello stile al famoso Morocco Desert Challenge di Gert Duson.

Anno dopo anno, le squadre iscritte al SFCH hanno fatto affidamento sull’organizzazione ispanica che si è migliorata ad ogni edizione così come i partecipanti stessi, molti dei quali allo start su veicoli con preparazioni adatte a gare prestigiose. Il grande interesse delle squadre per questo tipo di rally, la crescente abilità di guida dei piloti, la bravura dei copiloti in navigazione e l’emergere dei Side-by-Side hanno spinto gli organizzatori a creare l’Iriki Rally che, come da migliore tradizione, è destinato a rispondere alle necessità di molti team amatoriali, con budget limitati ma livello tecnico importante, desiderosi così di partecipare a una vera e propria competizione nel deserto. Allo stesso tempo, il nuovo evento si rivolge anche a chi ha a disposizione mezzi più competitivi e un budget più consistente, a quei “professionisti” insomma che necessitano di continui test per la loro preparazione e formazione nell’offroad.

L’edizione 2019 del Sin Fronteras Challenge si svolgerà in territorio marocchino dal 30 novembre al 6 dicembre; nell’ambito dell’SFCH, il nuovo progetto offroad “Iriki” si presenta come un rally di velocità al massimo livello sportivo suddiviso in due 2 modalità di navigazione classiche (fra cui scegliere): “raid navigation” e “raid adventure”, ognuna con classifiche separate e itinerari diversi.

Cosa prevede l’Iriki Rally? Rivolto innanzitutto alle squadre per cui la corsa contro il “crono” è l’obiettivo principale, il nuovo evento targato SFCH prevede tappe in cui i concorrenti affronteranno i classici tracciati veloci del Marocco oltre a passaggi nascosti fra erg, fiumi e lingue di sabbia per raggiungere (anche) i CP nascosti.

La gara si basa su un sistema simile al “modello Dakar” dove bisogna seguire le indicazioni fornite dal tradizionale roadbook (con distanze e CAP) raggiungendo alcuni punti nascosti visibili solo tramite il sistema STELLA dell’organizzazione una volta che il concorente si trova all’interno di un certo raggio del CP stesso (tra i 200 e gli 800 metri).

Nell’edizione di dicembre le squadre partecipanti dovranno affrontare 5 tappe su piste sahariane, cordoni di dune e fiumi di sabbia avvalendosi dell’aiuto di sistemi tecnologici come GPS, TERRATRIP e STELLA.

La classifica verrà effettuata in base ai tempi totali, formati dai parziali controllati dal sistema MAKSHA che utilizza sofisticati microchip a radiofrequenza installati sulle auto da gara durante il raid e successivamente letti al passaggio sul traguardo da un lettore di barre.

In questa modalità di rally-raid è ammesso l’utilizzo di qualsiasi modello di GPS senza cartografia, qualsiasi tipo di mappa cartacea, di TERRATRIP o similare per misurare le distanze e di qualsiasi tipologia di bussola digitale o analogica. L’unico sistema di validazione del passaggio attraverso il WP / CP è il GPS fornito dall’organizzazione. È invece proibito utilizzare sistemi di navigazione con posizionamento in tempo reale, con o senza cartografia digitale come computer, laptop, tablet; modelli GPS con cartografia e mappe digitali.

Fra le misure di sicurezza personale obbligatorie sono richiesti casco per pilota e copilota (da indossare per l’intera durata dell’evento) e il collare Hans. I sedili devono avere poggiatesta adeguato all’altezza dei due occupanti il veicolo e essere abbinati a cinture a 5 punti. Il veicolo deve inoltre essere equipaggiato con una gabbia di sicurezza rollbar adeguatamente fissata; finestrini scorrevoli orizzontali o reti sportive completano l’equipaggiamento (il regolamento tecnico sul sito riporta tutte le dotazioni necessarie).

All’Iriki Rally possono partecipare veicoli 4×4 (categorie T1 e T2); UTV e Side-by-Side (T3); veicoli con carrozzeria a struttura tubolare o similare (T4).

Le iscrizioni sono aperte sino al 20 Ottobre. Che aspettate? Una nuova emozionante avventura in terra marocchina vi attende. Parola di Sin Fronteras Challenge.

Info su www.sinfronteraschallenge.com

Testo Sonja Vietto Ramus
Foto Codigo 4×4
* Foto sono di repertorio di Codigo4x4.

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Rainforest South Europe: il Collio Friulano ha i suoi vincitori

Rainforest di nome e di fatto. L’edizione 2019 del RFC South Europe, organizzato dal 23 al 26 Maggio in Friuli dall’associazione FLS 4×4 e patrocinato dal Comune di Corno di Rosazzo (provincia di Udine), è stata più difficile e agguerrita che mai. Le forti piogge dei giorni precedenti hanno infatti trasformato il terreno già viscido in un fondo ancora più impraticabile, rendendo inesistenti i passaggi in aderenza e richiedendo grande lavoro soprattutto ai navigatori, costretti a sfoderare ogni tecnica possibile, dall’uso della taglia a quello della strop volante, per effettuare ancoraggi in laterale.

La gara ha preso il via nella mattinata di giovedì con le verifiche presso l’azienda agricola Cadibon in località Casali Gallo di Corno di Rosazzo, seguite, nel pomeriggio, dal briefing in tre lingue (italiano, inglese e tedesco) e dalla cerimonia di apertura nella tenuta “Perusini”. Proprio qui ha avuto luogo il prologo, con 4 prove speciali, che ha stabilito l’ordine di partenza del venerdì. Fra i preparati ad aggiudicarsi lo start è stato il Suzuki #23 di Giusti/Alba con 4000 punti, davanti al Suzuki #22 di China/Bortolussi con 3750, al #24 Corti/Otelli con 3590 punti e al #21 Ferro/Cernivani con 2690 punti (questi ultimi due equipaggi, rispettivamente, con 60 e 40 punti di penalità acquisiti durante le prove).

