Elaborazione 4×4 Toyota Land Cruiser BJ 71

Toyota Land Cruiser BJ 71  3500 TD by Pappalardo4x4 Off-Road

Indistruttibile e inarrestabile. Robusto e affidabile grazie anche alla meccanica vecchio stile Toyota, il Land Cruiser BJ 71– in questo servizio nella versione turbo diesel motorizzato 3.5 e con assetto Old Man Emu.

Questo passo corto si è dimostrato perfettamente a suo agio sui tracciati fuoristradistici più impegnativi, grazie anche alle dimensioni estremamente compatte, è stato protagonista di tanti viaggi in Africa (ben 25) e Balcani. A renderlo così performante non poteva che essere Pappalardo Orazio, autore dell’allestimento interno ed esterno del 4×4 nella sua officina di Belpasso.

Grintoso e scattante sin dai bassi regimi ed è in grado di sfoderare tutti i suoi cavalli non appena glielo si chiede…In una parola direi che è inarrestabile! L’unico difetto, se proprio vogliamo trovargliene uno, le dimensioni ridotte. Ma vediamo in dettaglio, modifiche e accessori su questo 3500 di casa Toyota.

BJ 71 3500 Turbo
E’ un performante turbo diesel motorizzato 3.5 il cuore propulsivo di questo modello passo corto del marchio giapponese che, grazie ad alcune specifiche modifiche apportate dal preparatore, ha guadagnato una decina di cavalli. Per rendere più scattante il 4 cilindri in linea si è intervenuti prima sulla turbina originale aumentandone la pressione, portata a 1 bar, e poi regolando la pompa di iniezione con relativa ritaratura degli iniettori. Se il motore è stato dunque oggetto di sostanziali interventi di potenziamento. Di fabbricazione artigianale lo scarico con cui è stato equipaggiato questo Toyota: costruito interamente in acciaio inox, il nuovo impianto è stato adottato in sostituzione di quello originale, ora ancor più performante soprattutto in fase di accelerazione.

Roll bar e accessori
E’ realizzato con tubi di tipo Mannesmann, senza saldatura, il robusto roll bar interno scelto come dotazione di sicurezza per questo 71 versione. Di fabbricazione artigianale, l’intelaiatura del roll bar è stata progettata e costruita utilizzando una struttura in tubolare con diametro 42 e spessore 3 mm: imbullonata con apposite staffe di fissaggio sia sul tetto, all’altezza dei poggiatesta, che al telaio, sul lato destro e sinistro del vano bagagli, fornisce un’adeguata protezione sui percorsi off road più impegnativi così come in caso di appoggio laterale. Essenziale ma estremamente funzionale l’allestimento in stile racing dell’abitacolo anteriore dove nella parte centrale del cruscotto, sopra l’impianto radio cd, trova spazio il Terratrip Mega, dotato di doppia lettura e con schermo a cristalli liquidi, indispensabile per effettuare percorsi a road book. A completare la strumentazione di bordo c’è poi la radiotrasmittente CB, qui nella versione Midland Alan, sistema navigazione OZI su PC CAR, sistema navigazione XMOTION su Ipad. Nel bagagliaio è stato collocato un capiente serbatoio da 110 litri destinato al carburante e 80 litri realizzati artigianalmente in acciaio inox e con al suo interno apposite paratie anti sciacquio. Il serbatoio (gasolio) aggiuntivo è collegato a quello di serie (da 80 litri) tramite una pompa elettrica che permette un facile travaso del gasolio anche in movimento. Il gavone home made realizzato con pannelli di legno impermeabile e con più scompartimenti si trasforma in un ottimo contenitore adatto allo stivaggio di accessori, attrezzatura da off road.

Sottoscocca e sospensioni
Per il reparto sospensioni del 3500 Pappalardo ha scelto di adottare sia all’avantreno che al retrotreno dei robusti ammortizzatori e balestre  Old Man Emu + 5” che garantiscono al 71 un’ottima escursione anche nei passaggi laterali e nei twist più impegnativi. Grande attenzione nella preparazione è stata rivolta anche alla protezione del reparto sottoscocca del Toyota che monta una piastra para riduttore realizzata artigianalmente in acciaio inox con lamiera spessore 4 mm. Al posteriore e anteriore si è inoltre intervenuti con l’installazione del blocco del differenziale (ARB). Sostituiti anche i tubi del bloccaggio del differenziale, anch’essi in materiale teflon come i silent block. Sono stati scelti dei pneumatici BF, modello MUD, nella misura 35 12.50 R15 montati su cerchi in alluminio Canale 10, con offset + 40.

 

 

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Elaborazione 4×4 Nissan Patrol Y61 3.0

Un 4×4 dalla versatilità totale e dalle performance eccellenti. Non poteva che essere questo il biglietto da visita di uno dei fuoristrada made in Japan più apprezzati dagli appassionati di off road. Equipaggiato per affrontare i più impegnativi raid in terra d’Africa, il GR 61 protagonista di questo servizio, con motorizzazione 3.0, ha rivelato fin da subito un’innata natura trialistica destreggiandosi egregiamente tra fangaie e twist di casa nostra. Con già i tanti cavalli di serie (incrementati del 25% con la centralina), questo compatto 3 porte – con propulsore turbodiesel e cambio manuale. Assettato con molle e ammortizzatori Orap, per questo GR è stato scelto un allestimento pratico e funzionale con accessori da grandi raid (serbatoio supplementare per carburante, acqua, gavone in legno e riscaldatore Webasto) affiancato da strumentazione high tech XMOTION per la navigazione nel deserto. Sobria ed essenziale la linea esterna a cui il paraurti AFN, completo di verricello e slitta para tiranteria, ha contribuito a conferire un look decisamente racing. “Un mezzo grintoso e performante già di serie su cui si è intervenuti con l’aggiunta di un modulo elettrico che incrementa ulteriormente le prestazioni di coppia – spiega Salvo, Siciliano da anni appassionato di off road e ora proprietario del 3 porte di casa Nissan – L’assoluta affidabilità di questo modello ne fa uno dei fuoristrada più ricercati non solo per i viaggi in Africa ma anche per la guida su asfalto e in off road sui tracciati nostrani. Scattante e assolutamente adatto a qualsiasi allestimento interno ed esterno, è il giusto compresso fra confort e avventura”. Ad allestirlo ci ha pensato Orazio nella sua clinica di OFF-ROAD. Ecco tutto ciò che c’è da sapere sulla preparazione di questo GR fotografato in azione nel fantastico lago Pozzillo. Officina 4×4 Pappalardo Preparazioni Off Road 347 6212689 http://www.offroadweb.it/officina_pappalardo/index.html

Motore da 158 cavalli e centralina aggiuntiva

E’ alimentato da un performante propulsore che sprigiona 158 cavalli questo GR 3.0.Cambio manuale a cinque marce.. Decisamente grintoso,il proprietario ha deciso di installare una centralina aggiuntiva che ottimizza ed incrementa fino al 25% le prestazioni di coppia e di potenza dei motori turbo diesel, nel rispetto delle più rigide normative sull’inquinamento. Il funzionamento di questo modulo elettronico si basa sulla correzione dei segnali provenienti dalla centralina motore verso il sistema di iniezione: per installarlo è stato semplicemente collegato il cablaggio fornito nel kit alle spine della vettura (fra cui iniettori e connettore pompa di iniezione) eseguendo così un bypass sul cablaggio originale del motore. Grazie ad un interruttore switch, alloggiato nel vano porta oggetti del cruscotto lato passeggero, si può intervenire sul dispositivo Rapid commutando fra potenza originale e potenza modificata del 4×4. Fra i pregi riscontrati con l’installazione di questo modulo elettronico, oltre all’incremento istantaneo di coppia e potenza, si è riscontrata un’ottimizzazione dei consumi di carburante. La batteria presente nel vano motore e una Optima, si è scelto invece di equipaggiare il GR con un pre filtro Racor, modello 230R30, che grazie al decantatore Aquabloc garantisce la totale separazione dell’acqua dal gasolio. Dotato di un elemento filtrante da 30 micron, che consente non solo una maggiore longevità del motore ma anche un ulteriore risparmio di carburante, il Racor è alloggiato nel lato destro del vano motore con apposite staffe di sostegno in acciaio.

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Allestimento interno da grandi raid

Essenziale ma decisamente funzionale l’allestimento interno di questo 3 porte di casa NISSAN che accanto a volante, pedaliera e sedili di serie si presenta con un cruscotto high tech ad iniziare dal navigatore satellitare xmotion con display a colori touch screen da 10”. Specifico per la navigazione nel Sahara(nasce infatti come navigatore nautico) è altrettanto perfetto per l’utilizzo su piste e sterrati africani grazie all’opzione che permette di memorizzare rotte con 500 waypoints. Il tunnel centrale, a fianco della presa accendisigaro, ospita invece due interruttori di tipo aeronautico scelti per inserire/disinserire il compressore dell’aria. A completare i comandi on/off è stato inoltre installato un pratico switch che permette di escludere l’ABS durante la guida su sabbia. Infine, fra cubby box e cambio con riduttore, è stato posizionato il timer temporizzato per azionare il Webasto Thermo Top “E” che grazie ad una semplice programmazione permette l’accensione del riscaldamento all’interno della tenda.. Estremamente utile per il gonfiaggio e sgonfiaggio degli pneumatici, oltre che per gli indispensabili interventi di pulizia dei filtri, per questo Nissan si è scelto un pratico impianto ad aria compressa. Particolare attenzione è stata riservata all’allestimento del bagagliaio dove si è provveduto a sistemare 2 serbatoi supplementari e un gavone in legno, entrambi su misura, al posto dei sedili posteriori rimossi per far spazio all’equipaggiamento specifico da raid. Questo NISSAN dispone di una notevole autonomia di carburante per i viaggi africani più impegnativi. Fissato con apposite staffe imbullonate utilizzando i fori pre esistenti per l’alloggiamento dei sedili posteriori, il serbatoio è abbinato ad un gavone in legno compensato dello spessore di 4 mm con 4 scomparti interni utili per lo stivaggio di accessori e generi alimentari. Rivestito di moquette ignifuga color nero, il gavone è dotato di una ribaltina con cerniere che permette, spostando in avanti i sedili anteriori.

