Tunisie Challenge, la Dakar degli anni ’70

Pronti per un’avventura offroad con la A maiuscola? Se siete fra quelli che hanno sempre sognato di partecipare a un grande rally-raid, uno di quelli degli anni ‘70 e ‘80, con veicoli poco preparati e piloti (anche) senza troppa esperienza, la Tunisie Challenge è l’evento che fa per voi. Organizzata da Rui Cabaco, questa challenge alla scoperta della Tunisia è perfetta per chi cerca percorsi su piste poco frequentate e categorie cui iscriversi in base al proprio livello di esperienza e preparazione del mezzo. Avete un fuoristrada equipaggiato e più di 2.300 cm3? Bene, potete allora gareggiare nel “raid” ma solo se almeno una volta vi siete cimentati nell’ “adventure” (o in un altro evento di pari difficoltà). Siete un equipaggio femminile? C’è un trofeo apposito per voi (e le condizioni di partecipazione per ragazze e donne sono anche facilitate); se invece siete almeno dieci squadre con lo stesso modello di veicolo, ecco il trofeo monomarca (in passato ci sono stati quelli dedicati a Fiat Panda, Suzuki e Nissan Patrol), con una classifica propria oltre a quella generale. Sul sito ufficiale www.tunisiechallenge.com sono disponibili tutte le informazioni utili per iscriversi a questo raid, comprese le dotazioni obbligatorie cui deve essere provvisto il veicolo (compressore, piastre da sabbia e almeno una ruota di scorta, solo per citarne alcune) con particolare attenzione alla strumentazione di sicurezza (estintore, kit di primo soccorso, telefono con roaming attivo o Sim tunisina…). Si può partecipare alla guida di auto 4×2 o 4×4, Suv, fuoristrada e SSV, scegliendo anche fra diverse opzioni all’interno di ogni categoria. Pronti a sfidare piste e deserto?

Un raid per tutti

“Questa in Tunisia è una prova singolare, con uno spirito proprio, che permette anche a squadre senza esperienza di raggiungere in classifica una posizione magari migliore rispetto a quella di piloti esperti –spiega Cabaco- Aspettative e situazioni cambiano ad ogni tappa e ovviamente a ogni edizione della challenge. Solo due cose rimangono uguali: la prima è che la prova, anche se si partecipa in un team, rimane comunque una sfida personale; la seconda è che l’avventura è sempre assicurata. Grazie anche all’esperienza acquisita in tanti anni della Maroc, siamo riusciti a fare del raid in Tunisia uno degli eventi amatoriali con più partecipanti, più internazionale, più mediatico e con servizi molto simili a quelli di una prova professionale. Siamo pionieri ad esempio nell’uso delle tecnologie, nella comunicazione e nell’utilizzo dei social network, nel tracking via satellite di tutti i partecipanti e nel sistema di classificazione 3G che garantisce una ‘lettura’ online quasi in tempo reale di tutte le squadre (un sistema unico disegnato in esclusiva per le due sfide in Marocco e Tunisia, ndr)”. Ad ogni edizione vengono introdotti miglioramenti che aumentano la sicurezza dei partecipanti e al tempo stesso incrementano le difficoltà di gara. Alla Tunisie Challenge partecipa una moltitudine di persone diverse, da appassionati alle prime armi a piloti esperti, da squadre nuove a team affiatati e collaudati. “E’ un evento che si adatta davvero a tutti i profili: le differenti categorie e i percorsi specifici per ognuna rendono possibile sia la convivenza che il divertimento di tutti, indipendentemente dall’esperienza, dal veicolo e dalla preparazione. Per motivi di sicurezza la velocità massima permessa in pista è di 80 km/h ed è il profilo di ogni tappa ciò che marca il ritmo dei partecipanti -prosegue Cabaco- La classifica del raid si basa su un sistema di punteggio che dà priorità alla navigazione, a chi raggiunge tutti i checkpoint, rispetta i limiti di velocità e arriva nel tempo stabilito per ogni tappa: sono questi i punti chiave per non essere penalizzati e mantenere la posizione”.

Offroad a tutta tecnologia 

La Tunisia è un paese di contrasti: Mediterraneo, fiumi in secca, palmeti, deserto. I percorsi si concentrano d’abitudine nel sud del paese e sono composti per la maggior parte da piste, zone di sabbia e deserto a 360 gradi. Ogni edizione, ogni tappa è sempre diversa in fatto di difficoltà, di terreno da affrontare e chilometri da percorrere. “Fondamentalmente siamo dei nostalgici per quanto riguarda l’avventura ma estremamente innovativi riguardo alla tecnologia –spiega ancora Cabaco- Questa challenge è una prova in cui gli strumenti tecnologici hanno una grande importanza, specialmente in termini di sicurezza. Abbiamo a disposizione una piattaforma di tracking in tempo reale e un sistema disegnato appositamente per la nostra prova che ci permettono sia la localizzazione di ogni partecipante che la comunicazione diretta con gli equipaggi, nel caso sia necessaria assistenza medica o meccanica. Il metodo di classificazione con informazioni dettagliate su percorsi, tempi e penalità ci permette di mostrare la classifica pochi minuti dopo la fine di ogni tappa. Entrambi i sistemi sono stati creati ad hoc per adattarsi al format di questo raid e sono pubblici, per favorirne l’utilizzo sia da parte dei partecipanti che delle persone e degli sponsor che seguono l’evento da casa”.

Il programma di ottobre

La terza edizione del raid si svolgerà dall’11 al 20 ottobre 2023. La prova avrà inizio nella località di Hammamet, dove si svolgeranno anche le verifiche tecniche e amministrative, e terminerà sull’isola di Djerba, con foto di rito e premiazione. La prima tappa della competizione porterà da Hammamet a Tozeur accompagnando i partecipanti lungo un primo tratto di spiaggia di 30 km, preludio dell’emozionante avventura dei giorni successivi. Durante la seconda giornata, con finish nella celebre cittadina di Douz, ci si addentrerà nel deserto; sabbia e dune del Grand Erg Orientale saranno protagoniste assolute di tre tappe mozzafiato. Una delle principali novità di questa nuova edizione riguarda la terza tappa che terminerà a Tembaine, nel cuore del Parco Nazionale del Jebil, la più grande area protetta naturale del paese. Una zona tutta da scoprire, piena di sfide e dove il bivacco di fine giornata sarà letteralmente immerso fra le dune. I percorsi, come sempre, saranno differenti in base alla categoria cui si partecipa. Dopo Tembaine il tracciato di gara si dirigerà a Matmata mentre per l’ultima tappa il traguardo sarà Djerba, dove è prevista un’altra novità: un ulteriore percorso di circa 10 km da effettuare sulla spiaggia.

Testo Sonja Vietto Ramus

Foto Kiko Moncada

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Paolo Calabria, Team Orobica Raid, in gara al Tunisia Desert Challenge

Fra i partecipanti alla seconda edizione del rally raid organizzato da Gert Duson, torna il driver bresciano Paolo Calabria, su MAN Tga 480. In cabina con lui, Loris Calubini

Nella seconda edizione del Tunisia Desert Challenge, in programma dal 21 al 29 Aprile, a sfidare gli altri camion fra le dune di El Borma ci sarà anche Paolo Calabria, driver bresciano, già sul podio dello scorso anno (terzo piazzamento in categoria truck) con il suo MAN Tga 480.

Ad attendere Calabria, in gara per il Team Orobica Raid con il numero #505, saranno 2.600 chilometri di prove cronometrate e 8 tappe impegnative che da Djerba accompagneranno gli equipaggi sino al celebre set di Star Wars, fra Tozeur e Nefta, dopo aver affrontato il Sahara di El Borma, nella regione a sud della Tunisia per oltre un decennio inaccessibile a eventi motoristici e viaggiatori in quanto area militare oltre che per la presenza di numerosi giacimenti di petrolio e gas.