Nel gruppo “Proto” i più veloci sono stati Mazzega/Segat (#41) con 3950 punti seguiti, con breve distacco, dall’equipaggio #46 di Tironi/Tironi (3660), dal #43 di Guidoni/Moccia, dal #42 di Collarini/Cognini, dal #45 Moro/Moro, dal #44 Chapuis/Moro e dal #47 Schoffmann/Glanzer. Terminato il prologo, i team sono rientrati al quartier generale di Cadibon per effettuare le riparazioni necessarie; la serata si è infine conclusa con la cena a base di prodotti tipici friulani presso il ristorante “Cabelon” di Dolegnano.

Venerdì, le prime noie meccaniche ai mezzi non si sono fatte attendere anche per via del terreno scivoloso che non ha concesso la minima aderenza durante le manovre più impegnative. I navigatori hanno dovuto spesso risalire i ripidi pendii dei boschi alla ricerca di un solido appiglio. La giornata di sabato si è svolta con la stessa modalità del venerdì con gli equipaggi impegnati ad affrontare le diverse prove.

Ben 14 le prove speciali disputate in quattro giorni fra cui una notturna di 3 ore che ha richiesto anche la costruzione di un ponte con tronchi in tipico stile Rainforest: in questa prova si sono date battaglia due squadre, formate da equipaggi misti (prototipi e preparati), su un lungo tracciato.

Protagoniste del podio di quest’anno sono state Francia e Italia impegnate rispettivamente nelle classi “Proto” e “Preparati” con il Team GBJ di Chapuis/Moro, su Toyota BJ, e il Red Team di Giusti/Alba su Suzuki. Entrambi gli equipaggi hanno partecipato a passate edizioni del Rainforest friulano: Chapuis & Moro hanno esordito nel 2018 dimostrando già eccellenti doti di guida e navigazione con un buon gioco di squadra che li ha portati a conquistare un meritatissimo 4° posto divenuto podio assoluto nel 2019; Giusti/Alba hanno fatto tesoro di alcune esperienze che, nel 2018 e quest’anno nuovamente, li hanno portati sul piazzamento più alto di categoria. “Siamo partiti con i migliori propositi per vincere e difendere il titolo – confidano Mirko Alba e Steven Giusti (Red Team) – Le prove sono state impegnative e tecniche con tratti veloci e il Suzuki si è comportato bene! La competizione è stata davvero entusiasmante grazie a avversari agguerriti. Insomma, meglio di così non poteva andare! Vorremmo ringraziare tutti quelli che ci hanno permesso di essere presenti: la Rothen Oil, la Black Performance per l’assetto, l’Italgiunti per gli alberi di trasmissione, l’amico Marco, il Red Team e tutti gli amici che di giorno e di notte ci danno una mano negli interventi di manutenzione!”.

Bella gara anche quella dell’austriaco Schoffmann navigato da Glanzer, su Jeep Proto del Team Hot Rod Offroad Garage, presente al Rainforest South Europe nelle ultime tre edizioni. Quest’anno il suo 4×4 ha avuto meno noie meccaniche e la guida attenta ha condotto l’equipaggio al podio in seconda posizione nella categoria Proto.

Tra i preparati il secondo gradino del podio è andato invece al Team X3ME di China/Bortolussi su Suzuki, con solo 600 punti di distacco dal vincitore assoluto: l’equipaggio, nonostante la prima partecipazione al RFC, è sceso in pista più agguerrito che mai dimostrando grinta da vendere in tutte le speciali seppur con un mezzo messo a dura prova.

Terzi ma entusiasti (questa è stata la loro prima esperienza) per il podio, il “duo” padre-figlio Tironi/Tironi a bordo di un Proto di derivazione TJ: “Nel complesso la macchina non ha avuto problemi, abbiamo solo dovuto cambiare le candele. E poi, nella crono di domenica, abbiamo conquistato il miglior tempo e questo ci dà grande soddisfazione!”.

“Mai mollare” è il motto del team triestino 4×4 M.T.C.M composto da Ferro & Cernivani che nonostante i problemi meccanici del loro Suzuki si sono piazzati sul terzo gradino del podio in categoria preparati. Già esperto di queste competizioni, l’equipaggio ha dimostrato ancora una volta un grande affiatamento e abilità alla guida.

Il vantaggio iniziale conquistato dal duo Mazzega/Segat, allo start con un Polaris RZR Portal Gear, è svanito purtroppo a fine manche: “Nell’ultima prova si è rotto il perno fuso del fusello inferiore che ha staccato la ruota – spiega Mazzega – Era lesionato probabilmente già dalla prima giornata. Così abbiamo dovuto improvvisarci anche meccanici. E’ stata comunque una bella gara e ci siamo divertiti moltissimo” .

La sfortuna ha costretto al ritiro anche alcuni altri equipaggi fra cui i romani Guidoni/Moccia del Team SRM Garage, ormai fedeli all’evento RFC South Europe: partiti molto bene nella prima edizione della gara con un meritatissimo primo posto assoluto, hanno purtroppo sofferto ancora una volta per via di un problema al cambio, nonostante tutte le manutenzioni prestate. Stesso epilogo per Collarini/Cognini su Jimmis 4×4 del Red Team: costretti a sostituire prima l’alternatore, hanno infine dovuto arrendersi per lo “sbiellaggio” del motore.

Risultato a parte, applausi anche all’altro team francese, Moro/Moro (Team Moro & C.), alla guida di un Toyota iscritto in categoria Proto; giunti in Friuli al Rainforest South Europe per la prima volta, pilota e navigatore hanno lottato sino allo sfinimento per tagliare il finish con una spettacolare esibizione in notturna ma il terzo giorno il loro Toyota li ha costretti a rinunciare per noie meccaniche a blocco e sterzo.

Prima esperienza al RFC South Europe anche per Corti/Otelli: “Che dire… l’evento è stato davvero “esagerato” a partire da disponibilità, simpatia e preparazione dello staff che ci ha accolti e seguiti per tutto il tempo. Senza dubbio quello che ci ha colpiti di più è stato il vero “senso di gruppo” sia in gara che fuori…aspetto che, purtroppo, in tante manifestazioni si è perso di vista. E’ stato davvero un bel week end: peccato solo per il mezzo che ci ha abbandonati troppo presto, per il resto devo dire che la gara è di alto livello, bellissima, sicuramente da ripetere!”.