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Paraurti AFN, assetto Orap e pneumatici BF Goodrich

Se per abitacolo e vano bagagli di questo passo corto di casa NISSAN si è scelto un funzionale equipaggiamento da raid, per l’esterno si è invece optato per un look decisamente più aggressivo grazie soprattutto al paraurti anteriore AFN in robusto acciaio, predisposto per l’alloggiamento interno del verricello, con 25 metri in cavo sintetico. Fissato all’interno dell’abitacolo, in un’apposita nicchia ricavata sul lato sx, c’è invece il compressore Viair. Per un miglior confort invernale e stato montato un webasto con attacco rapido, per collegarlo alla tenda made autohome. Il reparto sospensioni è quello che ha subito le trasformazioni più radicali e che di conseguenza caratterizza maggiormente questo GR: sia all’anteriore che al posteriore sono state infatti scelte molle e ammortizzatori Orap, creati dall’azienda italiana per l’utilizzo specifico nell’off road impegnativo e in Africa. A completare l’allestimento esterno ci sono delle performanti BF Goodrich, modello MUD , nella misura 35 12.50 R15.

DIDASCALIE

1- ASSETTO BY ORAP
Fabbricazione made in Italy

2- BIELLETTE ANTIROLLIO

Per compensare il rialzo

3- SERBATOI POSTERIORI Acqua e Gasolio

4- RISCALDATORE WEBASTO

5- TENDA COLUMBUS MEDIA

6- COMANDI AERONAUTICI

Sono dei pratici interruttori di tipo aeronautico i comandi on/off scelti per azionare il compressore Viair e il decantatore del gasolio Racor: installati nel tunnel centrale a fianco della presa accendisigaro, sono completati dall’interruttore per disattivare, quando necessario, l’ABS.

7- MOTORE DA 158 CAVALLI

Fra le modifiche effettuate, l’installazione di un decantatore per il gasolio.

8- CENTRALINA AGGIUNTIVA

Per rendere ancora più grintoso questo GRsi è scelto di adottare un dispositivo aggiuntivo: grazie al modulo Rapid il GR ha migliorato le prestazioni del propulsore con un incremento di 20 cavalli. Il comando on/off della centralina è nel cassetto porta oggetti lato passeggero.

9- GANCIO/SGANCIO ARIA

Per agevolare le operazioni di gonfiaggio/sgonfiaggio degli pneumatici si è scelto di posizionare un pratico attacco gancio/sgancio rapido per compressore anche sotto il sedile lato passeggero.

10- GASOLIO SUPPLEMENTARE

E’ realizzato in acciaio inox, con paratie interne antisciacquio, il serbatoio supplementare per gasolio da 70 litri progettato su misura da Orazio: fissato alla scocca con apposite staffe, è abbinato ad un gavone in legno di 4 mm rivestito con moquette.

11- ACQUA SUPPLEMENTARE

il serbatoio supplementare per l’acqua da 70 litri fissato alla scocca con apposite staffe, è abbinato ad un gavone in legno di 4 mm rivestito con moquette.

12- PNEUMATICI AT BF GOODRICH

Sono delle performanti MUD BF Goodrich nella misura 35 12.50 R15

12- IMPIANTO ARIA COMPRESSA

Praticità a portata di mano grazie all’impianto ad aria compressa installato da Orazio che permette un rapido utilizzo del compressore Viair.

13- BOCCHETTA PER RIFORNIMENTO

A completare il serbatoio aggiuntivo del carburante, alloggiato nel vano bagagli del GR, è stata scelta una bocchetta a tenuta stagna, di tipo nautico, in acciaio con inserti color rosso.

14- PRE FILTRO RACOR

E’ stato installato nel lato destro del vano motore l’indispensabile pre filtro Racor, modello 230R30, che grazie al decantatore Aquabloc garantisce la totale separazione dell’acqua dal gasolio: dotato di un elemento filtrante da 30 micron, il Racor è fissato tramite supporto.

15- PARAURTI BY AFN

Il robusto paraurti in acciaio specifico per l’installazione interna del verricello scelto in sostituzione di quello di serie.

16- VERRICELLO ON/OFF

Sul lato sinistro del paraurti anteriore è stato alloggiato il pratico spinotto di collegamento che tramite prolunga di comando permette di azionare, sia dall’interno dell’abitacolo che dall’esterno del veicolo, il verricello installato su questo GR.

17- CANCELLETTO PORTA RUOTA

Interamente costruito da Orazio

18- WEBASTO

19- NAVIGATORE E GPS su ipad XMOTION

20- GAVONE IN LEGNO

Grazie alla pratica ribaltina in legno fissata al gavone con cerniere, la struttura realizzata su misura per il passo corto di casa NISSAN permette, con una semplice mossa, di allestire il bagagliaio con un capiente mobile per stivaggio accessori.

22- ALBERO DOPPIA/DOPPIA CROCIERA

23- BARRE PANARD REGOLABILI

24- KASTER KIT

25- WRAPPING NERO OPACO

26- VETRI PRIVACY

 

ELABORAZIONE BY 

 

 

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Elaborazione 4×4 Jeep Renegade

Ci sono veicoli e preparazioni destinate ad attirare molti sguardi, di appassionati come di semplici passanti.Questa interpretazione Siciliana del Jeep Renegade anno 1983, opera di Francesco, è senza alcun dubbio una di queste. Bisogna onestamente confessare che la linea del Vecchio Renegade è decisamente ben riuscita ai progettisti di casa Jeep, bastano poi pochi e sapienti ritocchi ed il fuoristrada made in USA per eccellenza si lascia ben volentieri guardare ed ammirare. Poche ma decisive le modifiche su l’enorme Old School JEEP, tutte eseguite sotto la supervisione di Francesco (folle appassionato Jeep).


Ponti gr con bloccato al posteriore
Sospensione wrangler jk 4″ con puntoni
Motore Nissan GR 2.8 …Cambio Nissan TR 3.3
Albero doppio snodo al posteriore
Gomme BF 35 12.50 15

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Elaborazione 4×4 Land Cruiser LJ70 LX 2.5 TD

Eredi della mitica serie 40, apprezzata in tutto il mondo per le eccellenti qualità off road, i Land Cruiser LJ70 LX turbo diesel hanno fatto il loro ingresso nel panorama fuoristradistico italiano a partire dal 1984 quando Toyota scelse la versione pick up tre porte per sostituire degnamente le prime 4×4 prodotte nei propri stabilimenti. Restyling e migliorie tecnologiche che nel corso degli anni hanno interessato questo modello del marchio giapponese non hanno però scalfito in alcun modo le linee sobrie e squadrate della carrozzeria dell’LJ70 che continua a mantenere intatto, a distanza di decenni, un look decisamente off road. Robusto, leggero e dalle dimensioni compatte, il 70 – in questo servizio nella versione autocarro dotato di gancio traino – è uno dei fuoristrada più apprezzati per la versatilità che ne permette l’utilizzo su strada così come sugli sterrati e nei deserti africani, complice anche l’assoluta mancanza di elettronica.

Ad occuparsi della preparazione e dell’allestimento del passo corto Toyota è stato ancora una volta il veneto Stefano Berno, appassionato di motori e quattro ruote che, grazie alla collaborazione di Steven Fraccaro, esperto conoscitore di meccanica Toyota, ha fatto di questo piccolo 4×4 un perfetto “prototipo di serie” dove accessori specifici per l’off road ben si sono abbinati a componenti originali del marchio giapponese. Per testare l’LJ – uscito dall’officina dopo una cinquantina di ore di lavoro – è stata scelta la pista del Fuoristrada Club Montegrappa a Possagno (Treviso) dove alla guida del 4×4 si sono alternate anche Angela e Lisa, neanche a dirlo appassionate di off road come il babbo Stefano. Pregi dell’LJ? “Sicuramente le dimensioni ridotte e compatte che, assieme alla leggerezza e all’ampio raggio di sterzata, ne fanno un 4×4 perfetto per affrontare i passaggi più stretti fra i boschi delle nostre regioni – spiega Berno – Con l’assetto originale, anche se un po’ rigido, abbinato a pneumatici tassellati questo 2.5 è a suo agio anche sul fango più impegnativo dove non ha nulla da invidiare ad altri fuoristrada. Un difetto? Diciamo che qualche cavallo in più non guasterebbe anche se le performance sono già buone”. Protagonista di raduni e uscite off road in tutt’Italia, fra cui il recente Toyota Day a Ferrara, questo 2.5 turbo diesel ha dimostrato di saper dare filo da torcere a ben più potenti veicoli a trazione integrale. Se fra i prossimi interventi da realizzare ci sono già in programma la sostituzione dell’assetto originale con uno + 4 pollici e una modifica alla barra dello sterzo, per il blu arancio della carrozzeria non sono previste riverniciature. Ma vediamo in dettaglio la scheda tecnica con modifiche e interventi su questo tre porte motorizzato 2.5.

Nuovo motore con turbina Saito
E’ un propulsore 2.5 da 85 cavalli ad azionare l’LJ70 dotato di motore in linea a 4 cilindri con alimentazione a gasolio e cambio manuale a 5 marce più riduttore. Con i suoi 170 mila km, su questo modello serie 70 è stato rifatto da poco il motore che ha visto, fra l’altro, la sostituzione di cilindri, pistoni e bronzine. Il preparatore ha provveduto inoltre a modificare la pompa del gasolio aprendone le valvole per favorire l’arricchimento del carburante in modo così da assicurare maggiore spunto al 4×4. A completare gli interventi sul motore è stata la sostituzione della turbina originale, che dava problemi di trafilamento dell’olio e di scarsa risposta ai bassi giri, con una più performante prodotta dalla Saito. Il kit scelto per equipaggiare il Land Cruiser utilizza turbine Mitsubishi caratterizzate da una struttura specifica per l’uso gravoso e maggiormente robusta rispetto alle altre presenti sul mercato. Particolare poi il sistema di trattenuta olio di tipo “labirintico” (e non a carboncino come per Toyota) in grado di garantire una migliore tenuta anche in fase di aspirazione. Quasi completamente di serie l’impianto elettrico su cui si è intervenuto sostituendo soltanto la batteria originale con una marca Varta con amperaggio 75 volt alloggiata sul lato destro del vano motore.