Il TDC di Gert Duson è il primo grande rally a cui è stato permesso di svolgersi in questi luoghi leggendari e Paolo Calabria, titolare a Cazzago San Martino, in provincia di Brescia, della CMC Industries, azienda fondata nel 1973 e leader mondiale nella movimentazione e nei sistemi di carico automatizzati di animali nel settore avicolo, non poteva che esserne nuovamente ai nastri di partenza: “Lo scorso anno, la prima edizione di questo rally è stata davvero entusiasmante sia per i percorsi affrontati, degni delle gare più impegnative, sia per l’ambiente competitivo ma sempre molto famigliare e amichevole che s’instaura fra i concorrenti – commenta Calabria – Per me è stato anche un test importante per mettere alla prova il MAN Tga 480 progettato personalmente e realizzato, con la collaborazione di alcuni amici, per la categoria prototipi. I risultati sono stati molto soddisfacenti per cui quest’anno abbiamo deciso di tornare (con Loris, ndr) per giocarci il gradino più alto del podio”.

Il numero di iscritti in categoria camion è più che raddoppiato in questa edizione del TDC: a darsi battaglia nel Sahara tunisino ci saranno 16 equipaggi fra cui Eimbert Timmermans, vincitore dell’edizione 2021 con il suo DAF Torpedo, quattro partecipanti provenienti dall’Olanda, 5 dal Belgio, 1 dal Regno Unito e altrettanti da Spagna e Ungheria. Tre saranno invece gli equipaggi dall’Italia, tutti schierati con i colori del Team Orobica Raid (oltre a Calabria-Calubini, anche Claudio Bellina, Andrea Bellina e Mauro Longa su Iveco Powerstar e Giuseppe Fortuna con Giulio Verzelletti su Mercedes Unimog 400).

“Il nostro è un gruppo di amici (Calabria, Calubini, Verzelletti e Fortuna, ndr) con la stessa passione per i motori e le sfide impossibili! Negli anni abbiamo partecipato a molti rally raid in giro per il mondo, supportandoci e aiutandoci sempre a vicenda – prosegue Paolo – Nella mia carriera motoristica ho preso parte a 6 edizioni della Dakar, quattro in America Latina e 2 in Arabia, 4 volte schierandomi alla guida di un Mercedes Unimog di proprietà del Team Orobica Raid, e altre come assistenza veloce alla famosa Pandakar riuscendo nel 2016 a portarla al traguardo! E poi sono sceso in pista in tante gare del campionato Baja in Italia e all’estero, soprattutto in Spagna e Ungheria. In Tunisia, a parte la scorsa edizione del Desert Challenge, ero già stato in altre occasioni, partecipando a due rally quando ancora si chiamavano Optic 2000”.

Fra i successi riportati dal pilota bresciano ci sono fra l’altro due primi podi conquistati alla Baja di Pordenone, nel 2012 e 2013, in categoria truck, alla guida di un Mercedes Unimog. La partecipazione alla penultima Dakar, quella del gennaio 2021, non è stata purtroppo delle più fortunate per via di noie meccaniche al mezzo che hanno costretto Calabria a ritirarsi al quarto giorno di gara, ma lo stop anticipato non ha certo diminuito la voglia di rimettersi in gioco.

“A novembre 2021 abbiamo preso parte alla prima edizione del Tunisia Desert Challenge e quest’anno siamo più agguerriti che mai! – assicura Paolo che sarà affiancato dall’amico Calubini, meccanico e navigatore – La competenza e l’esperienza di Loris sono state importantissime non solo durante i rally ma anche nella realizzazione stessa del MAN Tga 480: nella sua officina di preparazione auto da gara sono stati elaborati motore, cambio e componenti meccaniche e curata inoltre tutta la parte racing del veicolo”.

Come è nato il progetto del MAN? “Dopo aver partecipato a diversi rally raid, un bel giorno ho deciso che era arrivato il momento di realizzare un camion mio, da schierare fra i prototipi, partendo da zero. Così, dopo aver acquistato un Tga 480 da cui sono stati presi motore, cambio e cabina, ne ho curato la progettazione in prima persona, dal telaio alla trasmissione. L’aiuto di un gruppo di appassionati all’interno della mia azienda è stato fondamentale, ad iniziare da Marco Cuter che mi ha affiancato nella progettazione meccanica, sino a Cristian Defendi, Angelo Piacentini e Stefano Moser che ne hanno curato la parte elettrica e relativa al software. Un grazie va inoltre all’ingegner Fabrizio Losi della ZF che ci ha dato supporto nello sviluppo del nuovo cambio e agli ingegneri Davide Bionaz, Eugenio Tiziani e Witold Chmielewski della Meritor, azienda statunitense di componentistica automotive” – conclude Calabria.

Il truck #505 ai nastri di partenza del TDC 2022 è un prototipo 4×4 motorizzato MAN 12.800 cc. con una potenza di 800 CV, ammortizzatori Reiger e cambio ZF Ecomat in sostituzione di quello meccanico. In sostanza, si tratta dello stesso cambio utilizzato da molti team ufficiali poiché, senza frizione, permette di effettuare cambiate particolarmente veloci, con notevole vantaggio soprattutto quando si è impegnati nella guida fra le dune. Non essendo però un tipo di cambio normalmente accoppiato ad un motore come quello che alimenta questo truck prototipo, è stato necessario realizzare un’apposita centralina.

Calabria e Calubini, così come gli altri due camion in gara con i colori del Team Orobica Raid, si avvarranno dell’assistenza del MAN di Stefano Corsini e Luca Polini.

Ufficio Stampa

Sonja Vietto Ramus

+ 39 333.3612248

sonja.vietto@gmail.com

Nella giungla del Collio

Sono stati 27 gli equipaggi ad affrontarsi nella sesta edizione del Rainforest Challenge South Europe andato in scena a fine maggio in terra friulana. Ecco come è andato l’evento organizzato dal FLS 4×4

Èstata l’edizione dei record quella del Rainforest Challenge South Europe svoltasi nell’ultimo week end di maggio. Per quattro giorni, l’RFC targato Freedom Live Style 4×4 ha visto 27 equipaggi, di cui due provenienti dall’Austria, darsi battaglia a colpi di acrobazie al limite del ribaltamento lungo 14 speciali, allestite ad hoc dallo staff organizzatore con difficoltà degne di un vero Rainforest. Complici anche le piogge monsoniche dei giorni precedenti la gara, i veicoli presenti, suddivisi fra “preparati” e “proto”, si sono resi protagonisti di una sfida fra le più entusiasmanti degli ultimi anni. Da sottolineare la partecipazione di alcuni nuovi equipaggi che, seppur timidamente, si sono avvicinati a questa disciplina, riuscendo a destreggiarsi ottimamente su tracciati estremi, dimostrando coraggio e tanto spirito combattivo.

Ad avere la meglio in categoria “proto” è stato il team romano S.R.M.4X4 condotto da Alessandro Guidoni (driver) e Sergio Moccia (co-driver), a bordo della loro Jeep TJ “1980” e già campioni della prima edizione del Rainforest friulano. “Questa è stata la gara perfetta – racconta Moccia – la gara che fin dal prologo si è evoluta alla perfezione fino a portarci al primo posto in finale. Non posso che essere fiero del nostro team”. A seguire il Red Team, campione uscente, con Simone Cognini “Bumba” (pilota) e Dario Lacchio “Duracell” (co-pilota) su Disco 300 TDI mentre sul terzo gradino del podio si è riconfermato il proto Red Evo di Lorenzo Tadini navigato da Tommaso Nozzolini con i colori del Fenix Racing Team. Tutti nuovi invece gli equipaggi saliti sul podio dei preparati: al 1° posto si è piazzata la Jeep YJ di Alberto Bergamo con a fianco Luca Callegari, supportati dal Team RM Custom; il 2° piazzamento è andato a Riccardo Tortolani con Marco Giorgi su Mitsubishi Pajero del Team 2 Monti CST Tyres e sul 3° gradino la coppia formata da Massimiliano Demenego e Anna Dal Tio (prima donna al RFC South Europe) del Red Team HM4X4 su Jeep JK HEMI.