Freedom Live Style 4×4 ringrazia tutti gli sponsor; le aziende agricole “Cadibon”, “Perusini Wines” e “La Viarte” che hanno messo a disposizione le loro proprietà rendendo possibile la realizzazione dei tracciati di gara e per aver premiato, assieme all’azienda agricola “Davide Feresin”, tutti i concorrenti con due confezioni di vino del Collio; i partecipanti; i commissari di percorso; gli addetti al chiosco; Matteo Rivola che ha permesso di eseguire direttamente sul campo di gara interventi di riparazione ai mezzi; tutti quanti hanno collaborato alla riuscita dell’evento. Sponsor dell’evento: Coop Premariacco, Cadibon, Perusini Wines, La Viarte, Birra Agricola, Ciemme, Hotel Felcaro, Ristorante Ca’ Belon, Cortem, Corte di Castello e TLT.

Testo Sonja Vietto Ramus
Foto Gianna Vardanega

Classifica finale Rainforest Challenge South Europe – (23/26 Maggio 2019)

Categoria Proto:


1. #44 Chapuis-Moro su Toyota – Team GBJ – 9.100 punti

2. #47 Schoffmann-Glanzer su Jeep – Hot Rod Offroad Garage – 8.370 punti

3. #46 Tironi-Tironi su Proto – Team Passione Motori – 8.010
punti

4. #41 Mazzega-Segat su Polaris – Team X3ME – 6.480
punti

5. #45 Moro-Moro su Toyota – Team Moro & C. – 3.770 punti


6. #42 Collarini-Cognini su Jimmis – 4×4 Red Team – 3.290
punti

7. #43 Guidoni-Moccia su Jeep – Team SRM Garage – 1.850 punti

Categoria Preparati:

1. #23 Giusti-Alba su Suzuki – 4×4 Red Team – 12.950
punti

2. #22 China-Bortolussi su Suzuki – Team X3ME – 12.350
punti

3. #21 Ferro-Cernivani su Suzuki – Team 4×4 M.T.C.M. – 6.950 punti

4. #24 Corti-Otelli su Land Rover – Team Jene Extreme – 3.670 punti

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Il Morocco Desert Challenge incorona i vincitori 2019

IL MOROCCO DESERT CHALLENGE INCORONA I VINCITORI 2019:
VAUTHIER (auto/buggy), VIAZOVICH (camion),
PINCHEDEZ (ssv) e HOWES (moto).

Grande successo per l’11^ edizione del rally-raid targato Gert Duson.

Non fosse per qualche iscrizione ritirata all’ultim’ora (veicoli non ultimati), questa edizione del Morocco Desert Challenge, l’undicesima, sarebbe stata davvero da Guinness dei Primati. Sì, perché il 13 Aprile, sulla celebre Plage Blanche, 250 km a sud di Agadir, si sono schierati qualcosa come 300 veicoli rally-raid, 210 fra camion e auto di assistenza e 1300 persone. Dati alla mano, questo evento sportivo creato dal belga Gert Duson nel 2008 in Libia e approdato poi in Marocco, è diventato il secondo più grande cross country challenge al mondo per numero d’iscritti. Addirittura il primo in assoluto nella categoria trucks (allo start ce n’erano ben 35 di T4). Percorsi mozzafiato con 8 tappe dall’Atlantico al Mediterraneo, road book al limite della perfezione, bivacchi in puro stile dakariano, sicurezza al primo posto (con elicotteri e ambulanze 4×4), ristori da 3 stelle Michelin, scenari nuovi ogni giorno e “trasferimenti zero”. Vale a dire, niente asfalto ma solo off-road. Una vera sfida, fra appassionati e nomi più noti dei rallies-raids ma senza team (o veicoli) ufficiali. Perché lo spirito più autentico, voluto sin dalla sua prima edizione, è anche uno dei cavalli vincenti di questo challenge ospitato in terra d’Africa. Gert lo ha ripetuto più volte, anche alla premiazione finale fra gli applausi dei partecipanti: qui, al MDC, non si vedranno mai piloti o scuderie dai nomi altisonanti. In realtà, ne siamo quasi certi, un’eccezione la farebbe se qualche pilota professionista decidesse di voler partecipare con un mezzo con cui non gareggia solitamente nelle grandi competizioni. Un esempio? Al-Attiyah, magari dietro il volante di un side-by-side. In attesa dell’edizione del 2020, ecco intanto come è andata quella di quest’anno che, dopo la partenza da Agadir, si è conclusa a Saidia, la “Perla blu del Mediterraneo” dopo un’avventura di 3 mila km.

Podio assoluto per lo svizzero Remy Vauthier con il suo buggy MD: a lui la vittoria del MDC 2019.

Con il performante MD Optimus #308 l’equipaggio svizzero-francese di Remy Vauthier e Jean-Michel Polato ha conquistato il Morocco Desert Challenge 2019 in categoria auto/buggy. Dopo aver percorso 3 mila km fra piste e dune marocchine, il pilota di Chene-Bougeries, nel Canton di Ginevra, ha avuto la meglio su un altro MD, quello del francese Jérome Pelichet, che il traguardo lo ha tagliato con un distacco di poco più di 7 minuti. Al terzo piazzamento si è classificata la Volkswagen Amarock #315 guidata dallo spagnolo Fernando Alvarez, con Sergio Lafuente (Uruguay) sul sedile del navigatore. “Siamo molto contenti di aver vinto questa edizione del Morocco Desert Challenge che, per noi, rimane uno dei rallies-raids più belli e meglio organizzati a livello internazionale – spiega Vauthier – Non è stato semplice visto anche il parterre di mezzi e piloti presenti, oltre che per il numero di iscritti schierati alla partenza. Abbiamo fatto di tutto per portare i colori dell’MD Rally Sport sul podio… riuscirci è stata una soddisfazione enorme!”. Partita con i migliori presupposti, la partecipazione di Jean Pascal Besson e Sébastien Delaunay su Peugeot DKR 3008 (Easy Rally Raid) si è invece conclusa con un 31° piazzamento nella generale: le due vittorie di tappa (con 2 secondi posti e un terzo gradino del podio provvisorio) non sono state sufficienti a compensare i ritardi per via di noie meccaniche al mezzo di uno degli equipaggi favoriti sin dalla partenza. Sfortunata anche la performance dell’olandese Erik van Loon (Toyota Hilux Overdrive), vincitore di due special stage ma poi costretto a ritirarsi anzitempo dal rally.