Interno sobrio ma funzionale
Pochi fronzoli per l’interno di questo serie 70 che si presenta con un abitacolo dalla linea sobria ma estremamente funzionale grazie agli accessori racing e agli strumenti specifici per l’off road. Dettagli in alluminio sono stati scelti per la pedaliera, realizzata con speciale materiale antiscivolo, e per i pomelli delle leve cambio e riduttore mentre in sostituzione del volante originale il preparatore ha optato per uno sportivo in pelle prodotto dalla Momo. I sedili reclinabili di serie, alloggiati su guide scorrevoli anch’esse originali, sono stati affiancati da cinture di sicurezza Sparco con attacco a due punti, più adatte all’utilizzo fuoristradistico. Sul cruscotto, nel tunnel centrale, trova spazio l’impianto radio CD con frontalino estraibile della Pioneer sopra la quale è stata alloggiata una pulsantiera dedicata ai comandi dell’LJ. Da sinistra a destra trovano spazio gli interruttori di corrente e avviamento del motore, quelli per l’accensione della luce posteriore e per l’azionamento del verricello e i pulsanti on/off per il blocco posteriore ARB e il compressore. Sempre sul cruscotto, lato passeggero, è stato posizionato l’impianto ricetrasmittente CB, modello Alan 48, dotato di microfono esterno e antenna Midland. Nel vano bagagli, sul lato sinistro, si è scelto invece di installare un piccolo compressore marca ARB utilizzato per azionare il blocco posteriore e per il gonfiaggio dei pneumatici. A completarlo c’è un pratico serbatoio supplementare per l’aria compressa della capacità di 5 litri, con raccordi e manometro, fissato alla base del cassone con staffe di rinforzo.

Allestimento esterno e dotazioni di sicurezza 
Fari tondi, taglio squadrato e linea compatta per questo tre porte turbo diesel del 1987 che non passa certo inosservato fra gli appassionati del marchio Toyota, non fosse altro che per il look da cartoon conferitogli dalle decalcomanie di Speedy Gonzales sulla carrozzeria blu arancio. Al parabrezza inclinato e ai tradizionali fanali anteriori e posteriori di forma rettangolare, è stato abbinato un telo in materiale termoplastico PVC resistente ed impermeabile all’acqua scelto a protezione del cassone/vano bagaglio: facilmente riavvolgibile grazie alle pratiche chiusure laterali con bottoni a pressione, il telo permette il doppio utilizzo dell’LJ sia nella versione estiva che in quella invernale. Se il sottoscocca è rimasto quasi completamente di serie ad eccezione dell’adozione di una piastra para serbatoio realizzata in duralluminio con spessore 3 mm, per l’equipaggiamento off road del 70 si è intervenuti scegliendo ed installando accessori artigianali a cui se ne sono affiancati alcuni prodotti dalle aziende specializzate del settore 4×4. In sostituzione al paraurti anteriore ne è stato adottato uno più robusto in ferro, con lamiera spessore 6 mm, di fabbricazione “home made” e predisposto per l’alloggiamento del verricello. Verniciato in nero opaco, sul paraurti sagomato è stato fissato, con apposite staffe, un Come Up da 12 mila libbre completato dalla rulliera in acciaio e dal cavo tessile lungo 60 metri. A bilanciare i 40 kg di peso dell’avantreno ci ha pensato il paraurti posteriore con i suoi 60 chilogrammi, anch’esso costruito in ferro con spessore 6 mm, più adatto per la guida in fuoristrada grazie al miglior angolo d’attacco nonostante il peso maggiore rispetto all’originale. Per migliorare l’impianto di illuminazione posteriore, sopra la targa, è stato fissato con apposito supporto un faro da lavoro da 55 watt marca Hella. Alle dotazioni off road, il preparatore ha affiancato anche una robusta struttura tubolare installata a protezione del vano posteriore del pick up: costruito artigianalmente con tubi in ferro del diametro di 6 cm,il roll bar è imbullonato al cassone e al telaio con piastre di supporto in lamiera di dimensioni 5 x 15 cm. Infine, per potenziare le performance dell’LJ si è provveduto a modificare l’impianto di scarico originale a cui sono stati eliminati i silenziatori sostituiti da un unico terminale di uscita diretta collocato al posteriore, sul lato guida del Toyota.

Assetto originale e pneumatici da estremo
Verve corsaiola per questo passo corto di casa Toyota che dimostra di possedere spiccate doti fuoristradistiche destreggiandosi con grande facilità fra twist e guadi su terreni estremi. Spirito off road di cui è dotato già grazie all’ottimo assetto in dotazione di serie a cui è stata affiancata una gommatura specifica per l’off road su fango. L’LJ70 monta infatti, sia all’anteriore che al posteriore, ammortizzatori e molle originali, buon compromesso per la guida su asfalto e in fuoristrada. Pressoché inesistente nell’attuale allestimento, un maggior rialzo dell’assetto permetterebbe però al Land Cruiser serie 70 di guadagnare in escursione con conseguenti vantaggi nei passaggi hard. Proprio per sopperire a questo limite e per ridurre la rigidità del retrotreno, è già stato acquistato il kit completo Old Man Emu con molle e robusti ammortizzatori Nitrocharger, a gas speciale a bassa pressione e a doppia camera di protezione, con rialzo + 4 pollici da installare all’anteriore e al posteriore. Per completare il reparto sospensioni del 2.5 turbo diesel il preparatore ha scelto delle tassellate ricoperte della Ziarelli, modello Extreme Forest, nella misura 285/75 R16, adatte al fuoristrada più impegnativo grazie anche all’ottimo grip su fango. I pneumatici sono montati su cerchi in ferro originali Toyota con offset 0 corredati di distanziali da 3 cm per allargarne la carreggiata.

Elaborazione 4×4 Range Rover 3.9 V8

British style da off road. E’ firmata Raptor, Equipe 4×4, Ashcroft e QT Service la performante elaborazione di questo Range Rover Classic 3.9 V8, con allestimento racing, home made nel garage di casa da Matteo Zuffi, giovane meccanico bolognese che della passione per i motori ne ha fatto la sua professione prima con le moto da cross poi con le quattro ruote motrici. Accanto al Vitara 1.6 8 valvole (presto motorizzato 2.0 6 valvole ed equipaggiato con ponti Land Rover), dal gennaio dello scorso anno Matteo è anche proprietario di questo storico 4×4 del marchio britannico modificato su misura (e in costante evoluzione) con accessori e ricambi prodotti dalle migliori aziende off road. Trecento ore di lavoro hanno trasformato la “regina” di casa Land Rover in un fuoristrada con prestazioni al top per l’off road più estremo grazie anche all’elaborazione del motore e alla scelta di trasmissione e kit sospensioni di ultima generazione. Risultato: un 4×4 dalle performance e dall’affidabilità strabilianti con un assetto da far invidia a chi di trial ne mastica ogni giorno. Un pregio del Range? “Uno solo? Direi che in quanto ad abitabilità interna e confort di guida questo 5 porte non ha rivali! – commenta il preparatore – Per non parlare dell’assetto con cui è stato equipaggiato che lo rende adatto ai percorsi fuoristradistici più impegnativi e allo stesso tempo estremamente scattante su strada senza dimenticare le performance a dir poco eccezionali del V8. Un vero gioiello per divertirsi in fuoristrada!”. Se alla trasmissione un po’ troppo debole si è rimediato con la scelta e l’installazione di alberi rinforzati a doppia crociera, all’ingombro e alla bulloneria in pollici non si è ancora trovato rimedio così come ai consumi un po’ troppo elevati (1 km/lt in off road e 2,5 km/lt su strada). Fra i prossimi interventi in programma su questo 3.9 di serie (portato a 4.6 di cilindrata grazie ad un’accurata sostituzione con ritocco del motore) ci sono la modifica dei puntoni anteriori per aumentare la mobilità del ponte con una soluzione ancora “top secret” progettata da Zuffi, la costruzione del paraurti posteriore oltre ad un vero e proprio restyling estetico che trasformerà la Range da 5 a tre porte per una inedita versione pick up in stile corsaiolo. Sui percorsi off road di Emilia Romagna e Toscana – dove ha dimostrato di possedere tutte le carte in regole per competere con i fuoristrada più preparati – questo V8 (con i colori del club 4×4 Felsinea Off Road) è stato protagonista, con Matteo alla guida e Irene come navigatrice, di decine di raduni e gare trial. Fotografato a Loiano, in quel di Bologna, nell’officina di Riccardo Berti e testato nel campo allenamento a San Benedetto di Querceto, messo gentilmente a disposizione da Massimo Bianconcini, pilota di freestyle e motocross del Daboot Team, ecco tutto quello che c’è da sapere (e che ci è stato svelato) sulla preparazione di questo Range Rover Classic.