Fra le 14 prove speciali allestite dallo staff del FLS 4×4 la numero 1, la più lunga e difficile di tutte grazie a un tracciato in puro stile Rainforest, è quella che più è piaciuta agli equipaggi in gara che si sono divertiti però anche fra il mix di rocce della prova numero 2 e fra i passaggi spettacolari nel fiume della 3. Senza dimenticare i tratti inediti della PS 4 che ha entusiasmato altrettanto piloti e navigatori. 

Gli organizzatori ringraziano tutto lo staff, i commissari di percorso, le Amministrazioni Comunali e tutti gli Enti preposti al rilascio delle autorizzazioni, gli sponsor (che nonostante il periodo di lockdown hanno supportato nei costi l’organizzazione, rendendo possibile la realizzazione dell’evento), il pubblico e i team che hanno dato spettacolo. Appuntamento all’anno prossimo!

Classifica Categoria Preparati

  1. #22 Alberto Bergamo e Luca Callegari – Jeep Wrangler YJ – Team RM Custom – 6400 pt
  2. #33 Riccardo Tortolani e Marco Giorgi – Mitsubishi Pajero – Team 2 Monti CST Tyres – 5880 pt
  3. #24 Massimiliano Demenego e Anna Dal Tio – Jeep JK HEMI – Red Team HM4x4 – 4640 pt
  4. #30 Michele Tonon e Mauro Casagrande – Jeep TJ 5.7 – Team RM Custom – 1450 pt

Classifica Categoria Proto

  1. #51 Alessandro Guidoni e Sergio Moccia – Jeep TJ 1980 – Team S.R.M. 4×4 – 11760 pt
  2. #48 Simone Cognini e Dario Lacchio – Disco 300 TDI – Red Team HM4x4 – 11675 pt
  3. #43 Lorenzo Tadini e Tommaso Nozzolini – Proto Red Evo – Fenix Racing Team – 11550 pt
  4. #58 Massimo Rubechini e Michele Arrigucci – Jeep YJ Proto – Team Evolution 4×4 – 11490 pt
  5. #47 Massimiliano Meoni e Daniele Lisa – Jeep Black Jaws – Team Meo Max Max 4×4 – 11335 pt
  6. #50 Johann Eibensteiner e Harry Deutschmann – Jeep Proto Buggy – Team Iron Vienna – 11310 pt
  7. #49 Niccolò Zucca e Stefano Scali – Suzuki Proto – Team Evolution 4×4 – 11290 pt
  8. #41 Steven Giusti e Mirko Alba – Suzuki Samurai – Fenix Racing Team – 10929 pt
  9. #59 Gianluca Nardi e Markus Scwarz – Nissan Proto – Traction 4×4 – 10655 pt
  10. #44 Eros China e Alessio Bortolussi – Suzuki SJ – Black Team – 10650 pt
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Testo Sonja Vietto Ramus
Foto G. Vardanega, V. Da Pare, A. Zunin, M. Zunin e M. Cappone

RCF Never Give Up

Non arrendersi mai. È stata la prima manche europea del circuito Rainforest Challenge Global Series (RFCGS), ideato dal patron Luis J.A. Wee, a svolgersi in questa difficile stagione motoristica 2020 rallentata dall’emergenza sanitaria del Covid-19. I dintorni della seconda più grande città dell’Ucraina, Kharkhiv, hanno ospitato in un soleggiato week end d’inizio giugno un’avvincente due giorni all’insegna dell’offroad estremo, tra fangaie profonde e passaggi nell’acqua al limite dell’impossibile, con un tracciato degno di quello dell’evento finale che si svolge, ogni anno fra novembre e dicembre, in Malesia.

Un fine settimana di grande successo per lo sport motoristico che, finalmente, dopo mesi di chiusura dovuti alla pandemia, ha ripreso il suo percorso permettendo a piloti, team e appassionati di 4×4 estremo di affrontarsi sui terreni più impegnativi – commenta entusiasta Luis J.A. Wee – Questo difficile periodo ha però dimostrato come l’uomo sia in grado di elaborare sempre modi e mezzi nuovi per superare le insidie incontrate sul proprio cammino. Un atteggiamento che vale nella vita di tutti i giorni così come nel fuoristrada dove gli ostacoli naturali devono essere superati per raggiungere il traguardo e la destinazione finale”.

Alla periferia di Kharkhiv, i campi di battaglia destinati alle prove speciali di questa prima manche europea del 2020 sono stati scelti privilegiando terreni ondulati caratterizzati in special modo da ripide salite e passaggi immersi letteralmente nell’acqua: nulla di semplice, insomma, come nella migliore tradizione del Rainforest Challenge nella giungla malese. Dopo mesi di inattività, gli equipaggi hanno dato il meglio di sé sfidandosi con le manovre più impensabili per conquistare il podio assoluto di categoria: R1 prototipi, R2 produzione modificata e R3 standard per i 4×4 affiancati anche da ATV, UTV e quad.

Abilità di guida e tecniche di recupero con il verricello hanno riscosso gli applausi di tanti appassionati che, nel rispetto delle distanze anti virus, hanno assistito a questa prova del Rainforest. A proposito, sapete che quest’anno l’RFC si è classificato come terza gara di offroad estremo più difficile al mondo dopo la Baja 1000 in Messico e la Dakar in Arabia Saudita? Un riconoscimento importante ottenuto, fra l’altro, in occasione del 25° anniversario del Rainforest che raggiunge così nel 2020 il quarto di secolo.

Tornando alla gara, fra gli iscritti 4×4 nei prototipi il primo gradino del podio è andato a Eugen Rakhmailov navigato da Nikolaii Shymeiko seguito da Treguba/Treguba e Burov/Ivchenko al secondo e terzo posto della generale. Nei modificati la medaglia d’oro l’ha conquistata Urii Salkov mentre in categoria standard ad avere la meglio sono stati Alexandr Domnikov e Serhiy Paladii. Fra gli UTV vittoria di Olexandr Cheromyhin seguito dall’equipaggio femminile Maria Petrova e Maria Volkovskaya; Fomenko/Bondarenko e Viunikov/Gryva si sono infine aggiudicati la piazza principale negli ATV e quad.

Un ringraziamento per l’ottima riuscita dell’evento va agli organizzatori della manche ucraina, (lo staff dello Slivia4x4), ai vincitori, al pubblico numeroso e agli sponsor che ne hanno permesso lo svolgimento.

Le prossime tappe del circuito internazionale RFCGS si svolgeranno a partire da questi mesi estivi (a settembre è in programma un’altra manche in Ucraina ancora nei dintorni di Kharkhiv) mentre l’evento finale sarà ospitato in terra malese dal 27 novembre all’8 dicembre.

Informazioni su www.rfc-global.com

Testo Sonja Vietto Ramus
Foto Katerina Shchedraya

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Rainforest Challenge, La sfida ai Monsoni

Trenta equipaggi si sono sfidati in 42 prove speciali nella giungla del Kelantan per aggiudicarsi la vittoria di una delle gare off-road più dure al mondo. Ecco come è andata la passata edizione dell’evento malese che ripercorre le orme del Camel Trophy e che nel 2020 festeggerà i 25 anni.

Neanche Luis J.A Wee, patron del Rainforest Challenge Malesia, aveva mai visto una cerimonia d’apertura e un prologo così piovosi. Fra tutte le 24 edizioni dell’evento, quella del 2019, svoltasi dal 29 Novembre al 9 Dicembre nel territorio del Kelantan, è stata caratterizzata da una pioggia battente, come poche se ne erano avute. Nulla di così strano in realtà visto che il nome, Rainforest Challenge, significa per l’appunto “sfida della foresta pluviale”. Per 11 giorni, dall’inizio alla fine, 30 equipaggi provenienti da tre continenti – Asia, Europa e Sud America – si sono sfidati sotto un’acqua incessante, in mezzo al fango, per conquistare la vittoria assoluta di una delle più blasonate gare internazionali di off-road, una di quelle in cui se sei già allo start vuol dire che sei un vincitore. Una sfida contro madre natura, i suoi ritmi e le sue leggi (da rispettare); e se riesci a percorrere quelle centinaia di chilometri dalla partenza alla linea d’arrivo fra continue insidie e ostacoli naturali, vuol dire che sei uno in gamba. Perché qui, da sempre, arrivano “only the braves”, solo i più coraggiosi.