Siarhei Viazovich (Maz-Sport Auto) si aggiudica il podio in categoria “truck” alla sua prima gara in Africa.

Dire che si tratti della fortuna del principiante non sarebbe esatto visto che di rallies-raids ne ha fatti (e vinti) già molti in giro per il mondo. Tant’è però che alla sua prima competizione in terra africana, il bielorusso Siarhei Viazovich ha riportato una splendida vittoria piazzando il Maz 640RR #503 sul podio della classifica assoluta di categoria, al traguardo con un tempo di 35h51’30”. In cabina con Anton Zaparoshchanka e Siarhei Sachuk, il pilota del Team Maz-Sport Auto è stato uno dei grandi protagonisti di questa edizione del MDC: grazie alla vittoria di una speciale, a due secondi piazzamenti e a buone performance nelle altre SS, Viazovich ha portato i colori della Bielorussia sul gradino più alto del challenge. “Una grande vittoria per tutta la squadra, per me ma anche per Aliaksei Vishneuski (equipaggio #510) che si è piazzato terzo assoluto – commenta Viazovich – Il Morocco Desert Challenge è stato il nostro primo rally-raid in Africa e non speravamo certo di raggiungere un risultato così importante. Abbiamo fatto del nostro meglio, cercando di migliorare giorno dopo giorno, imparando ad affrontare certi tipi di terreno, guidando più veloce in alcuni tratti e più lentamente, senza prendere rischi, in altre speciali. Sulle dune di Merzouga ci siamo divertiti molto nonostante il forte vento non aiutasse certo nell’individuare il passaggio più giusto. Il camion si è comportato bene, ci ha dato davvero poche noie permettendoci così di fare quei tempi che alla fine ci hanno assegnato il podio assoluto”. Al secondo posto si è piazzato il Man dell’olandese Peter Versluis che ha raggiunto il finish con un distacco di poco più di 22 minuti dal primo. A dire la sua anche Martin van den Brink (Mammoet Rally Sport) su Renault, quarto nella generale nonostante diverse forature che hanno attardato il suo K-520 al finish di questa edizione del rally: il driver olandese, in gara al MDC per la quarta volta (una in sella a una due ruote e le altre alla guida di un camion), ha preceduto di 8 minuti il Man di un altro olandese, Roeland Voerman.

Podio SSV per il Can Am di Pinchedez/Brucy.
Geoffroy Noel de Burlin con il suo Polaris “single seater” si piazza ottavo.

Fra i side-by-side in gara in questa edizione del MDC, il protagonista indiscusso è stato lui. Chassis leggerissimo, rigido al punto giusto ma costruito con l’acciaio più resistente, il Maverick X3 della canadese Can Am, ha conquistato ben 9 piazzamenti fra i primi dieci della classifica assoluta (l’altro è andato al Polaris Sportsman ACE di de Burlin). Dopo 8 tappe e un percorso coast-to-coast dall’Atlantico al Mediterraneo, con la Plage Blanche e Saidia a fare da start e finish di questa 11^ edizione del challenge, la vittoria in categoria SSV è andata al francese Philippe Pinchedez, navigato da Jean Brucy: l’equipaggio #203 del Team Pinch Racing, autore di una gara quasi perfetta dal punto di vista tecnico, si è portato a casa il gradino più alto del podio. Con un ritardo di 1 ora e 16 minuti, un altro Can Am, quello numero 237, ha conquistato la medaglia d’argento con Stephane Chambon & Antoine Paque davanti al belga Marc Mauwers. Se Can Am ha fatto la differenza in questa sfida fra le piste e le dune del Marocco, un giovane belga di Bruxelles ne è stato il grande eroe. Per grinta e bravura. Il Morocco Desert Challenge ha visto infatti scendere in campo il primo paraplegico ad affrontare il deserto al volante di un buggy “single seater”, senza navigatore cioè. Una nuova sfida che lo ha visto piazzarsi all’ottavo posto della classifica generale dopo aver tagliato il traguardo in meno di 45 ore. Laureato in educazione fisica, Geoffroy Noel de Burlin, 38 anni, dopo una caduta in snowboard, ha fatto dei rallies-raids una terapia. Il salto di qualità risale al 2014 al Libya Rally, assieme a un altro pilota con disabilità motorie, Thierry Gerome. “Contro ogni probabilità e dopo 7 giorni di gara siamo arrivati in cima alla classifica degli SSV e quarti assoluti – racconta soddisfatto – L’anno successivo abbiamo vinto di nuovo. Una grande soddisfazione!”. Niente male considerando che per il cambio di uno pneumatico i normali tempi arrivano a quadruplicarsi. Dopo anni di gare nel ruolo di co-driver, Geoffroy ha scelto il MDC per mettersi, in solitaria, alla guida del suo Polaris: “Un percorso fatto al 100% da piste e sterrati, senza trasferimenti, una grande organizzazione, elicotteri in caso di emergenza e un’atmosfera autentica, quella delle gare di una volta. E poi, per me è iniziato tutto qui, non potevo che tornare: ancora una volta è stata un’esperienza unica”.

Skyler Howes conquista il MDC 2019 in sella alla sua Husqvarna davanti allo spagnolo Pedrero (KTM).