Motore da 215 cavalli e look aggressivo
Il benzina 3.9 V8 di serie di questo 4×4 del 1992 è stato rimpiazzato da un più performante propulsore motorizzato 4.2 che, grazie ad una serie di interventi tecnici apportati dal preparatore (fra cui la sostituzione degli iniettori originali con altri maggiorati e quella della pompa benzina con una di portata superiore) ha raggiunto un incremento di cilindrata che attualmente si attesta sui 4600 cc ed eroga ben 215 cavalli. Contestualmente alla sostituzione del motore, il Range è stato dotato di un filtro aria cilindrico della BMC, realizzato su misura per garantire un’aspirazione assolutamente stagna, e di cavi candela siliconici. Modificato e ricostruito in acciaio inox anche lo scarico che si presenta ora di tipo diretto e con uscita laterale. Quasi completamente di serie invece l’impianto elettrico a cui si è scelto però di affiancare alla batteria standard da 80 ampere una Optima rossa sistemata nel vano bagagli. Originali, sia all’anteriore che al posteriore, i freni del Range ad eccezione di quello a mano per cui ne è stato scelto uno a disco prodotto dalla QT Service. Per l’equipaggiamento esterno il fuoristrada di casa Land Rover monta pratici sottoporta tubolari home made ed un resistente paraurti anteriore, sempre di fabbricazione artigianale, realizzato in ferro con spessore 6 mm a cui si è abbinata un’apposita piastra rinforzata con spessore 10 mm utilizzata come porta verricello (un Come-Up DV9000i con cavo sintetico da 30 metri e bocca in alluminio Raptor). Elegante ed aggressivo con il suo tipico look “british style”, il 5 porte (su cui il preparatore ha in programma di intervenire trasformandolo in versione corta pick up) si presenta con una livrea color verde impreziosita solo dall’inserimento di alcuni particolari in alluminio mandorlato scelti anche come rinforzo sulla scocca nell’angolo fra il cofano e il parabrezza. In gomma nera i parafanghini aggiuntivi fissati sopra i passaruota anteriori e posteriori. Grande attenzione è stata poi rivolta al sottoscocca del Range su cui Zuffi è intervenuto con l’installazione di specifiche piastre protettive indispensabili per la guida in off road ad iniziare dal paraserbatoio in alluminio 8 mm by Equipe e dal paratiranteria anteriore, sempre in resistente alluminio spessore 8 mm, prodotto dalla Raptor. A completare l’allestimento sono stati scelti anche un paracrociera e due paradifferenziali in acciaio da fissare all’anteriore e al posteriore, quest’ultimo abbinato ad una pratica slitta paracolpi.

Roll bar e allestimento interno
E’ stato costruito nelle officine della Sassa Engineering e Racing di Ascoli Piceno il robusto roll bar interno realizzato con tubi in acciaio trafilato a freddo E255 installato dal preparatore per garantire maggiore protezione all’abitacolo del Range Rover. Fissata alla scocca con sei punti d‘attacco tramite apposite contropiastre di sostegno, la struttura tubolare, verniciata in nero opaco, è stata progettata su misura per il V8 con tubi diametro 50 mm e spessore 2 mm. In stile racing gli accessori utilizzati per l’allestimento interno del 3.9 ad iniziare dal volante a calice, in pelle nera, firmato OMP, completo di mozzo, scelto in sostituzione dell’originale. Ai sedili anteriori di serie sono state abbinate cinture di sicurezza marca Sabelt a 4 punti ancorate al roll bar e alla scocca del 4×4 con staffe di supporto mentre sono stati completamente eliminati i sedili posteriori per permettere il fissaggio della ruota di scorta e di accessori per l’off road. Semplice e funzionale il cruscotto del Range Rover che si presenta con tutta la strumentazione di bordo necessaria per il fuoristrada. A fianco del volante, in alto, si trovano gli interruttori on/off per azionare il verricello anteriore e posteriore, il clacson e la luce posteriore mentre più in basso, a sinistra dell’impianto radio VDO, sono stati sistemati i pulsanti per attivare i blocchi differenziale anteriore e posteriore ARB. A completare i comandi non manca lo stacca batteria (sotto ai relè) fissato su di un supporto sagomato in alluminio realizzato in officina così come quello scelto per ospitare cambio e riduttore. Sempre in alluminio, la piastra poggiapiedi antiscivolo installata sul lato passeggero. Per permettere l’alloggiamento di verricello e accessori vari nel vano bagagli è stata progettata ed installata un’apposita struttura in legno, con spessore 8 mm, suddivisa in tre scomparti: in quello più grande è stato fissato il Come-Up DV9000 completo di 30 metri di cavo metallico e rulliera mentre nei due più piccoli trovano spazio il compressore bicilindrico TMax da 150 litri al minuto, 4 strop di varie lunghezze, grilli per il traino, cassetta degli attrezzi, manometro per il gonfiaggio dei pneumatici, tuta impermeabile e luce portatile. A fianco del gavone in legno troviamo una binda Hi-Lift da 150 cm mentre sul tubo diagonale di rinforzo del roll bar è stata fissata, con corde elastiche, una pratica pala in acciaio. Il lato destro del bagagliaio, sopra il passaruota, ospita invece l’impianto necessario per l’azionamento dei blocchi ARB a cui il preparatore ha aggiunto un serbatoio supplementare da 3 litri specifico per gonfiaggio pneumatici. A completare l’equipaggiamento interno del 3.9, una batteria marca Optima installata sul lato sinistro del bagagliaio con apposita staffa di supporto.

Assetto e trasmissione da estremo con pneumatici Lerma Gomme 
Sono dei robusti ORAP + 10 cm, con stelo maggiorato, gli ammortizzatori scelti da Zuffi per equipaggiare all’anteriore e al posteriore il Range Rover in sostituzione di quelli di serie: pressurizzati a gas azoto, sono a doppio effetto con taratura rinforzata sia in compressione che in estensione per garantire minor beccheggio e rollio laterale in off road. By Raptor invece le 4 molle da 490 mm (con spessore home made + 25 mm per le posteriori) abbinate agli ORAP per completare il reparto sospensioni che monta anche coni guidamolla posteriori Equipe 4×4, torrette e coni guidamolla anteriori Raptor oltre che attacchi superiori per ammortizzatori posteriori realizzati su misura. Per ripristinare il corretto allineamento del ponte anteriore, mutato per effetto del rialzo dell’assetto, si è scelto di installare una barra panhard artigianale a cui è stata affiancata anche una barra accoppiamento ruote modello rinforzato con diametro 30 mm e testine ingrassabili sempre della Raptor. By Equipe e QT Service invece i puntoni installati sul Range: regolabili quelli posteriori, rinforzati e con caster corretto di 6° quelli anteriori. Modifiche e sostituzioni anche nel reparto trasmissione ad iniziare dal gruppo cambio-ripartitore su cui si è intervenuti installando un 5 marce modello LTT77 con riduttore. Per quest’ultimo se n’è scelto uno con differenziale centrale bloccabile manualmente al posto di quello con differenziale centrale con giunto viscoso. Il preparatore ha poi provveduto a sostituire i semiassi anteriori e posteriori originali con quelli rinforzati costruiti in acciaio legato ad altissima resistenza prodotti dalla Ashcroft di cui sono anche i giunti omocinetici rinforzati (adatti ad un uso estremo del veicolo soprattutto in presenza di blocchi e pneumatici maggiorati). Per evitare le infiltrazioni di acqua e fango e preservare la trasmissione stessa sono state inoltre adottate 4 flange rinforzate per semiassi appositamente studiate per la Range Rover da Raptor 4×4. Anche gli alberi di trasmissione di serie sono stati sostituiti: quello anteriore, con due doppie crociere, è stato costruito ad hoc per il Range dalla Nuova Bologna Motori mentre per quello posteriore, a semplice doppia crociera, si è optato per il modello prodotto dall’Equipe con flangia maggiorata. I differenziali anteriori e posteriori sono degli ARB Air Locker con blocco pneumatico al 100% attivabili e disinseribili tramite l’azionamento degli appositi pulsanti (presenti sul cruscotto del Range) a veicolo fermo ma anche a velocità ridotta. Per i pneumatici sono state scelte delle tassellate modello Trial Extreme della Lerma Gomme nella misura 9.00 abbinate a cerchi in nero opaco modello Dakar 16×7 offset -20 a cui sono stati aggiunti distanziali + 5 cm realizzati artigianalmente per allargare la carreggiata del V8.

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Elaborazione Land Rover Discovery 300 TDI 2.5

OFF ROAD…QUESTIONE DI FAMIGLIA! 
Accessori griffati ma anche home made per l’allestimento di questa Discovery 300 TDI che di chilometri in off road ne ha percorsi a migliaia. Dall’assetto al sottoscocca, ecco tutto quello che c’è da sapere sulla preparazione di questo 2.5 del marchio Land Rover

Se dal Camel Trophy ha preso in prestito snorkel e qualche altro dettaglio in puro stile off road, la protagonista di questo reportage tecnico e fotografico – una Discovery 300 TDI 2.5 versione “Luxury” – ha in realtà più verve da fuoristrada per grandi viaggi e raid che per tradizionali raduni. Non che di chilometri su sterrati e percorsi a trazione integrale non ne abbia macinati a migliaia ma vista la grande attenzione nell’allestimento interno ed esterno che ha interessato tutti i reparti di questo Land Rover, siamo sicuri che sarebbe un 4×4 a dir poco perfetto per affrontare i viaggi più impegnativi.

“Un pregio di questo 300 TDI? Sicuramente il confort sia in off road che su strada ma anche l’affidabilità e le performance che ben gli permettono di destreggiarsi su qualsiasi tipo di tracciato – spiega Roberto Toso, proprietario del fuoristrada e appassionato di motori – Grazie ad alcuni accorgimenti adottati sulla Discovery, fra cui la scelta del paraurti posteriore ribassato, sono riuscito a trasformarla in un 4×4 polivalente e adatto a raduni e viaggi. Il motore è ancora di quelli che non ti piantano mai in asso, il divertimento alla guida è assicurato e lo spazio a disposizione sia nel bagaliaio che nell’abitacolo anteriore è a dir poco sorprendente!”.

Basta fare qualche chilometro a bordo di questo 2.5 – in compagnia di Roberto e del figlio Marco che in tutte le uscite off road al babbo fa da navigatore – per accorgersi dei tanti pregi di questo Land Rover su cui, a dire il vero, trovare dei difetti è piuttosto difficile. Dai raduni alle gare trial negli anni 90 con una Land Rover 88 3^ serie sino alla scuola di guida in off road con un 110, di strada sterrata ne è passata davvero molta per Roberto. Che ora non rinuncerebbe per nulla al mondo alla sua Discovery 2.5. Una passione che ha sapientemente trasmesso al figlio Marco che al primo raduno ha partecipato a soli 3 anni! L’off road? Per loro, una questione di famiglia!