E ancora una volta, sin dall’inizio, protagonisti del challenge malesiano 2019 sono stati proprio quei tradizionali monsoni che hanno portato acqua, tanta acqua, già il 1° Dicembre a Panau Hill poco prima che i team iniziassero a sfidarsi più agguerriti che mai. Quattro differenti aree del Kelantan, territorio a nord-est della penisola malese, hanno ospitato i 42 settori selettivi (altro record di questa edizione) che si sono disputati in occasione del Prologo SS (Panau Hill e Tanah Merah), Predator (Air Naga e Tanah Merah), Terminator (Istana Sangkut, Sg Rek e Kuala Krai) e infine Gua Musang (RFC Kesdear). L’evento finale del Rainforest ha preso il via ufficialmente il 29 Novembre dall’Hotel Ibis KLCC di Kuala Lumpur alla presenza dei rappresentanti di Tourism Malaysia, preludio di quello che sarà Visit Malaysia Year 2020. Il percorso ha portato i partecipanti dalla capitale KL allo stato di Kelantan attraverso Kota Bahru, Tanah Merah e Kuala Krai per poi terminare nella città di Gua Musang. Il primo arrivo del monsone ha colpito duramente anche queste zone del paese con forti acquazzoni, specialmente durante i primi 3 giorni, rendendo tutto estremamente fangoso e ancora più complicato del normale.

La partenza degli equipaggi è avvenuta sotto la pioggia a Kota Bahru il 1° giorno di gara dal GRV Hotel in direzione di Bukit Panau per il Prologo SS a Tanah Merah: precipitazioni senza sosta, con forti venti che soffiavano da nord-est, hanno fatto ripensare al 2007, l’anno della grande alluvione. Nonostante la pioggia battente e la grande tensione d’inizio gara, piloti e veicoli hanno affrontato e completato le prime dieci prove speciali in programma l’1 e 2 Dicembre sempre sotto il costante supporto aereo e terrestre delle forze di polizia malese, schierate, come da tradizione, per garantire le comunicazioni e la sicurezza generale di questa importante gara di fuoristrada estremo. “Il Rainforest è un evento creato per testare uomini e macchine al cospetto della natura e delle sue insidie, è un test sulle tecniche di guida e di recupero attraverso i più differenti ostacoli dove si richiede la scelta delle giuste competenze e strategie – spiega Luis J.A Wee – Per superare tutto ciò è fondamentale anzitutto l’affiatamento tra guidatore e navigatore che permette di arrivare a fine giornata completando le prove. Questa è la routine quotidiana delle squadre durante l’intera durata dell’evento!”.

Dopo le estenuanti sfide a trazione integrale del prologo, gli equipaggi sono scesi in campo per affrontare la temibile Predator di Air Naga (“drago dell’acqua”) dove tutti i principali team di Russia, Malesia, Ucraina, Sri Lanka, Brunei, Indonesia e Mongolia hanno dimostrato di essere in ottima forma sin dai primi 4 giorni di gara. Da qui è stato un costante crescere di acrobazie immerse nel fango e nell’acqua prima di approdare al quinto giorno, nell’area dell’altrettanto famigerata Terminator Zone dove si è continuata la lotta per la supremazia in un terreno ondulato e roccioso attraversato dal ruggente fiume Rek. E proprio qui i piloti sono stati messi nuovamente alla prova per raggiungere Gua Musang. Nonostante le difficoltà legate al corso del fiume, i due giorni previsti qui (6 e 7 Dicembre) sono stati ricompensati dalla gentile ospitalità nel resort Istana Sangkut di proprietà di Ismail Manaf che ha accolto i partecipanti nel rispetto totale di cultura e tradizione locali. Alla fine, la sera del 7 Dicembre, tutti i team hanno raggiunto in sicurezza la zona della battaglia finale, nota come RFC Kesedar (Gua Musang): al termine della SS 42, l’ultima in programma, un grande entusiasmo ha animato chi, nonostante le mille difficoltà e insidie, è riuscito a completare il Rainforest Challenge. L’appuntamento è per Dicembre di quest’anno quando l’evento creato da Luis J.A Wee festeggerà i 25 anni con un programma che si preannuncia sin d’ora all’insegna di fango e acqua. Nella migliore tradizione del Rainforest.

Informazioni su www.rfc-global.com

Si ringrazia: Ministry of Tourism, Arts & Culture, Ministry of Federal Territories, Ministry of Youth & Sports, Ministry of Rural Development, Tourism Malaysia, City Hall Kuala Lumpur (DBKL), Visit KL, Royal Malaysian Police (Air Wing, Traffic & Gen Operations Force), Tourism Kelantan, KESEDAR (South Kelantan Dev Authority), Kota Bahru District Council, Tanah Merah District Council, Gua Musang District Council, Petron Malaysia, ibis KLCC hotel, Explorer, Grand River View  hotel,  APM, 4WD Equipment, Istana Sangkut (Catel, Kuala Krai), Magam, Q1 Academy, Morakniv, Quicksand Ent, Pro-X, Stcrubej, Beaume, Moveon (Coilover Specialist), Thunder 4×4, KMT, JIM projects/logistics & Kesedar Inn Gua Musang.

Classifica Rainforest Challenge – Malesia 2019

R1 – Categoria Prototipi

  • CampioneTeam n°105 – Russia (Primorye)Valeriy Lyubarenko & Andrei Katkov
  • Team n°118 – Malesia (Team 7 Café)Razuan Bin Stafa Khairul & Abdul Hadi Muhamad Syafiq
  • Team n°112 – Ucraina (Team Shrek Odessa): Oleh Tryhuba & Roman Gorbachenko
  • Team n°129 – Malesia (Team RFC Kelate): Shafiq Md Rifin Mohd Shazrul & Syafiq Ab Rahman Mohamad
  • Team n°110 – Russia (Team Shakalin): Vadim Khmelev & Sergey Konev

R2 – Categoria Modificati di serie

  • Campione Team n°137 – Malesia (Team Terbang): Heng Sik Hock & Eler Long Chak
  • Team n°117 – Malesia (Johor): Joo Tan Eng & Siang Tay Wei
  • Team n° 123 – Malesia (Team Belantara): Samsudin Zaidi Mohamad & Abd Sallam Mohd Muhaymin
  • Team n°109 – Sri Lanka (Team Maxxis): Indika Sanjaya Kulugammanage & Marapana Navin Surath
  • Team n°125 – Malesia (Team Terbang): Azrey Ismail Mohd Zul & Zakaria Mohd Nizarman

R3 – Categoria Produzione

  • Campione Team n°126 – Malesia (Team Terbang): Ab Rahman Mohamad Rizal & Abdullah Muhamad Fariqal
  • Team n°122 – Malesia (Team RFC Kelate): Abd Razak Mohd Norulhafis & Ameen Muhamad
  • Team n°127 – Malesia (Team Terbang): Abd Hamid Ikhwan Nassier & Faizul Abdullah Mohammad
  • Team n° 101 – Brunei/Malesia (Team Comeup): Pek (Vance) Lee Khin & Kiat Yong
  • Team n° 102 – Malesia/Indonesia (Team Comeup): Peng Chee Mei & Sushanty Arleli

Testo Sonja Vietto Ramus
Foto Pavel Mothejl

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Tour de Corse Historique, Una vittoria… All’ultimo secondo.

L’abbandono del leader Vivier con la sua Renault 5 Turbo ha permesso a Francois Foulon di approfittare dell’ultima speciale di questo Tour de Corse Historique per conquistare la vittoria con 1 solo secondo di vantaggio su Christophe Casanova, secondo classificato.
Bella gara anche per gli equipaggi italiani.