USA vs Spagna. Alla fine, seppur con un minimo distacco di 1 minuto e 6 secondi, l’americano Skyler Howes sulla sua Husqvarna #106 ha vinto questa edizione del MD Challenge piazzandosi davanti a un agguerrito Joan Pedrero su KTM. Una sfida che ha tenuto tutti con il fiato sospeso e che ha visto i due piloti contendersi i primi due piazzamenti di ogni speciale: 3 se le è aggiudicate Skyler e 5 Pedrero ma la somma dei tempi conseguiti ha assegnato il podio al motociclista USA che ha fatto la differenza sui 370 km della SS6, da Zagora a Merzouga, dando ben 4 minuti di distacco al suo avversario. “Che dire…mi sono davvero divertito molto a guidare su questi percorsi che a volte si sono rivelati per niente facili da affrontare per via del forte vento e delle dune impegnative – commenta Howes – Joan è stato un eccellente rivale, molto bravo a guidarti vicino e a metterti sotto pressione. Ci siamo scambiati più volte la posizione al comando delle speciali, in alcune occasioni è stata più veloce la sua KTM, in altre ho avuto la meglio io. Sono felice di aver vinto questa edizione del Morocco Desert Challenge, ci ho messo tutto me stesso per tagliare per primo il traguardo finale e portare la mia Husqvarna sul podio assoluto. Ho imparato molto sia nella guida che nella navigazione ma soprattutto a controllare le mie emozioni nelle situazioni più diverse di un rally duro e importante come questo. Cosa mi è piaciuto? Tutto: i percorsi senza liaison, l’atmosfera, i bivacchi, il cibo. Qui si è respiraao davvero l’aria delle Dakar di un tempo…”. Con due Husqvarna al primo e terzo posto della generale (la medaglia di bronzo è andata a Paul Spierings con un distacco di quasi 4 ore e 50 minuti da Howes), KTM ha conquistato il secondo piazzamento e ben altri 6 della top ten dimostrando di essere sempre il marchio più presente e da battere nei rallies-raids. Da segnalare anche le buone prestazioni di Harite Gabari, pilota di nazionalità marocchina alla guida della sua KTM RR 450 di ritorno dopo un paio di anni di assenza dalle competizioni, e del francese Laurent Weibel (KTM EXC-F 450).

Gli italiani in gara: ecco come sono andati.

Se Aldo e Dario De Lorenzo sono stati costretti ad abbandonare la competizione marocchina dopo pochi giorni dallo start, per via di alcune noie meccaniche al loro Mitsubishi Pajero, l’equipaggio #337 (al MDC con la stessa assistenza del Team Jazz Tech Offroad dei gemelli De Lorenzo) ha invece tagliato il traguardo del challenge piazzando la Toyota FJ al 35° posto dell’assoluta di categoria auto/buggy. A navigare la giapponese Keiko Hamaguchi è stato l’esperto co-driver italiano Umberto Fiori che, grazie alla sua grande esperienza nei rallies-raids, ha saputo portare a casa un buon risultato. Fra gli SSV bella prestazione di Gianernesto Astori e Francesco Tarricone (Yamaha YXZ 1000R), con i colori dell’ABC Rally Action Team, 22imi nella generale. In gara anche la Porsche Carrera 911 di Agostino Rizzardi e Luca Ornati, il Land Rover Defender di Tommaso Castellazzi (T.T.Team) con l’assistenza della Payustech e il Can Am di Lorenzo Rocco di Torrepadula.

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Informazioni su www.moroccodesertchallenge.com

MDC 2019 – Classifica finale auto & buggy:

  1. #308 Remy Vauthier/Jean-Michel Polato – MD – 35h06’32”
  2. #316 Jérome Pelichet/Pascal Larroque – MD – +07’27”
  3. #315 Fernando Alvarez/Sergio Lafuente – Volkswagen – +3h02’01”
  4. #329 Patrick Martin/Lucas Martin – Mercedes – +3h31’02”
  5. #314 Mike van Eikeren/Ed Wigman – Toyota – +4h01’59”
  6. #318 Patrice Chevallier/ Philippe Florentino – MD – +4h36’47”
  7. #321 Henk de Jong/Pieter van Kruijsdijk – Toyota – +8h48’47”
  8. #305 Marc Bonnafoux/Didier Chabory – Oryx – +9h04’24”
  9. #345 James Ford/Paul Chambers – Bowler – +9h09’14”
  10. #317 Ronald Basso/Jean Pierre Garcin – MMP – +10h11’05”
  11. #337 Keiko Hamaguchi/Umberto Fiori – Toyota – +152h38’58”

MDC 2019 – Classifica finale camion:

  1. #503 Siarhei Viazovich/Anton Zaparoshchanka/Siarhei Sachuk – Maz – 35h51’30
  2. #516 Peter Versluis/Marcel Pronk/Artur Klein – Man – +22’29”
  3. #510 Aliaksei Vishneuski/Pavel Haranin/Vitaly Murylev – Maz – +24’50”
  4. #501 Martin van den Brink/Wouter de Graaff/Daniel Kozlovsky – Renault Truck – +26’52”
  5. #511 Roeland Voerman/Hugo Kupper/Simon Stubbs – Man – +34’10”
  6. #514 Gert Huzink/Rob Buursen/Martin Roesink – Renault Truck – +1h31’08”
  7. #505 Igor Bouwens/Dave Berghmans/Ulrich Boerboom – Iveco – +1h38’14”
  8. #522 Jan van de Laar/ Ben van de Laar/Dolf Huijgens – Daf – +2h34’39”
  9. #515 Karoly Fazekas/Peter Csakany/Albert Horn – Scania – +3h10’01”
  10. #521 Miklos Kovacs/Peter Czegledi/Laszlo Acs – Scania – +5h21’30”

MDC 2019 – Classifica finale SSV:

  1. #203 Philippe Pinchedez/Jean Brucy – Can Am – 38h40’11”
  2. #237 Stephane Chambon/Antoine Paque – Can Am – +1h16’00”
  3. #201 Marc Mauwers – Can Am – +2h19’19”
  4. #212 Vincent Gonzalez/Stéphane Duplé – Can Am – +3h47’19”
  5. #252 Jose-Manuel Fernandez/Denis Habran – Can Am – +3h50’04”
  6. #206 Rudy Verheyen/Bob Geens – Can Am – +4h48’07”
  7. #205 Joris Brosens/Koen Slegers – Can Am – +4h50’22”
  8. #228 Geoffroy Noel de Burlin – Polaris – +4h55’05”
  9. #209 Javier Herrador/Manuel Navarro Dominguez – Can Am – +4h56’48”
  10. #204 Stephane Zosso/Caroline Zosso – Can Am – +4h57’17”
  11. #216 Gianernesto Astori/Francesco Tarricone – Yamaha – +10h26’02”

MDC 2019 – Classifica finale moto & quad:

  1. #106 Skyler Howes – Husqvarna – 36h20’21”
  2. #104 Joan Pedrero – KTM – +01’06”
  3. #105 Paul Spierings – Husqvarna – +4h49’52”
  4. #108 Jan Van Gerven – KTM – +6h08’06”
  5. #101 Harite Gabari – KTM – +6h31’47”
  6. #115 Richard Dors – KTM – +7h19’32”
  7. #102 Laurent Weibel – KTM – +8h59’16”
  8. #163 Pierre Peyrard – Yamaha – +9h16’13”
  9. #136 Roch Wolville – KTM – 9h30’25”
  10. #146 Dirk Boerboom – KTM – 9h53’34”

Morocco Desert Challenge: al via il 2° Rally-Raid più Grande al Mondo

Un coast to coast, dall’Atlantico al Mediterraneo, con 8 tappe alla scoperta del Marocco e del suo deserto. La nuova edizione del challenge targato Gert Duson è pronta a prendere il via l’11 Aprile da Agadir

Con oltre il 50% in più di partecipanti schierati sulla linea di partenza rispetto allo scorso anno (fra cui il doppio di equipaggi in categoria SSV), il Morocco Desert Challenge 2019 si appresta a battere tutti i record. Sabato 13 aprile, 300 veicoli rally-raid, 210 fra camion e auto di assistenza e 1.300 persone daranno il via da Agadir ad un’emozionante undicesima edizione, trasformando questo evento nel secondo più grande cross country challenge al mondo per numero di iscritti.

Allacciate le cinture perché la sfida sta per iniziare. E sarà di quelle toste. Parola di Gert Duson che, forte di uno staff di 170 persone, ha fatto di questo rally-raid nato in Libia nel 2008 e approdato poi in Marocco, un sogno per tanti appassionati. Road book perfetti, navigazione con GPS Unik di ERTF, due elicotteri, sistema Iritrack: priorità assoluta alla sicurezza sì ma anche bivacchi in pure stile africano, ristori di qualità e spettacoli serali. E poi loro, i percorsi, da un paio di anni diventati dei coast to coast, ogni giorno fra differenti scenari e con il nuovo concetto di “trasferimento zero” introdotto nel 2018. In pratica, niente asfalto ma solo off-road.

Un rally-raid da guinness dei primati. Fra i camion, il Morocco Desert Challenge è addirittura il numero 1 al mondo con ben 35 trucks da corsa in gara. “Con grande orgoglio possiamo dire che allo start ci saranno molti team importanti – commenta il belga Gert Duson, organizzatore del challenge – Il team Maz-Sportauto, Petronas De Rooy Iveco e Gregoor Racing, Evm Rally Man, Renault Mammoet e Riwald, Scania Dakar-Speed solo per citarne alcuni si sfideranno in quella che promette di essere una fantastica battaglia di altissimo livello. Sono tutti T4 da corsa puri e non di assistenza veloce”.

Le altre categorie? A scendere in pista ci saranno circa 80 auto da rally, oltre 70 fra moto e quad, più di 60 SSV e 30 auto in categoria raid. Anche qui non mancano grandi nomi conosciuti a livello internazionale a iniziare da Joan Pedrero in motocicletta; Erik van Loon, Paulo Ferreira, Hennie De Klerk, Thomas Bell e Fernando Alvarez in auto. Fra i side-by-side a farla da padrona sarà il marchio Can-Am con decine di Maverick X3 affiancato da qualche Polaris RZR 1000 e Yamaha YXZ1000 mentre il parterre motorbikes vede un vasto schieramento di KTM con una manciata di Husqvarna, Yamaha, Honda e Husaberg.

A tenere alto il nome dell’Italia in questa gara scenderanno in campo fra l’altro Aldo e Dario De Lorenzo (Jazz Tech Offroad) alla guida di un Mitsubishi Pajero (#371), Tommaso Castellazzi (T.T.Team) con Land Rover Defender #379, Agostino Rizzardi e Luca Ornati (Rizzardi Team) su Porsche Carrera 911 con il numero #322. Con i colori dello ZZ Kustom RS (equipaggio #215) ci saranno Lorenzo Rocco di Torrepadula & Christian Fringhian (Can-Am) mentre Gianernesto Astori/Francesco Tarricone (#216) su Yamaha saranno i portacolori dell’ABC Rally Action Team.

“Nonostante ci siano sempre più piloti di alto profilo al MDC, ciò che rimane invariato è lo spirito tradizionale e amichevole che anima questa competizione – afferma Gert Duson – Il Morocco Desert Challenge è e rimane una manifestazione amatoriale. Ciò si riflette, ad esempio, nel numero elevato di iscrizioni fra gli SSV. In questa categoria, di facile accesso e molto divertente, il numero di partecipanti è più che raddoppiato: da 28 partecipanti l’anno scorso, in questa edizione hanno raggiunto quota 62”.

A dare inizio all’11^ edizione del challenge saranno le verifiche tecniche e amministrative ospitate in Place Al Amal (Agadir), l’11 e 12 Aprile, mentre lo start ufficiale avverrà il 13 con il tradizionale prologo che dalla Plage Blanche, 250 km a sud della nota località balneare marocchina, porterà i concorrenti in direzione di Abetteh con una speciale di 218 km caratterizzata da dune, prove degne del WRC e passaggi rocciosi. La seconda tappa (Abetteh-Smara) percorrerà in parte una vecchia pista dimenticata della Dakar, a sud, oltre Laayoune mentre con la terza (Smara-Assa) sembrerà, a tratti, di guidare attraverso la savana africana fra vallate fitte di vegetazione e animali selvatici. I 425 km della tappa 4, da Assa a Foum Zguid, accompagneranno nella traversata della più grande zona militare del sud marocchino in un paesaggio desolato ma maestoso: piste veloci con fondo duro (attenzione ai salti!) saranno il divertente campo da gioco per i piloti delle due e quattro ruote. A chi piace la sabbia, tanta e tosta, la PS 5 da Foum Zguid a Zagora regalerà 308 km di pura guida nell’Erg Chegaga, attraversato da ovest a est. Altra tappa classica quella da Zagora a Merzouga (prevista il 18 Aprile) con piste sabbiose in direzione di Marabout, il passo di M’Harech, le dune d’Ouzina e quelle dell’Erg Znaigui per concludere con una prima corta attraversata dell’Erg Chebbi. Le dune più alte del Marocco, sempre nell’Erg Chebbi, attenderanno i concorrenti nel penultimo giorno di rally prima che il CAP faccia rotta verso nord per un percorso nel Plateau di Rekkam con piste tecniche la mattina e navigazione e drift il pomeriggio. Ultima speciale da 219 km fra coltivazioni e pampas (con tracciati a tratti difficili da trovare) per raggiungere il sud di Oujda. Cerimonia di premiazione e chiusura rally a Saidia, la “perla blu del Mediterraneo”.