Motore da 120 cavalli 
E’ un 2.5 cc di cilindrata questa Discovery 300 TDI versione “Luxury” del 1998 su cui il proprietario ha realizzato una serie di interventi di miglioria che l’hanno resa ancor più affidabile e performante sia su strada che in off road. Fra le modifiche eseguite Toso ha optato fra l’altro per una variazione sulla pressione della turbina – ora regolata a 1,2 bar – e per l’eliminazione della valvola EGR che hanno portato ad ottenere ben 120 cavalli contro gli 83 originali. Quasi completamente di serie l’impianto elettrico di questo Land Rover ad eccezione delle due batterie al gel da 50 ampere della Exide e del filtro sportivo della BMC alloggiato sul lato destro del vano motore. Sotto il sedile lato passeggero, in un’apposita nicchia, trova spazio un potente inverter della Valex da 1000 Watt facilmente azionabile grazie ad un’apertura realizzata sul lato esterno del sedile stesso. Nel tunnel centrale del cruscotto, proprio sopra la leva del riduttore, il proprietario ha installato un pratico staccabatteria elettronico che serve anche per caricare la seconda batteria che equipaggia il fuoristrada.

Allestimento esterno e interno 
Look sobrio e senza fronzoli per questo 2.5 del marchio Land Rover che grazie all’attenzione dedicata dal proprietario all’allestimento (sia esterno che interno) è sicuramente una delle Discovery più attrezzate attualmente in circolazione sul panorama fuoristradistico italiano. Per il paraurti anteriore Toso ha scelto un bumper rinforzato specifico per uso gravoso costruito in acciaio con spessore 5 mm predisposto anche per l’alloggiamento del verricello, un Come-Up 9000 abbinato a 30 metri di cavo in acciaio. Il posteriore monta invece un paraurti home made del peso di 35 chilogrammi, anch’esso realizzato in acciaio 5 mm, particolarmente adatto all’utilizzo in fuoristrada sia perché più robusto rispetto a quello di serie sia per l’angolo di attacco che favorisce anche le manovre più impegnative. A protezione dei sottoporta sono state installate due barre rinforzate in acciaio 6 mm utili sia per proteggere la carrozzeria della Discovery sia come supporto per la binda. Intervento di modifica anche sul gancio traino di serie spessorato con una robusta piastra artigianale in acciaio di 1 cm ancorata direttamente ai 4 attacchi del gancio. Originale del Camel Trophy lo snorkel scelto per equipaggiare questa Discovery, posizionato sul lato guida, mentre imbullonate alla barra porta tutto sul tetto ci sono 4 faretti supplementari della Hella da 120 W. Al posteriore infine, sempre sul lato guida, troviamo un faro da lavoro con inclinazione regolabile. Per quanto riguarda invece l’equipaggiamento interno di questa Discovery non si può certo dire che il proprietario abbia lesinato in accessori specifici per l’off road e l’outdoor. Il risultato è un 4×4 adatto ad affrontare non solo raduni 4×4 ma anche viaggi ben più impegnativi. Se i sedili e le cinture sono ancora quelli di serie, Toso è intervenuto sulla guida scorri seduta lato guida rialzata di 5 cm grazie all’inserimento di uno scatolato in ferro che ne ha modificato l’altezza. Per il volante si è optato per un modello della Simoni Racing Action a razze completo anche di mozzo della stessa azienda. Sul cruscotto è ospitata tutta la strumentazione di serie di questo 4×4 affiancata da alcuni accessori da off road alloggiati in un’apposita consolle dove ci sono i comandi per azionare il compressore ARB, i blocchi posteriore e anteriore, i fari supplementari anteriori e il faro da lavoro posteriore. Sopra la consolle ci sono due GPS Garmin – il G60 e il Nuvi 801 cartografico/stradale – e il Terratrip con dispaly LCD retroilluminato. A completare l’allestimento dell’abitacolo anteriore ci sono ancora l’impianto stereo Clarion con tv e dvd home theatre posizionati nell’alloggiamento originale mentre nello spazio davanti al sedile passeggero è stato fissato un indispensabile estintore come dotazione di sicurezza. Dietro il sedile lato guida il proprietario ha fissato la binda, una Hi-Lift da 120 cm, mentre fra il cubby box e i sedili posteriori è stata alloggiata una ricetrasmittente CB con microfono. Il capiente vano bagagli (ancora più spazioso quando i sedili posteriori vengono ribaltati completamente in avanti) ospita sul lato sinistro il frigo Waeco da 18 litri oltre a tutta l’attrezzatura da campeggio (tenda, tavolino pieghevole e sedie, barbecue artigianale, fornello e accessori per la cucina…).

Assetto Scola e pneumatici Pneus Elite 
Fiore all’occhiello nell’allestimento di questa Discovery sono il reparto sospensioni e il sottoscocca su cui il preparatore è intervenuto con l’adozione di accessori rinforzati specifici per l’utilizzo fuoristradistico. Sia all’anteriore che al posteriore sono stati scelti degli ammortizzatori Scola con doppia regolazione e serbatoio esterno che hanno permesso un rialzo del fuoristrada di circa 5 cm grazie anche alle robuste molle per uso gravoso. Sugli ammortizzatori è stata inoltre apportata una modifica con la quale gli steli si presentano ora di dimensioni maggiorate rispetto all’originale. L’albero di trasmissione anteriore è quello di una Discovery TD5 con flangia di adattamento sul riduttore mentre quello installato al posteriore è di derivazione Range Rover Classic. Flange, semiassi e giunti all’anteriore sono dell’Ascroft mentre per il retrotreno si sono adottati quelli della Maxi Drive, sempre rinforzati. Il 300 TDI monta anche due blocchi ARB con compressore dedicato installato nel vano motore mentre un portatile monocilindrico della T-Max (alloggiato nel baule) viene utilizzato per il gonfiaggio/sgonfiaggio degli pneumatici. A protezione del sottoscocca ci sono una piastra para tiranteria anteriore e, al retrotreno, un para differenziale con slitta, entrambi realizzati in resistente alluminio. A completare il reparto sospensioni ci sono le tassellate Pneus Elite modello Trakker nella misura 205/80 R16 montate su cerchi in acciaio con offset – 10 utilizzate per i raduni a trazione integrale. L’altro treno di gomme è invece uno stradale della Michelin, nella stessa misura, con cerchi originali Land Rover.

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Elaborazione 4×4 Panda Super 2.0

Rosso Panda, anzi rosso Ferrari. Il paragone la dice tutta. Si, perché la piccola 4×4 di casa Fiat, protagonista di questo servizio fotografico realizzato fra le campagne di Trivero, in provincia di Biella, di grinta ne ha davvero da vendere. Parola di Alberto Bertuzzi (e vederlo alla guida ci ha convinti subito!), che assieme al babbo Benito e ad Alberto Bonino, ha costruito questo grintoso prototipo derivato da una Panda 4×4 motorizzata con due propulsori 1.0 cc da 185 cavalli l’uno. Un progetto, solo il primo di una lunga serie ancora rigorosamente top secret, nato nel 2010 dopo una chiacchierata fra amici con il desiderio di dare un’immagine più moderna al settore fuoristradistico italiano. Detto fatto. Dopo 3 mesi di progettazione e 7 di lavoro tra officina e carrozzeria (ne serviranno ancora alcuni per la messa a punto definitiva), grazie all’esperienza di Bertuzzi & Bonino è nata la Super 2.0 che al look sbarazzino da piccola 4×4 unisce tutta la grinta e l’affidabilità di un proto spinto da propulsori da pista. Perfetta per percorrere (e dire la sua) sui tradizionali tracciati cross country in Italia e all’estero, questa versione “limited” realizzata su base del marchio torinese è stata progettata per adattarsi al meglio a tutte le tipologie di terreno, da quello desertico sino al ghiaccio più estremo. Sospensioni anteriori e posteriori a bracci indipendenti sovrapposti interamente costruiti in lega leggera, cruscotto con plancia comandi su misura, impianto elettrico home made, tubolare alleggerito e 2 motori da 1.0 di cilindrata sono solo alcuni dei punti forti di questo 4×4 high tech che di tecnologia e innovazione ha fatto il suo biglietto da visita. E se come si dice, buon sangue non mente (Benito Bertuzzi è stato 6 volte campione italiano di velocità fuoristrada e 1 di trial mentre Giovanni Bonino ha all’attivo 8 Parigi Dakar, 23 competizioni internazionali e 13 campionati italiani), c’è da scommettere che di questo progetto di Alberto (Bertuzzi) & Alberto (Bonino) se ne sentirà parlare a lungo sui campi di gara. Che questa Panda 4×4 sia agile e scattante lo abbiamo visto con i nostri occhi mentre zigzagava fra alberi e ostacoli naturali della provincia biellese, grinta e performance non le mancano grazie ai motori scoppiettanti di casa Yamaha. E, se possiamo permetterci, fotogenica lo è non poco così maledettamente a suo agio davanti all’obiettivo della macchina fotografica. Insomma, un vero e proprio gioiello (anche di prezzo!) che presto farà il suo esordio per la gioia degli appassionati di off road. Ma scopriamo in dettaglio tutto quello che c’è da sapere su motore e trasmissione, assetto, carrozzeria e accessori scelti per equipaggiare questa Panda Super 2.0.