Imprevedibile sino alla fine. E fra le più emozionanti degli ultimi anni. Il verdetto della 19^ edizione del Tour de Corse Historique (7-12 Ottobre) è arrivato solo sul traguardo di Porto Vecchio dopo cinque intensi giorni di competizione segnati da sei cambi di leader. L’ultima tappa (Ajaccio-Porto Vecchio), poco più di quattro ore di gara su un percorso molto selettivo di 348 km, ha decretato il vincitore assoluto di uno dei più prestigiosi eventi motoristici internazionali dedicati alle auto storiche. A separare i primi due equipaggi saliti sul podio in categoria VHC (veicoli storici da competizione) è stato 1 solo secondo sufficiente però alla Ford Escort MK2 di Foulon/Mattei per imporsi sulla Bmw M3 di Casanova/Delleaux. Ancora una volta, il Tour de Corse Historique organizzato dal “patron” José Andreani si è rivelato un grande successo in grado di mescolare sapientemente ogni tipologia di auto da corsa, dagli anni ’50 agli anni ’90, in due gare parallele. Da un lato, la velocità pura riservata agli iscritti in VHC e dall’altro, la regolarità per gli equipaggi in categoria VHRS (veicoli storici di regolarità sportiva): entrambi hanno percorso le stesse strade tortuose che da anni creano la fama automobilistica della Corsica. Novecento km totali da percorrere in cinque tappe e sedici prove speciali (circa 350 km) hanno caratterizzato il programma 2019 con ben 174 partecipanti al via. La prova speciale Notre Dame de la Serra-Col de la Croix, 53 km lungo un belvedere fra i più suggestivi del paese, doveva essere il luogo decisivo in cui giocarsi la vittoria durante la penultima tappa. In realtà, la gara è stata elettrizzante e incerta dal primo all’ultimo giorno con un risultato totalmente inaspettato.

Bagarre in VHC: a Foulon la 19^ edizione del TdCH

Approfittando delle eccellenti condizioni meteorologiche, gli spettatori si sono dati appuntamento sul percorso sin dai primi chilometri della Palombaggia per applaudire i piloti. E le emozioni non si sono fatte attendere. Dalla prima tappa Joël Marchetti, navigato da François-Xavier Buresi, si è distinto al volante della sua Ford Escort MKI e ha iniziato a costruire le basi di un possibile futuro successo sino a quando un guasto all’alternatore ha tradito le sue aspettative subito dopo il raggruppamento a La Porta durante la terza tappa. Da quel momento, la gara è proceduta a colpi di scena con diversi piloti che si sono succeduti l’uno l’altro fino al traguardo finale.
Il risultato è stato così un vero e proprio spettacolo tumultuoso. Durante la tappa Saint-Florent/Calvi (205 km totali di cui 82 di PS), Pierre Vivier (Renault 5 Turbo) ha preso il comando della gara prima di essere ritardato da un giro che lo ha costretto a consegnare al belga Alexandre Leroy (Mazda RX7) il miglior tempo sul traguardo di Calvi. Verdetto ribaltato però la mattina seguente a causa di una noia meccanica al veicolo #11 come per la Porsche 911 di Caruso/Santini. Un doppio ritiro che ha consegnato il comando provvisorio a François Foulon e al suo compagno di squadra Sébastien Mattei. Al volante di una scintillante Ford Escort MK2, il campione francese VHC del 2016 ha lottato per contenere il ritorno di Pierre Vivier alla guida di un’automobile molto più potente. Per la R5 di Vivier due tappe in testa alla classifica generale non sono state però sufficienti: un errore nell’ultimo settore a tempo ha infatti annullato tutto il suo vantaggio; un passo falso che ha assegnato la vittoria sul filo del rasoio a Francois Foulon al traguardo davanti a Casanova con 1 secondo nonostante un guasto ai freni. Il podio finale è stato completato dall’equipaggio belga Christian Kelders/Patrick Chiappe (Porsche 911), in vantaggio su altri due modelli del marchio tedesco (Antonini/Dini e Deblauwe/Lemaire, rispettivamente quarti e quinti). “Sono molto felice di questa vittoria con la Ford soprattutto perché in sei mesi ha tagliato il traguardo per prima ben tre volte – commenta soddisfatto Foulon – Ma non è stato per niente facile. Questo è un rally lungo e complicato che ha messo a dura prova uomini e mezzi meccanici. Lungo la speciale sul Colle di Bavella problemi ai freni ci hanno costretti ad alzare il piede dall’acceleratore: è stata una bella battaglia sino alla fine e lo prova il fatto che fra noi e il secondo classificato ci sia 1 unico secondo”.

La categoria VHRS consegna il podio alla Renault 5 Alpine di Verneuil/Scudier

A segnare nella sua prima parte la prova di regolarità è stato Bernard Figuière, su Porsche 911 Carrera RS, navigato da Isabelle Godin. Il leader è stato però poi espropriato del suo vantaggio durante la terza tappa (Saint–Florent/Calvi) da Jean-Pierre Verneuil e Jerome Scudier che hanno mantenuto la loro leadership sino all’arrivo a Porto-Vecchio dove hanno vinto con sette punti di vantaggio (83). A completare il podio, l’italiano Giorgio Schon, con Francesco Giammarino, su Porsche 911 (93 punti).

Gli italiani in gara fra VHC e VHRS

In VHC il miglior tempo per l’Italia è stato conquistato da Silvio Perlino e Serena Giuliano con la loro Opel Kadett GTE: per l’equipaggio #49 questo Tour de Corse Historique si è concluso con un 22° posto (su 61 classificati) e un tempo di 4h26’27”. Bella prova anche per Luisa Zumelli e Paola Valmassoi su Porsche 911 Carrera RS che hanno tagliato il traguardo a metà classifica piazzandosi 33esime in 4h31’13”. Le due portacolori del Team di Bassano del Grappa hanno fatto registrare un eccellente 21° tempo nella speciale “Plage du Liamone-Serrola/Carcopino” e un altrettanto interessante 27 best lap nella PS “Castifao-Olmi Capella”, entrambe lunghe 23-24 km. Costretti invece a non raggiungere il traguardo finale di Porto Vecchio Maurizio Elia e Lucia Zambiasi su Ford Escort RS 1.6. Anche gli italiani iscritti in regolarità sportiva hanno detto la loro in questa intensa edizione del Tour de Corse Historique che nel 2020 festeggerà il ventennale. Oltre al già citato Giorgio Schon, che dalla sua prima gara disputata nel 1967 (a 21 anni con una Mini Cooper S inglese al Rally di Montecarlo) continua a prendersi soddisfazioni al volante, al nono posto si sono classificati Luigi Palazzi e Danilo Scarcella (#240) su Opel Kadett GTE. Tredicesima posizione invece per Sergio Aravecchia, navigato da Carlo Merenda, su Fiat 128 Rally mentre il 17° piazzamento della generale è andato a Roberto Gorni e Angela Grasso, equipaggio #229 su una Fiat 124 Abarth Rally. Costretti al ritiro Alessandro Olivieri e Cesare Rainisio (#231) con la loro Ford Escort RS 2.0 out nella quinta e ultima tappa così pure come Eugenio Rossi/Michelle Perlino su Lancia Flavia Coupé 1.8.