“La velocità da sola non sarà l’unico aspetto del MDC – conclude Duson – La navigazione richiederà molta attenzione ai partecipanti e anzi, qui e là, ridurrà drasticamente la velocità. Uno di fianco all’altro i km di gara di questa edizione saranno più di 2500, senza un solo km di trasferimento su asfalto, attraverso i paesaggi più disparati che il Marocco offre. Il nostro obiettivo è sedurre i nuovi partecipanti così come chi ci è stato fedele da anni, i piloti di alto livello e quelli per cui il Morocco Desert Challenge è divertimento e vacanza perché questo, non smetterò di ricordarlo, è un evento amatoriale in cui la cordialità è importante quanto la gara stessa”.

Info su www.moroccodesertchallenge.com

Programma MDC 2019

11/12 Aprile: verifiche tecniche e amministrative (Agadir)

13 Aprile: prologo Plage Blanche-Abetteh (218 km PS)

14 Aprile: Abetteh-Smara (402 km PS)

15 Aprile: Smara-Assa (372 km PS)

16 Aprile: Assa-Foum Zguid (425 km PS)

17 Aprile: Foum Zguid-Zagora (308 km PS)

18 Aprile: Zagora-Merzouga (370 km PS)

19 Aprile: Merzouga-Bouarfa (427 km PS)

20 Aprile: Bouarfa-Oujda-Saidia (219 km PS); premiazione e cerimonia di chiusura

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6^ tappa Xtreme+ alla Dakar 2019

AREQUIPA-SAN JUAN DE MARCONA: GIRO DI BOA PER LA DAKAR 2019

San Juan de Marcona (Perù) – Giro di boa per il rally Dakar 2019 che con la sesta tappa, Arequipa/San Juan de Marcona, è entrato nella seconda metà del suo programma motoristico. Dopo il giorno di riposo di sabato 12 Gennaio ad attendere i piloti è stato un nuovo tracciato di 810 km di cui 291 di prova speciale.

“Una tappa difficile sia a livello di navigazione che di guida ma Santiago è stato davvero molto bravo soprattutto negli ultimi 40-50 km di dune affrontate con il buio – commenta Szymon Gospodarczyk, navigatore del messicano Santiago Creel Garza Rios  – Al km 250 della SS lungo un canyon siamo stati fermati e fatti passare uno per uno perdendo parecchio tempo e arrivando così alle ultime dune senza più luce. Il Polaris è andato bene a parte qualche problema al differenziale anteriore. Ci siamo divertiti molto”.

Dune alte e impegnative quelle della giornata di oggi che hanno messo a dura prova anche l’equipaggio francese del Polaris #359, composto da Ronald Basso e Julien Menard. “Sicuramente una delle tappe più belle di questa Dakar – spiega Julien – La navigazione è stata particolarmente impegnativa per via dei numerosi CAP che hanno richiesto frequenti cambi di traiettoria e per le molte dune tagliate che per essere superate hanno reso necessari passaggi laterali”.

Anche gli altri francesi di Xtreme+, Eric Abel e Christian Manez, hanno affrontato questa sesta tappa nella categoria “semi Marathon” dopo le noie che nei giorni precedenti li hanno costretti a rimanere al bivacco di Arequipa in attesa degli interventi di ripristino da parte dei meccanici del team.

Giornata difficile anche per i polacchi Maciej Domzala e Rafal Marton: con il loro Polaris, l’equipaggio #376 ha tagliato il traguardo di San Juan de Marcona con un tempo di 13h31’00” piazzandosi 23imi di giornata e 22imi nella generale provvisoria con un tempo totale di 47h22’39”.

La settima tappa della Dakar che si svolgerà domani, lunedì 14 Gennaio, è anche la prima delle due boucle in programma in questa edizione della Dakar. San Juan de Marcona-San Juan de Marcona accompagnerà i piloti lungo un tracciato di 387 km totali di cui 323 di prove speciali. La SS prenderà il via con un centinaio di chilometri su una pista veloce per poi entrare in una zona di fech-fech e di piste tagliate su un altipiano verso la metà della gara.

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Sonja Vietto Ramus

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5^ tappa Xtreme+ alla Dakar 2019

SECONDA TAPPA MARATHON: 2 EQUIPAGGI XTREME+ IN GARA

Arequipa (Perù) – Il traguardo della quinta tappa di questa 41^ Dakar ha portato i concorrenti da Tacna (bivacco per auto, SxS e camion) nuovamente alle porte della “città bianca” di Arequipa dopo un percorso totale di 714 km. La seconda prova Marathon, in cui ad essere autorizzata è stata ancora una volta la sola assistenza fra piloti, ha visto in gara due degli equipaggi schierati fra le fila di Xtreme Plus.

I polacchi Maciej Domzala e Rafal Marton hanno portato il Polaris RZR 1000 Turbo #376 al traguardo della SS nonostante qualche inconveniente verificatosi sul percorso: al km 120 il veicolo ha infatti urtato una pietra nascosta nel fech-fech danneggiando la bielletta di sterzo. Domzala ha atteso l’arrivo della Toyota Land Cruiser 120 (in gara come assistenza veloce) di Marco Piana e Steven Griener e, riparato il danno, ha potuto ripartire.

Gli altri tre Polaris con i colori di Xtreme Plus – Eric Abel & Christian Manez, Ronald Basso e Julien Menard, Santiago Creek Garza Rio e Szymon Gospodarczyk – sono rimasti invece al bivacco di Arequipa per permettere ai meccanici del team di sistemare alcune noie meccaniche e problemi legati a capottamenti e urti avvenuti nelle giornate precedenti.