IL MOTORE E LA TRASMISSIONE
Sono due propulsori da moto 1000 di cilindrata di derivazione Yamaha ad iniezione elettronica, prodotti nel 2006, i due performanti motori che alimentano questa Super Panda 2.0. Alloggiati entrambi all’interno dell’abitacolo del prototipo del marchio Fiat, e più precisamente nello spazio normalmente occupato dai sedili posteriori, non solo sprigionano la bellezza di 185 cavalli l’uno rendendo questa piccola 4×4 decisamente grintosa e scattante ma lavorano entrambi simultaneamente sullo stesso albero di trasmissione poiché nessun altro tipo di applicazione meccanica ne consentirebbe il funzionamento allo stesso numero di giri. Si noti poi che la posizione scelta dal preparatore biellese per alloggiare i due propulsori non è casuale ma dovuta alla necessità di conferire alla Panda un perfetto allineamento di motore e albero di trasmissione. E proprio a permettere l’accoppiamento fra cuore propulsore e sistema di trasmissione è il blocco pignone dotato di corona e di due catene di dimensioni maggiorate rispetto a quelle per il normale utilizzo motociclistico con caratteristiche specifiche per supportare sforzi decisamente gravosi. Saldamente ancorato al pianale e alla struttura protettiva roll bar, tramite supporti in resistente acciaio, nel vano bagagli troviamo collocato l’impianto di raffreddamento della Super 2.0 completo di radiatore di fabbricazione artigianale e di elettroventola, entrambi di grandi dimensioni per via del collegamento con tutti e due i motori che alimentano il prototipo. In quello che normalmente ospita invece il cuore propulsore di un mezzo meccanico, sono stati alloggiati, da sinistra a destra, il servofreno, il serbatoio della benzina che ha capacità di 18 litri e la pompa idroguida con relativa vaschetta serbatoio. Ancorati al telaio, sempre all’interno del tradizionale vano motore, sono stati inoltre posizionati i due serbatoi a gas separati per gli ammortizzatori anteriori della Ohlins con cui si è scelto di equipaggiare il reparto sospensioni di questo 4×4. Fabbricazione by Bertuzzi per i due impianti di scarico, interamente realizzati in resistente inox, adottati sulla Super 2.0 con uscita parallela al retrotreno: per renderli più protetti durante la guida in off road si è inoltre provveduto ad effettuare due tagli sul telaio per permettere il passaggio del tubo di uscita. Grande attenzione anche nel reparto trasmissione dove troviamo l’albero a doppia crociera costruito artigianalmente in materiale specifico per la motorizzata 2.0. Prodotti dall’azienda modenese Transtad i differenziali autobloccanti con comando automatico, all’80% al posteriore e al 30% all’anteriore, scelti per la Panda 2.0 che mostra più aderenza e stabilità sui tracciati fuoristradistici. Sul differenziale posteriore è stato alloggiato il meccanismo formato dai due motori neri che permettono alla Panda di inserire ed effettuare le manovre di retromarcia. Ad affiancare il sistema trasmissione, un cambio a 6 marce sequenziali composto per esattezza da ben due cambi distinti accoppiati tramite leveraggio, anch’essi marca Yamaha come i due motori. Interamente realizzato su misura anche l’impianto elettrico sdoppiato in due per adattarsi al meglio ad entrambi i motori. Si distingue poi la parte del sottoscocca dove trovano spazio le 2 batterie da 50 ampere 12 v l’una destinate ai comandi e all’avviamento del motore. Posizionata sempre nel sottoscocca, sul lato anteriore sinistro, c’è infine la scatola guida di questa 2.0 cc dove sono ben visibili tutti i raccordi in alta pressione segnati con cera per individuarne a colpo d’occhio eventuali allentamenti.

LE SOSPENSIONI E I FRENI
In questo reparto troviamo un eccellente intervento realizzato dal preparatore che ha portato ad ottenere come risultato finale, sia all’anteriore che al posteriore, un mezzo con sospensioni a bracci indipendenti sovrapposti costruiti in lega leggera. Gli ammortizzatori scelti per equipaggiare la Panda sono dei performanti Ohlins modello ORQ con doppia regolazione, sia in estensione che in compressione, affiancati da molle coassiali e dotati di serbatoi gas separati alloggiati, per l’avantreno, nel vano motore e, per il retrotreno, nel vano bagagli dove sono staffati alla struttura portante del roll bar. Gli ammortizzatori vengono tarati direttamente sul campo di gara a seconda del tipo di percorso e di carico del carburante. Realizzati artigianalmente dalla ditta Prina Ingranaggi di Ponderano, in provincia di Biella, i semiassi costruiti in materiale Maraging, un acciaio speciale a base di ferro (con aggiunta di cobalto e nichel) particolarmente apprezzato e utilizzato nel settore racing per la sua elevata durezza e per la malleabilità che ne permette un’ottima lavorazione. In resistente lega i trapezi (due per ogni ruota) scelti per equipaggiare la Panda. Di fabbricazione Brembo i dischi auto ventilanti completi di pinze rinforzate della Girling adottati per il reparto freni anteriore e posteriore. Tutta la raccorderia dei freni (così come quella dei tubi ad alta pressione) è stata realizzata dalla ditta Allegri di Milano. Nel sottoscocca Bertuzzi ha infine deciso di utilizzare 3 piastre di protezione, facilmente scomponibili fra loro, per permettere rapidi interventi di montaggio/smontaggio necessari per la manutenzione al mezzo. Realizzate in resistente materiale ergal con spessore 2 mm, sono alloggiate una all’anteriore, a protezione degli organi di tiranteria, e altre due al posteriore per proteggere il sistema di trasmissione. A completare il reparto sospensioni sono 4 pneumatici tubeless modello Trial Extreme della Lerma Gomme nella misura 195/60 R15 montati su cerchi in lega speciale colore bianco prodotti dalla Arco Sping con offset + 5.

L’ESTERNO
Analizziamo ora l’aspetto esterno di questo 5 porte del marchio torinese su cui, ad un primo sguardo, sembra non siano state effettuate modifiche sostanziali rispetto al mezzo di serie. Esaminando in maniera più attenta la Super 2.0 ci si accorge invece degli importanti interventi a livello di carrozzeria eseguiti nell’officina biellese di Alberto Bonino che di questa Panda 4×4 ha saputo conservare sapientemente il look originale adattandolo alle esigenze corsaiole con l’impiego di materiali specifici. Telaio tubolare e scocca in acciaio, vetroresina, carbonio e plastica sono infatti il fiore all’occhiello del proto motorizzato Yamaha. Il progetto iniziale ha previsto l’intervento su una scocca Fiat Panda 4×4, completamente priva di accessori interni, svuotata totalmente del pianale con tutta l’attenzione del caso per non tagliare punti fondamentali al sostegno di porte e parabrezza. Una volta ottenuto il guscio esterno, Bonino ha provveduto ad inserire nella parte anteriore e posteriore della 4×4 le parti appositamente costruite in resina e carbonio che hanno permesso di ottenere come risultato finale un mezzo estremamente leggero che pesa circa 1100 kg. A completare il rifacimento esterno è stata la verniciatura della scocca, in cabina forno, da cui il mezzo è uscito completamente rifinito e di colore rosso. Originali Fiat, anche se modificati ad hoc in base alle necessità, i paraurti anteriore e posteriore scelti per completare il look della Panda su cui il preparatore è intervenuto effettuando alcuni “tagli” che, grazie al conseguente ribassamento delle stesse protezioni, hanno permesso di ottenere un migliore angolo di attacco e di uscita fondamentali nella guida off road. Per l’apertura del vano motore Bonino ha scelto di utilizzare un pratico tirante sgancia cofano alloggiato, in posizione protetta e fuori da occhi indiscreti (almeno sino ad ora!), nel sottoscocca anteriore lato guida. In plastica elasticizzante color nero opaco i quattro parafanghini anteriori e posteriori, con larghezza 30 cm, scelti per equipaggiare la Panda: decisamente più aerodinamici e resistenti agli urti rispetto a quelli originali, questi parafanghi maggiorati contribuiscono anche a conferire un look più aggressivo al piccolo 4×4. A garantire maggiore protezione alla carrozzeria della Panda ci sono poi le due barre sottoporta realizzate artigianalmente su misura in acciaio ad alta resistenza con tubolare del diametro di 50 mm e fissate al telaio tramite apposite staffe di sostegno. Sul tetto della Super Panda troviamo infine due pratiche e funzionali barre porta tutto.

L’INTERNO
In un prototipo come la Super Panda 2.0 non potevano mancare preziosi accorgimenti dettati dalla praticità e dalla funzionalità nella realizzazione e nell’allestimento dell’abitacolo interno che si presenta estremamente sobrio ma altamente tecnologico con tutta la sua strumentazione da gara. Innanzitutto grande attenzione è stata dedicata alla costruzione del roll bar protettivo, realizzato artigianalmente nell’officina Bertuzzi in resistente cromolibdeno e poi rifinito con verniciatura bianca, caratterizzato da centine principali del diametro di 50 mm e traverse aggiuntive di 40 mm come richiesto dal vigente regolamento Fia. Ancorata su 8 punti al telaio della Panda, la struttura tubolare installata all’interno della Panda ha doppia funzione: garantire la massima protezione alla parte anteriore dell’abitacolo e al pilota e fungere da supporto per il fissaggio del gruppo radiatore/elettroventola con cui è equipaggiato il mezzo nel vano posteriore. Ciliegina sulla torta nella personalizzazione di questo 4×4 motorizzato Yamaha è sicuramente il cruscotto, dalla linea essenziale, costruito ex novo dal preparatore. Da sinistra a destra trovano spazio tutti i comandi on/off per la gestione di pompa benzina, pompa tergi cristallo, tergicristallo, interfono, radio per comunicazione con i tecnici a terra, ventola riscaldamento, ventola raffreddamento, clacson, luci e idroguida elettrica (al momento solo l’ultimo interruttore switch è ancora inutilizzato). Il cruscotto, a sinistra del volante, ospita anche lo stacca batteria, i contagiri (uno per motore) ed una porta usb utilizzata come presa diagnosi, collocata in posizione protetta sotto il contagiri, per collegare la Panda al sistema telemetrico utilizzata per risolvere via internet tramite programmi specifici eventuali problemi al motore. Sull’estrema destra della plancia sono state inoltre collocate la presa 12 v e la scatola fusibili principale. Originale Fiat la pedaliera in acciaio rivestito con materiale antiscivolo scelta per completare l’equipaggiamento interno del proto di casa Bertuzzi. Per il volante il preparatore ha optato per un modello specifico da rally dell’italiana OMP, con forma a calice a 2 razze scoperte anodizzate, in pelle liscia color nero e cuciture gialle, del diametro di 350 mm e impugnatura circolare di 30 mm. Il sedile, avvolgente e con schienale reclinabile, è rivestito con tessuto color nero resistente all’abrasione, ha struttura tubolare in acciaio ed è completato da 3 fori passa cintura. E’ alloggiato su guide scorrevoli con staffe distanziali regolabili in altezza sempre by OMP. A completare l’equipaggiamento dell’abitacolo anteriore ci sono le cinture di sicurezza, nere con inserti gialli, a 6 punti di attacco omologate Fia. Ai piedi del sedile, fissato al pianale della Panda, c’è anche l’estintore della capacità di 3 kg che completa la dotazione di sicurezza del mezzo. Per i finestrini laterali e il lunotto posteriore sono state adottate cinque reti di sicurezza, in nastro di nylon color nero, con maglia di misura 60×60 mm.