Classifica TdCH 2019 VHC

  1. #3 Foulon-Mattei (Escort MK2) 4h06’35”
  2. #7 Casanova-Delleaux (Bmw M3) 4h06’36”
  3. #6 Kelders-Chiappe (Porsche 911) 4h08’14”
  4. #8 Antonini-Dini (Porsche 911) 4h11’26”
  5. #22 Deblauwe-Lemaire (Porsche 911) 4h11’43”

Classifica TdCH 2019 VHRS

  1. #254 Verneuil-Scudier (Renault 5 Alpine) 83 pt
  2. #219 Figuiere-Godin (Porsche 911 Carrera RS) 90 pt
  3. #218 Schon-Giammarino (Porsche 911) 93 pt
  4. #255 Chabas-Arribert Narces (Peugeot 205 GTI 1.9) 102 pt
  5. #222 Deklerck-Laporte (Porsche 911 Targa) 106 pt

Testo Sonja Vietto Ramus
Foto S.Vietto Ramus e Frédéric Chambert

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Rainforest Challenge: Only the Braves

È nella top ten delle gare motoristiche più difficili al mondo assieme alle americane Pikes Peak e King of the Hammers, alla 24 Ore di Le Mans, all’Erzberg Rodeo in Austria, alla Baja 1000 in Messico e al Tourist Trophy sull’Isola di Man. Il Rainforest Challenge, creato da Luis J.A Wee per ripercorrere le tracce del celebre Camel Trophy, è uno degli eventi a trazione integrale più ambiti da chi pratica fuoristrada estremo. Una sfida a cui, da oltre due decenni, i team più blasonati di questa specialità a quattro ruote motrici si danno appuntamento per conquistare un podio che va oltre la semplice vittoria. Qui, dove arrivano solo i più coraggiosi, la vera conquista è affrontare madre natura. Oggi, il Rainforest Global Series (ideato sempre dal patron Wee) è un circuito off-road internazionale che tocca 22 paesi del mondo e conta 45 differenti eventi. E la Malesia ne ospita la gran finale. La prossima edizione, in programma dal 28 Novembre al 9 Dicembre, vedrà i partecipanti sfidarsi nel territorio del Kelantan con un prologo lungo la spiaggia affacciata sul Mar Cinese Meridionale e decine di prove speciali nel cuore della foresta pluviale. Start da Kota Bharu con verifiche tecnico/amministrative e briefing e finish a Gua Musang con l’ultima special stage che si preannuncia sin d’ora più agguerrita che mai. Le centinaia di chilometri fra queste due località? Costellate di insidie e ostacoli naturali, come nella migliore tradizione del Rainforest.

RFC 2018: l’edizione dei record

L’anno scorso, per la prima volta nella sua storia, la finale del Rainforest Challenge si è svolta nel sultanato del Kelantan, a nord-est della penisola malese, territorio che ogni anno affronta l’ira dei monsoni. Ma quella del 2018 è stata anche l’edizione (la 23^ dalla sua origine) con il settore off-road più lungo in assoluto (circa 300 km) e il maggior numero di prove speciali (32) per gli equipaggi in gara. Due Twilight Zone e l’arrivo con premiazione a Pos Gob, insediamento aborigeno nel cuore della giungla, hanno fatto di questa finale del Rainforest uno degli eventi di fuoristrada più estremi al mondo. Ad affrontare le temibili Predator e Terminator (nomi che evocano bene le difficoltà di un percorso impervio e accidentato) sono stati team provenienti da 30 nazioni fra cui Russia, Repubblica Ceca, Filippine, Mongolia, Cina, Corea, Stati Uniti, Polonia, Indonesia, Tailandia, Ucraina e Ecuador: per 12 giorni (contro i tradizionali 10), i piloti più coraggiosi (only the braves!) hanno guidato lungo paludi e terreni scivolosi, attraversato ponti improvvisati di tronchi e superato fiumi in piena. Centocinquanta veicoli, fra partecipanti e organizzazione, hanno preso il via dall’hotel Ibis di Kuala Lumpur per poi dirigersi verso Kota Bahru, Tumpat, Tanah Merah, Kuala Krai e più giù, sino alla giungla profonda nel sud del Kelantan, a Gua Musang per la serata di chiusura.

I lunghi tratti da percorrere, lontano da città e villaggi, hanno richiesto all’edizione dello scorso anno un maggior impegno organizzativo a cominciare da quello per il trasporto del carburante perché dal terzo giorno a fine evento i veicoli hanno dovuto garantirsi in totale autonomia i rifornimenti. Se agli 8 giorni (sui 12 in programma) fuori da ogni forma di civiltà si aggiungono umidità, pioggia e i numerosi ostacoli naturali incontrati nella giungla, è facile intuire quanto questa sfida sia stata ardua per gli equipaggi in gara. “Qui il terreno è diverso da qualsiasi altro mai affrontato prima: in soli 2 km di pista si trovano ostacoli che avrebbero bisogno di ore per essere superati. E le strategie ideate prima dello start su come comportarsi in determinate situazioni svaniscono all’istante. Le operazioni reali, a terra, sono tutt’altra cosa. Nella giungla i percorsi si trasformano da facili in estremi in un batter d’occhio: bastano poche ore di pioggia per incontrare frane e inondazioni” – spiega Luis J.A Wee. Ma chi affronta la manche finale dell’RFC Global Series lo sa bene e il nome Rainforest, d’altronde, non è stato certo scelto per caso. Ancora una volta, fango, acqua e terreni rocciosi hanno messo a dura prova driver e navigatori che hanno anche dovuto affrontare l’insistenza delle piogge monsoniche.

Una sfida serrata sino all’ultimo giorno e all’ultima speciale quando, finalmente, le due categorie – prototipi e veicoli di serie modificati – hanno assegnato la vittoria ai russi Roman Kulbak e Mikhail Perepelkin (Team #104) e all’equipaggio malese/vietnamita Tan Eng Joo e Nguyen Duy Phuong (Team #117), rispettivamente campioni assoluti in una finale del Rainforest Challenge per la terza e sesta volta. E se schierarsi alla linea di partenza di quest’avventura malese e raggiungere il traguardo è già una vittoria, conquistarne addirittura il podio, pur fra mille difficoltà, vuol dire essere sulla vetta dell’off-road estremo. “Per la prima volta nella storia del Rainforest, la premiazione si è svolta nel cuore della giungla, a Pos Gob, località nota come Mondo Perduto, nome che la dice lunga su questo luogo – racconta Luis J.A Wee – E’ stata una cerimonia di ritorno alle origini con ritmi e atmosfere autentiche. Ma il bello in realtà doveva ancora arrivare perché uscire dalla foresta e ritornare alla civiltà si è rivelato più difficile che mai. Gli equipaggi ci hanno messo dalle 24 alle 41 ore e gli ultimi veicoli dell’organizzazione ci sono riusciti solo nel tardo pomeriggio del 5 Dicembre”.

Ritorno nel Kelantan: in gara dal 28 Novembre al 9 Dicembre 2019

Quel che è certo è che la prossima finale del Rainforest avrà ancora due Twilight Zone (il 4 e il 6 Dicembre), un prologo a Tumpat (il 1° Dicembre) e l’arrivo a Gua Musang per la cerimonia di chiusura evento (il 9/11). Per il secondo anno consecutivo, sarà quindi lo stato malese del Kelantan a fare da scenario alla “sfida delle sfide” per assegnare ai due migliori team internazionali il gradino più alto del podio nelle categorie prototipi e veicoli di serie modificati (ma non mancheranno anche altri ambiti riconoscimenti). Questo il programma del RFC Grand Final: 28 Novembre, primo briefing serale all’hotel Ibis di Kuala Lumpur; 29 Novembre, trasferimento dalla capitale a Kota Bahru; 30 Novembre, verifiche e briefing generale; 1° Dicembre, partenza per la spiaggia di Tumpat per cerimonia di apertura e prologo; 2 Dicembre, convoglio da Tumpat a Pasir Putih e campo base Predator a Ulu Sat; 3 Dicembre, special stage; 4 Dicembre, partenza degli equipaggi per la TZ I (Bukit Bakar, campo base Terminator); 5 Dicembre, prove speciali; 6 Dicembre, partenza da Bukit Bakar per Kuala Krai e Gua Musang per la Twilight Zone II; 7-8 Dicembre, Survival SS a Gua Musang; 9 Dicembre, finale e cerimonia di premiazione a Gua Musang; 10 Dicembre, partenza per Kuala Lumpur. Pronti alla nuova sfida? Per informazioni: www.rfc-global.com

RFC Malesia 2018 Classifica

Categoria Prototipi:

  1. Team #104 – Russia (Roman Kulbak e Mikhail Perepelkin)

Categoria Veicoli di Serie Modificati:

  1. Team #117 – Malesia/Vietnam (Tan Eng Joo e Nguyen Duy Phuong)

Categoria Fino a 3050 cc. Diesel:

  1. Team #122 – Malesia (Mohd Norulhafiz B. Abd Razak e Muhammad Ameen)

Categoria Fino a 3050 cc. Benzina:

  1. Team #138 – Malesia (Hanipa B. Hamzah/Mohd Hafizi B. Che Muhamad)

Categoria Da 3051 cc. Diesel:

  1. Team #136 – Malesia (Ismail Hashim e Rabudin Abd Hamid)

Categoria Da 3051 cc. Benzina:

  1. Team #104 – Russia (Roman Kulnak e Mikhail Perepelkin)

Categoria Ladies Team:

  1. Team #108 – Malesia/Ecuador (Maslina Ibrahim e Gia Brichetto)

RFC Malesia 2018 Special Awards

Categoria Team Spirit Award: Team Terbang (#125, #126 e #129)

Jungleman Award: Pokta

Competed in Most RFC Award: Li Pak Sau (Hong Kong)

Most Unique 4×4 Award: Team #111 Russia-Caucaso (Aibazov Anzor e Khubiev Rasul)

Testo Sonja Vietto Ramus
Foto Pavel Mothejl

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Il Sin Fronteras Challenge presenta il nuovo Iriki Rally:

Appuntamento in Marocco dal 30 Novembre al 6 Dicembre 2019

Fra le prove di navigazione fuoristrada nel deserto, il Sin Fronteras Challenge è una delle competizioni spagnole amatoriali di maggior successo. Dopo 14 edizioni (l’ultima, l’anno scorso, con 70 equipaggi partecipanti) ripetute con la stessa formula, l’organizzazione ha fatto un passo avanti e, sulla scia delle gare più ambiziose, ha ideato una nuova sfida, un puro rally-raid, simile nello stile al famoso Morocco Desert Challenge di Gert Duson.

Anno dopo anno, le squadre iscritte al SFCH hanno fatto affidamento sull’organizzazione ispanica che si è migliorata ad ogni edizione così come i partecipanti stessi, molti dei quali allo start su veicoli con preparazioni adatte a gare prestigiose. Il grande interesse delle squadre per questo tipo di rally, la crescente abilità di guida dei piloti, la bravura dei copiloti in navigazione e l’emergere dei Side-by-Side hanno spinto gli organizzatori a creare l’Iriki Rally che, come da migliore tradizione, è destinato a rispondere alle necessità di molti team amatoriali, con budget limitati ma livello tecnico importante, desiderosi così di partecipare a una vera e propria competizione nel deserto. Allo stesso tempo, il nuovo evento si rivolge anche a chi ha a disposizione mezzi più competitivi e un budget più consistente, a quei “professionisti” insomma che necessitano di continui test per la loro preparazione e formazione nell’offroad.

L’edizione 2019 del Sin Fronteras Challenge si svolgerà in territorio marocchino dal 30 novembre al 6 dicembre; nell’ambito dell’SFCH, il nuovo progetto offroad “Iriki” si presenta come un rally di velocità al massimo livello sportivo suddiviso in due 2 modalità di navigazione classiche (fra cui scegliere): “raid navigation” e “raid adventure”, ognuna con classifiche separate e itinerari diversi.

Cosa prevede l’Iriki Rally? Rivolto innanzitutto alle squadre per cui la corsa contro il “crono” è l’obiettivo principale, il nuovo evento targato SFCH prevede tappe in cui i concorrenti affronteranno i classici tracciati veloci del Marocco oltre a passaggi nascosti fra erg, fiumi e lingue di sabbia per raggiungere (anche) i CP nascosti.

La gara si basa su un sistema simile al “modello Dakar” dove bisogna seguire le indicazioni fornite dal tradizionale roadbook (con distanze e CAP) raggiungendo alcuni punti nascosti visibili solo tramite il sistema STELLA dell’organizzazione una volta che il concorente si trova all’interno di un certo raggio del CP stesso (tra i 200 e gli 800 metri).

Nell’edizione di dicembre le squadre partecipanti dovranno affrontare 5 tappe su piste sahariane, cordoni di dune e fiumi di sabbia avvalendosi dell’aiuto di sistemi tecnologici come GPS, TERRATRIP e STELLA.

La classifica verrà effettuata in base ai tempi totali, formati dai parziali controllati dal sistema MAKSHA che utilizza sofisticati microchip a radiofrequenza installati sulle auto da gara durante il raid e successivamente letti al passaggio sul traguardo da un lettore di barre.

In questa modalità di rally-raid è ammesso l’utilizzo di qualsiasi modello di GPS senza cartografia, qualsiasi tipo di mappa cartacea, di TERRATRIP o similare per misurare le distanze e di qualsiasi tipologia di bussola digitale o analogica. L’unico sistema di validazione del passaggio attraverso il WP / CP è il GPS fornito dall’organizzazione. È invece proibito utilizzare sistemi di navigazione con posizionamento in tempo reale, con o senza cartografia digitale come computer, laptop, tablet; modelli GPS con cartografia e mappe digitali.

Fra le misure di sicurezza personale obbligatorie sono richiesti casco per pilota e copilota (da indossare per l’intera durata dell’evento) e il collare Hans. I sedili devono avere poggiatesta adeguato all’altezza dei due occupanti il veicolo e essere abbinati a cinture a 5 punti. Il veicolo deve inoltre essere equipaggiato con una gabbia di sicurezza rollbar adeguatamente fissata; finestrini scorrevoli orizzontali o reti sportive completano l’equipaggiamento (il regolamento tecnico sul sito riporta tutte le dotazioni necessarie).

All’Iriki Rally possono partecipare veicoli 4×4 (categorie T1 e T2); UTV e Side-by-Side (T3); veicoli con carrozzeria a struttura tubolare o similare (T4).

Le iscrizioni sono aperte sino al 20 Ottobre. Che aspettate? Una nuova emozionante avventura in terra marocchina vi attende. Parola di Sin Fronteras Challenge.

Info su www.sinfronteraschallenge.com

Testo Sonja Vietto Ramus
Foto Codigo 4×4
* Foto sono di repertorio di Codigo4x4.

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Rainforest South Europe: il Collio Friulano ha i suoi vincitori

Rainforest di nome e di fatto. L’edizione 2019 del RFC South Europe, organizzato dal 23 al 26 Maggio in Friuli dall’associazione FLS 4×4 e patrocinato dal Comune di Corno di Rosazzo (provincia di Udine), è stata più difficile e agguerrita che mai. Le forti piogge dei giorni precedenti hanno infatti trasformato il terreno già viscido in un fondo ancora più impraticabile, rendendo inesistenti i passaggi in aderenza e richiedendo grande lavoro soprattutto ai navigatori, costretti a sfoderare ogni tecnica possibile, dall’uso della taglia a quello della strop volante, per effettuare ancoraggi in laterale.

La gara ha preso il via nella mattinata di giovedì con le verifiche presso l’azienda agricola Cadibon in località Casali Gallo di Corno di Rosazzo, seguite, nel pomeriggio, dal briefing in tre lingue (italiano, inglese e tedesco) e dalla cerimonia di apertura nella tenuta “Perusini”. Proprio qui ha avuto luogo il prologo, con 4 prove speciali, che ha stabilito l’ordine di partenza del venerdì. Fra i preparati ad aggiudicarsi lo start è stato il Suzuki #23 di Giusti/Alba con 4000 punti, davanti al Suzuki #22 di China/Bortolussi con 3750, al #24 Corti/Otelli con 3590 punti e al #21 Ferro/Cernivani con 2690 punti (questi ultimi due equipaggi, rispettivamente, con 60 e 40 punti di penalità acquisiti durante le prove).

Nel gruppo “Proto” i più veloci sono stati Mazzega/Segat (#41) con 3950 punti seguiti, con breve distacco, dall’equipaggio #46 di Tironi/Tironi (3660), dal #43 di Guidoni/Moccia, dal #42 di Collarini/Cognini, dal #45 Moro/Moro, dal #44 Chapuis/Moro e dal #47 Schoffmann/Glanzer. Terminato il prologo, i team sono rientrati al quartier generale di Cadibon per effettuare le riparazioni necessarie; la serata si è infine conclusa con la cena a base di prodotti tipici friulani presso il ristorante “Cabelon” di Dolegnano.