Il giorno di riposo di oggi, sabato 12 Gennaio 2019, è servito per effettuare tutti i necessari interventi di manutenzione ai Polaris che, grazie all’utilizzo dei prodotti lubrificanti Motul, garantiscono eccellenti performance anche nelle condizioni più impegnative.  Equipaggiati con gli pneumatici CST i 4 Polaris hanno dimostrato di essere decisamente affidabili e competitivi su ogni tipologia di terreno permettendo di affrontare senza alcun problema la sabbia più soffice e i fondi sconnessi e pietrosi.

La sesta tappa della Dakar in programma per domenica 13 Gennaio prevede 810 km totali da percorrere partendo da Arequipa con arrivo a San Juan de Marcona: i concorrenti dovranno affrontare 291 di special stage e 519 di liason.

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4^ tappa Xtreme+ alla Dakar 2019

MACIEJ DOMZALA FESTEGGIA IL COMPLEANNO AL BIVACCO DI TACNA DOPO LA PRIMA MARATHON STAGE DI QUESTA DAKAR

Arequipa (Perù) –  Dal bivacco di Arequipa, la “Ciudad Blanca” situata sulle rive del fiume Chili, ha preso il via la quarta tappa di questa edizione della Dakar che ha accompagnato gli equipaggi del rally sino a Tacna (e a Moquega per le moto) dopo 664 km di cui 352 di prova speciale. Questa tappa Marathon, la prima delle due previste in questa edizione della Dakar 2019 senza possibilità di assistenza meccanica se non quella autorizzata fra concorrenti, si è rivelata purtroppo sfortunata per alcuni equipaggi Xtreme Plus costretti ad abbandonare in anticipo il campo di gara.

A tenere alti i colori del team francese di Gorrevod ci ha pensato però il polacco Maciej Domzala, navigato da Rafal Marton, che ha portato il Polaris RZR 1000 Turbo alla fine della special stage Arequipa-Tacna tagliando il traguardo in 8h26’52” in 22^ posizione, risultato che vede ora l’equipaggio #376 al 22° piazzamento della classifica generale provvisoria con 23h30’15”. Un ottimo risultato per Domzala che ha festeggiato il suo compleanno nel bivacco di Tacna.

Il Team Manager di Xtreme+ Marco Piana, navigato dallo svizzero Steven Griener ha raggiunto il finish di Tacna classificandosi 46° fra le auto in categoria T1 con un crono di 9h42’59”.

Eric Abel & Christian Manez alla guida del loro RZR 1000 Turbo #341 hanno dovuto invece rientrare al bivacco di Arequipa dopo aver danneggiato al km 22 della prova speciale il loro Polaris scontrandosi a forte velocità contro una pietra nascosta nel fech-fech: dopo aver cercato di riparare il veicolo per oltre 2 ore, hanno raggiunto il CP6 e abbandonato la SS perché impossibilitati a proseguire.

Qualche problema al motore anche per gli altri francesi del team, Ronald Basso e Julien Menard, costretti in mattinata al rientro ad Arequipa dopo pochi km dalla partenza; il messicano Santiago Creel Garza Rios, navigato dal polacco Szymon Gospodarczyk, non ha potuto invece partire per la tappa marathon Arequipa-Tacna in seguito ai danni riportati dopo un capottamento fra le dune avvenuto durante la terza tappa da San Juan de Marcona a Arequipa.

Nonostante le non poche difficoltà legate al rally, i 4 Polaris equipaggiati con le gomme CST hanno dimostrato di essere decisamente performanti su tutte le tipologie di terreno affrontato grazie alle caratteristiche tecniche che rendono questi pneumatici adatti alla sabbia così come a zone con fondo pietroso e sconnesso.

I meccanici del team stanno ora lavorando per rimettere in pista i 3 veicoli dopo il giorno di riposo previsto nella città patrimonio Unesco per il 12 Gennaio.

Nella quinta tappa di venerdì 11, la seconda Marathon prevista in questa 41^ edizione della Dakar, i due equipaggi Xtreme+ (Domzala e Piana) partiranno dal bivacco di Tacna per rientrare su Arequipa dopo aver percorso 714 km totali di cui 452 di prova speciale.

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3^ tappa Xtreme+ alla Dakar 2019

DA SAN JUAN DE MARCONA A AREQUIPA: XTREME+ PROCEDE ALLA DAKAR 2019

Arequipa (Perù) – Sono stati poco meno di 800 i chilometri totali che hanno caratterizzato questa terza tappa della Dakar che da San Juan de Marcona ha visto gli equipaggi tagliare il traguardo nella cittadina di Arequipa dopo averne percorsi 331 in prova speciale.

“Per me si è trattato della prima vera tappa della Dakar – commenta Christian Manez navigatore di Eric Abel a bordo del Polaris RZR 1000 Turbo #341 – Il percorso è stato molto tecnico e vario con alcune difficoltà dovute alle numerose tracce presenti sul tracciato oltre che per via della sabbia soffice che ha reso la guida ancora più impegnativa. Insomma, un vero campo di battaglia da prendere con grande umiltà”. L’equipaggio di Xtreme+, portacolore ufficiale di CST Tires, ha tagliato il traguardo a +1h43’23” dal vincitore di giornata piazzandosi al 19° posto della giornaliera.

Il polacco Maciej Domzala, navigato da Rafal Marton, ha avuto alcune noie meccaniche che hanno attardato il suo Polaris #376 al traguardo della tappa caratterizzata da fech-fech e canyon con passaggi stretti e impegnativi. Per loro il percorso da San Juan de Marcona a Arequipa si è così completato con un ritardo di +2h58’18” e un 24° piazzamento di tappa.

Se l’altro equipaggio francese (Ronald Basso e Julien Menard) in gara con i colori della scuderia di Gorrevod ha portato il Polaris #359 a completare il percorso facendo staccare un crono di  +1h51’12”, il messicano Santiago Creel Garza Rios è stato costretto ad abbandonare anzitempo il terreno di gara lasciando il Polaris, poi riportato al bivacco, fra le dune attorno al km 120 della SS.

Nella tappa di giovedì 10 Gennaio i concorrenti della Dakar raggiungeranno il bivacco di Tacna per la prima Marathon stage di questa edizione 2019 affrontando un percorso di 664 km di cui 352 di  SS.

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