I PREPARATORI
Officina Bertuzzi – Zona Privitero, 303/F – 13835 Trivero (Biella) – Tel. 015/7387763
www.bertuzzi4x4.it – bertuzzi4x4@libero.it

Referenti: Alberto e Benito Bertuzzi
Inizio attività: Fine anni 50
Specializzazione: Costruzione prototipi fuoristrada e preparazioni off road

Carrozzeria Bonino – Strada delle Azalee 19 – 13900 Biella – Tel.015/2531200
Referenti: Alberto e Giovanni Bonino
Inizio attività: 1943
Specializzazione: Allestimenti veicoli speciali (ambulanze, forze dell’ordine, protezione civile) e fuoristrada (rialzi, rinforzi e preparazioni per competizioni)

LE MODIFICHE E I COSTI 

MOTORE E TRASMISSIONE
2 motori Yamaha 1000 e 2 cambi a 6 marce cc 6000
Impianto elettrico 1000
Albero di trasmissione a doppia crociera 900
2 scarichi in inox artigianale 600
Radiatore 400
Elettroventola 300
2 autobloccanti Transtad 80% post. e 30% ant. 2600

SOSPENSIONI E FRENI
4 ammortizzatori con molle coassiali Ohlins 4800
4 semiassi 1800
8 trapezi 3200
Impianto frenante ant. e post. con 4 dischi auto ventilanti e pinze 4000
Sottoscocca in ergal 850
4 pneumatici Lerma Gomme 440
4 cerchi Arco Sping 920

ESTERNO
Carrozzeria 6000
Parafanghi ant. e post. 120
Paraurti ant. e post. 600
Barre sottoporta 300

INTERNO
Roll bar in cromolibdeno 2500
Cruscotto con plancia e interruttori 1000
Volante OMP 165
Sedile OMP 520
Staffe sedile OMP 200
Cinture OMP 6 punti 500
Pedaliera 300
Prezzi in euro Iva inclusa, manodopera esclusa

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Elaborazione 4×4 Suzuki SJ413

Performante, grintoso ed estremamente maneggevole. Come a dire: nato per l’off road. Equipaggiato ed allestito in versione pick up dal bolognese Lorenzo Menetti, da tre anni proprietario/preparatore di questo SJ413, il 3 porte di casa Suzuki si è dimostrato così a suo agio su tracciati hard e piste sterrate tanto da partecipare ad una gara del Campionato Italiano Trial 2010 organizzato dalla Federazione Italiana Fuoristrada. Un esordio di tutto rispetto quello nella stagione sportiva in corso che ha convinto Menetti a migliorare alcuni dei punti deboli (ben pochi a dire la verità!) dell’SJ per poter così partecipare a tutto il campionato motoristico – specialità trial – nel 2011. Con i 90 cavalli erogati dal motore 1.6 derivato da un Vitara 8 valvole a iniezione (con cui è stato sostituito il 1.3 a carburatore originale), questo Suzuki ha guadagnato in potenza grazie anche ad alcuni altri accorgimenti tecnici fra cui l’installazione, al posto di quello di serie, di un filtro sportivo in carbonio ad alto rendimento che ne migliora decisamente l’accelerazione. Assettato con ammortizzatori Zanfi (stessa azienda che ha fornito albero di trasmissione, kit shacle-reverse, slitta para riduttore, bloccaggio differenziale permanente….), per il tre porte Suzuki il preparatore ha scelto accessori e ricambi delle migliori aziende italiane e straniere fra cui Old Man Emu (per le balestre), Traction 4×4 (giunti omocinetici a 26 cave), ARB (blocco), DG Tuning (body lift) e Raptor che si è occupata principalmente della costruzione del roll bar in acciaio tubolare. Difetti e pregi dell’SJ? “Sicuramente il poco sterzo dovuto ai giunti omocinetici maggiorati che in fase di sterzata toccano la sede del ponte oltre al blocco del differenziale posteriore permanente che crea qualche difficoltà nelle manovre strette soprattutto quando ci si trova in contro pendenza – spiega Menetti – Fra i pregi invece l’assetto morbido che, legato alla leggerezza del Suzuki, fa sì che nei passaggi off road l’SJ sia molto performante a discapito invece della guidabilità su strada che risulta più instabile. Anche l’adozione del nuovo motore 1.6 ha migliorato e non poco le prestazioni di questo 4×4 sia in termini di potenza che di linearità di erogazione dovuti all’iniezione con un aumento della coppia anche ai bassi regimi”. Come ogni fuoristrada che si rispetti, anche questo pick up made in Japan è in costante evoluzione tant’è che sono già in programma interventi di miglioria come spiega il proprietario: “Sono in preparazione dei nuovi ponti di derivazione Samurai, più lunghi rispetto agli attuali di 8 cm, su cui verranno apportate alcune modifiche. Al posteriore, rinforzato, sarà abbinato un sistema traente di semiassi che, abbinati a nuovi supporti ruota, permetteranno di montare mozzi anteriori con specifici dischi freni e pinze. A completare il retrotreno ci sarà la sostituzione del blocco fisso con uno pneumatico di casa ARB. Si andrà poi a modificare il ponte anteriore lavorando all’interno delle sedi dei giunti omocinetici per risolvere gli attuali problemi di sterzata risaldando anche gli attacchi del ponte con un’inclinazione diversa rispetto a quella attuale”. Ecco in dettaglio tutto ciò che c’è da sapere sulla preparazione di questo passo corto di casa Suzuki con verve corsaiola.

Motore da 90 cavalli e trasmissione rinforzata 

Sull’SJ del 1989 motorizzato di serie 1.3 cc, 8 valvole a carburatore, il preparatore ha scelto di installare un più performante propulsore 1.6 cc ad iniezione di derivazione Vitara che permette ora al 4×4 di casa Suzuki di erogare una potenza di 90 cavalli: al nuovo motore sono state inoltre abbinate centralina originale e cablaggio elettrico del Vitara stesso adattati e modificati “ad hoc” per il 413. Per garantire un maggiore incremento di potenza, il filtro aria originale del Suzuki è stato sostituito con uno di marca BMC, a cono intubato, realizzato in carbonio e completo di manicotti siliconici: lavabile e ad alto rendimento, questo filtro sportivo grazie alle sue caratteristiche tecniche è particolarmente adatto su 4×4 che richiedono migliorie in fase di accelerazione. Si è poi provveduto a spostare l’impianto di aspirazione, alloggiato originariamente nel vano motore, all’interno dell’abitacolo del tre porte. Visto l’utilizzo decisamente racing di questo SJ si è optato per l’adozione di una frizione sinterizzata e con spingidisco rinforzato distribuita dalla Centerforce. Il cambio è rimasto invece quello originale mentre il riduttore, equipaggiato con il kit di ingranaggi delle super ridotte 4.16:1 della Traction 4×4, è stato rinforzato esternamente grazie all’istallazione di una slitta by Zanfi.it, fornita di appositi supporti, per proteggerlo dagli urti. Per permettere l’alloggiamento della piastra para colpi è stato necessario modificare artigianalmente il tamburo del freno a mano che nell’SJ è collocato di serie in uscita dal riduttore. Di costruzione “home made” la flangia di accoppiamento motore-cambio. Fra gli altri interventi realizzati sull’SJ413, l’aggiunta dell’idroguida realizzata combinando e adattando fra loro alcuni componenti ad iniziare dalla scatola guida derivata da una Opel Omega (decisamente più robusta rispetto a quella del Vitara) a cui è stata modificata su misura la pitman-arm mentre per la pompa dell’olio se n’è scelta una sempre di derivazione Vitara. Per ottimizzare l’uscita dei gas di scarico si è infine provveduto a ricostruire totalmente l’impianto utilizzando un collettore della Calmini 4-2-1 completo di scarico di costruzione artigianale con tubazione diametro 40 mm e silenziatore centrale con uscita lato guida preso da un Land Rover Defender. Per il reparto trasmissione, se l’albero posteriore è rimasto originale, sull’anteriore si è deciso invece di intervenire scegliendo di installarne uno rinforzato e con maggiore corsa prodotta dalla Zanfi, più lungo di 4 cm rispetto a quello in dotazione di serie.