Venerdì, le prime noie meccaniche ai mezzi non si sono fatte attendere anche per via del terreno scivoloso che non ha concesso la minima aderenza durante le manovre più impegnative. I navigatori hanno dovuto spesso risalire i ripidi pendii dei boschi alla ricerca di un solido appiglio. La giornata di sabato si è svolta con la stessa modalità del venerdì con gli equipaggi impegnati ad affrontare le diverse prove.

Ben 14 le prove speciali disputate in quattro giorni fra cui una notturna di 3 ore che ha richiesto anche la costruzione di un ponte con tronchi in tipico stile Rainforest: in questa prova si sono date battaglia due squadre, formate da equipaggi misti (prototipi e preparati), su un lungo tracciato.

Protagoniste del podio di quest’anno sono state Francia e Italia impegnate rispettivamente nelle classi “Proto” e “Preparati” con il Team GBJ di Chapuis/Moro, su Toyota BJ, e il Red Team di Giusti/Alba su Suzuki. Entrambi gli equipaggi hanno partecipato a passate edizioni del Rainforest friulano: Chapuis & Moro hanno esordito nel 2018 dimostrando già eccellenti doti di guida e navigazione con un buon gioco di squadra che li ha portati a conquistare un meritatissimo 4° posto divenuto podio assoluto nel 2019; Giusti/Alba hanno fatto tesoro di alcune esperienze che, nel 2018 e quest’anno nuovamente, li hanno portati sul piazzamento più alto di categoria. “Siamo partiti con i migliori propositi per vincere e difendere il titolo – confidano Mirko Alba e Steven Giusti (Red Team) – Le prove sono state impegnative e tecniche con tratti veloci e il Suzuki si è comportato bene! La competizione è stata davvero entusiasmante grazie a avversari agguerriti. Insomma, meglio di così non poteva andare! Vorremmo ringraziare tutti quelli che ci hanno permesso di essere presenti: la Rothen Oil, la Black Performance per l’assetto, l’Italgiunti per gli alberi di trasmissione, l’amico Marco, il Red Team e tutti gli amici che di giorno e di notte ci danno una mano negli interventi di manutenzione!”.

Bella gara anche quella dell’austriaco Schoffmann navigato da Glanzer, su Jeep Proto del Team Hot Rod Offroad Garage, presente al Rainforest South Europe nelle ultime tre edizioni. Quest’anno il suo 4×4 ha avuto meno noie meccaniche e la guida attenta ha condotto l’equipaggio al podio in seconda posizione nella categoria Proto.

Tra i preparati il secondo gradino del podio è andato invece al Team X3ME di China/Bortolussi su Suzuki, con solo 600 punti di distacco dal vincitore assoluto: l’equipaggio, nonostante la prima partecipazione al RFC, è sceso in pista più agguerrito che mai dimostrando grinta da vendere in tutte le speciali seppur con un mezzo messo a dura prova.

Terzi ma entusiasti (questa è stata la loro prima esperienza) per il podio, il “duo” padre-figlio Tironi/Tironi a bordo di un Proto di derivazione TJ: “Nel complesso la macchina non ha avuto problemi, abbiamo solo dovuto cambiare le candele. E poi, nella crono di domenica, abbiamo conquistato il miglior tempo e questo ci dà grande soddisfazione!”.

“Mai mollare” è il motto del team triestino 4×4 M.T.C.M composto da Ferro & Cernivani che nonostante i problemi meccanici del loro Suzuki si sono piazzati sul terzo gradino del podio in categoria preparati. Già esperto di queste competizioni, l’equipaggio ha dimostrato ancora una volta un grande affiatamento e abilità alla guida.

Il vantaggio iniziale conquistato dal duo Mazzega/Segat, allo start con un Polaris RZR Portal Gear, è svanito purtroppo a fine manche: “Nell’ultima prova si è rotto il perno fuso del fusello inferiore che ha staccato la ruota – spiega Mazzega – Era lesionato probabilmente già dalla prima giornata. Così abbiamo dovuto improvvisarci anche meccanici. E’ stata comunque una bella gara e ci siamo divertiti moltissimo” .

La sfortuna ha costretto al ritiro anche alcuni altri equipaggi fra cui i romani Guidoni/Moccia del Team SRM Garage, ormai fedeli all’evento RFC South Europe: partiti molto bene nella prima edizione della gara con un meritatissimo primo posto assoluto, hanno purtroppo sofferto ancora una volta per via di un problema al cambio, nonostante tutte le manutenzioni prestate. Stesso epilogo per Collarini/Cognini su Jimmis 4×4 del Red Team: costretti a sostituire prima l’alternatore, hanno infine dovuto arrendersi per lo “sbiellaggio” del motore.

Risultato a parte, applausi anche all’altro team francese, Moro/Moro (Team Moro & C.), alla guida di un Toyota iscritto in categoria Proto; giunti in Friuli al Rainforest South Europe per la prima volta, pilota e navigatore hanno lottato sino allo sfinimento per tagliare il finish con una spettacolare esibizione in notturna ma il terzo giorno il loro Toyota li ha costretti a rinunciare per noie meccaniche a blocco e sterzo.

Prima esperienza al RFC South Europe anche per Corti/Otelli: “Che dire… l’evento è stato davvero “esagerato” a partire da disponibilità, simpatia e preparazione dello staff che ci ha accolti e seguiti per tutto il tempo. Senza dubbio quello che ci ha colpiti di più è stato il vero “senso di gruppo” sia in gara che fuori…aspetto che, purtroppo, in tante manifestazioni si è perso di vista. E’ stato davvero un bel week end: peccato solo per il mezzo che ci ha abbandonati troppo presto, per il resto devo dire che la gara è di alto livello, bellissima, sicuramente da ripetere!”.

Freedom Live Style 4×4 ringrazia tutti gli sponsor; le aziende agricole “Cadibon”, “Perusini Wines” e “La Viarte” che hanno messo a disposizione le loro proprietà rendendo possibile la realizzazione dei tracciati di gara e per aver premiato, assieme all’azienda agricola “Davide Feresin”, tutti i concorrenti con due confezioni di vino del Collio; i partecipanti; i commissari di percorso; gli addetti al chiosco; Matteo Rivola che ha permesso di eseguire direttamente sul campo di gara interventi di riparazione ai mezzi; tutti quanti hanno collaborato alla riuscita dell’evento. Sponsor dell’evento: Coop Premariacco, Cadibon, Perusini Wines, La Viarte, Birra Agricola, Ciemme, Hotel Felcaro, Ristorante Ca’ Belon, Cortem, Corte di Castello e TLT.

Testo Sonja Vietto Ramus
Foto Gianna Vardanega

Classifica finale Rainforest Challenge South Europe – (23/26 Maggio 2019)

Categoria Proto:


1. #44 Chapuis-Moro su Toyota – Team GBJ – 9.100 punti

2. #47 Schoffmann-Glanzer su Jeep – Hot Rod Offroad Garage – 8.370 punti

3. #46 Tironi-Tironi su Proto – Team Passione Motori – 8.010
punti

4. #41 Mazzega-Segat su Polaris – Team X3ME – 6.480
punti

5. #45 Moro-Moro su Toyota – Team Moro & C. – 3.770 punti


6. #42 Collarini-Cognini su Jimmis – 4×4 Red Team – 3.290
punti

7. #43 Guidoni-Moccia su Jeep – Team SRM Garage – 1.850 punti

Categoria Preparati:

1. #23 Giusti-Alba su Suzuki – 4×4 Red Team – 12.950
punti

2. #22 China-Bortolussi su Suzuki – Team X3ME – 12.350
punti

3. #21 Ferro-Cernivani su Suzuki – Team 4×4 M.T.C.M. – 6.950 punti

4. #24 Corti-Otelli su Land Rover – Team Jene Extreme – 3.670 punti

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