Allestimento interno ed esterno 

Essenziale ma decisamente racing l’interno di questo tre porte di casa Suzuki che si presenta con un cruscotto completamente modificato con l’adozione, anche in questo caso, del gruppo strumentazione di derivazione Vitara così come per l’impianto elettrico su cui si è intervenuti integrando le parti mancanti con altre costruite artigianalmente su misura. Al centro della plancia, su di un supporto in alluminio spessore 2 mm, ci sono i comandi on/off per azionare compressore e bloccaggio differenziale posteriore ARB. A completare la strumentazione non mancano l’indispensabile ricetrasmittente CB con antenna (fissata all’apposito supporto posizionato sullo sportello posteriore del pick up) e l’impianto stereo marca Sony con casse laterali. I sedili sportivi anteriori sono dei Simoni Racing con schienale regolabile, montati sulle guide scorrevoli in dotazione modificate con alcuni componenti home made mentre i posteriori sono stati completamente eliminati. A 4 punti le cinture della Sparco fissate anteriormente agli attacchi originali dell’SJ413 e posteriormente direttamente alla scocca tramite fazzoletti di lamiera rinforzati. In sostituzione del volante di serie se n’è scelto uno a calice in pelle nera con inserti in alluminio, con diametro inferiore rispetto a quello originale: tutto Simoni Racing con mozzo e copri mozzo by Sparco. Per la pedaliera il preparatore ha scelto un kit Lampa modello “Imola” in lega di alluminio con inserti interni in gomma antiscivolo. Particolare attenzione è stata poi dedicata alle dotazioni di sicurezza che hanno portato all’installazione di un robusto roll bar interno di fabbricazione Raptor: la struttura tubolare, con diametro 50 mm, vincolata alla scocca con 6 punti di ancoraggio ulteriormente rinforzati con supporti in lamiera, è stata completata con l’aggiunta, sopra i sedili anteriori, di una piastra in alluminio (spessore 3 mm) a garanzia di una maggiore protezione per pilota e co pilota in caso di ribaltamento nell’off road più estremo. La scocca, fissata al telaio con un body lift di 5 cm della DG Tuning, ha subito un profondo intervento di restauro: completamente sverniciata all’interno, ha visto la sostituzione di tutte le parti in lamiera arrugginite per poi essere completata con uno strato di vernice antiruggine e uno di vetroresina. All’anteriore è stato installato un paraurti (sempre by Raptor) sagomato realizzato con elementi tubolari di diametro 75 mm completo di verricello, in questo caso un Mile Maker 9000 lb con cavo in acciaio da 30 metri e rulliera guida cavo. Sostituito anche il paraurti posteriore che ora si presenta con un robusto tubolare dalla linea essenziale realizzato artigianalmente con diametro 75 mm.

Sospensioni, sottoscocca e sterzo 

Il reparto sospensioni è quello che, assieme al sottoscocca, ha subito la trasformazione più radicale e che di conseguenza caratterizza maggiormente questo SJ. Sia all’anteriore che al posteriore il preparatore ha scelto degli ammortizzatori + 3 pollici della Zanfi: bitubo olio e gas, hanno fermo interno di ritorno in gomma e sono completamente revisionabili. Al retrotreno è stato installato un kit shacle-reverse (sempre by Zanfi) che ha permesso di spostare l’alloggiamento del biscottino nella parte posteriore della balestra stessa: grazie all’interasse maggiorato dei fori di supporto, specifico di questo kit, è stato possibile adottare per l’SJ413 delle balestre posteriori più lunghe di 6 cm rispetto a quelle originali. Sia l’anteriore che il posteriore monta delle Old Man Emu + 5 cm a 6 fogli abbinate a biscottini boomerang + 60 mm, necessari questi ultimi per ripristinare il corretto angolo di lavoro delle balestre maggiorate. Fra ponte e balestra è stata poi inserita una piastrina in alluminio realizzata artigianalmente per spostare il ponte anteriore in avanti di circa 3 cm (assicurando così un avanzamento totale di 6 cm) che, oltre ad evitare che il pneumatico vada a toccare il passaruota durante i twist, migliora anche notevolmente l’angolo di attacco del Suzuki. Per correggere il riposizionamento del ponte sono state sostituite le slitte originali a cui sono fissati gli ammortizzatori scegliendo uno specifico kit by Zanfi. Sul ponte anteriore si è intervenuti infine con l’installazione di un blocco del differenziale ARB a 26 cave a cui sono stati abbinati semiassi e giunti omocinetici rinforzati a 26 cave della Traction 4×4 in sostituzione degli originali. Per il ponte posteriore si è invece optato per un bloccaggio differenziale permanente (Zanfi) realizzato con trattamento termico. A completare l’assetto sono delle performanti Trial Extreme della Lerma Gomme nella misura 235/75 R15 montate su cerchi in acciaio. In alternativa il preparatore sceglie delle Supercross by Tagom 7.00 R16. Modifiche infine anche per il reparto sterzo dove le barre in dotazione di serie sono state sostituite con altre rinforzate in acciaio e con giunti ingrassabili.

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Elaborazione 4×4 Daihatsu Rocky 2.8 F70

Look sobrio ma verve decisamente corsaiola per la Daihatsu Rocky motorizzata 2.8 in gara nel Campionato Italiano Cross Country Rally 2010 con i colori della scuderia modenese “Tuareg Team 4×4” di Andrea Debbi, pilota e team manager con la passione, neanche a dirlo, della meccanica e delle quattro ruote. Di fabbricazione giapponese, questo performante modello F70 del 1988 con alimentazione a gasolio e 150 cavalli di potenza (contro gli 80 in dotazione di serie), è sceso in pista sui tracciati dell’Italian Baja di Pordenone per la prima ufficiale dell’equipaggio Chiara Zoppellaro e Lidia Gecchele, pilota e navigatrice del “Pink 4×4 Italia”, che ha conquistato un prestigioso 3° piazzamento nella categoria TH tra i fuoristrada di scaduta omologazione. Allestito ed elaborato nell’officina “Centro Tecnauto” di Maranello (via Dino Ferrari, 65 tel. 0536.945414 info@testi.reteaut.it), fra le migliori nella preparazione di 4×4 con assetti da competizione, il Rocky è stato protagonista di un restyling a 360 gradi che ne ha migliorato performance ed affidabilità tanto da renderlo uno dei fuoristrada in lizza per la conquista del podio del gruppo TH. Dopo la gara di Pordenone, il 2.8 è tornato a percorrere i tracciati tout terrain del Campionato Italiano nella manche di Parma dove alla guida del 4×4 si è cimentato Debbi affiancato nella navigazione da Chiara Zoppellaro. Risultato: un 1° piazzamento assoluto in TH grazie ad una gara guidata con una tattica al limite della perfezione in ogni sua prova speciale. Merito del pilota, sui campi off road dal 1985 con l’esordio nella terza edizione della Transappenninica con un Toyota Land Cruiser, ma anche del Rocky perfettamente a suo agio su ogni terreno di gara, dai campionati trial a quello del Trofeo Nord Italia sino ad approdare alla massima serie fuoristradistica organizzata dell’Aci Csai. “Fra i tanti 4×4 guidati a livello agonistico, quello a cui sono più affezionato è sicuramente il Rocky che mi ha permesso anche di conquistare le più grandi soddisfazioni sportive – commenta Debbi che in 25 anni di carriera sportiva di 4×4, soprattutto del marchio Suzuki, ne ha portati davvero molti a tagliare traguardi importanti – Con la sua affidabilità e le sue performance, grazie ad un motore estremamente grintoso e scattante, ho conquistato numerose vittorie e piazzamenti prestigiosi nei principali campionati italiani di tout terrain nonostante negli anni del mio esordio con l’F70 i diesel non fossero ancora considerati mezzi competitivi”. Se alle prestazioni eccellenti aggiungiamo anche una guidabilità a dir poco sorprendente per un mezzo che ha dalla sua anche dimensioni compatte, al Rocky di difetti ne restano ben pochi…. “L’unico problema riscontrato inizialmente in gara, ma poi risolto definitivamente con un intervento specifico sugli ingranaggi, riguardava il cambio, precisamente nella terza marcia, che con l’aumento della coppia tendeva a rompersi – conclude il team manager del club modenese – A parte quello direi che di difetti questo 2.8 non ne ha davvero”. Niente male soprattutto se si pensa che questo Rocky, in grado di dar filo da torcere ad altri 4×4 ben più performanti, di anni ne ha ormai 22. Ma vediamo in dettaglio allestimento interno ed esterno, assetto, accessori e dotazioni di sicurezza del 3 porte Daihatsu che ha nel motore e nella sua elaborazione il suo cavallo di battaglia.

Carrozzeria in vetroresina per il propulsore da 150 cavalli 

Come sulla maggior parte dei fuoristrada da competizione, anche su questo 4×4 di fabbricazione giapponese il preparatore ha scelto di alleggerire la carrozzeria sostituendone alcune parti con altre realizzate appositamente in vetroresina, materiale altrettanto resistente ma dal peso decisamente inferiore rispetto a quello della lamiera. Si è così provveduto ad eliminare sia il cofano motore che gli sportelli laterali sostituiti con altri più leggeri dotati, nel caso delle portiere, di pannelli in “lexan” trasparente e antischegge a sostituzione dei tradizionali vetri. Stesso intervento anche per il portellone posteriore che è stato svuotato di tutta la lamiera superflua e alleggerito con policarbonato infrangibile: dai 1650 kg originali si è passati a circa 1550 kg in assetto racing rispettando, ovviamente, tutte le normative richieste dalla Federazione Internazionale Automobile. Se il look del Rocky non è stato protagonista di modifiche estetiche particolarmente evidenti, il cuore propulsore di questo 2750 di cilindrata, alimentato a gasolio con pompa meccanica, ha subito invece profonde trasformazioni ad iniziare dalla sostituzione della turbina originale con una più performante soprattutto ai bassi regimi (passando da una pressione di 0,5 a 1,3 bar) sino all’aggiunta di un intercooler di fabbricazione artigianale completo di tubi in alluminio. Fra gli altri miglioramenti realizzati nell’officina di Maranello si è andati anche a intervenire sulla pompa di iniezione in dotazione di serie a cui è stata aumentata la portata del gasolio permettendo così al Rocky di guadagnare in prestazioni e performance. Per quanto riguarda il filtro aria si è optato per uno in spugna lavabile, più adatto per l’impiego agonistico del 4×4 rispetto a quello di serie, mentre si è provveduto a sistemare l’aspirazione del Rocky direttamente nello sgocciolatoio in modo da renderla più sicura durante l’attraversamento di guadi. L’F70 ha guadagnato una settantina di cavalli passando dagli 80 di serie ai 150 attuali con 360 Nm di coppia a 2500 giri, decisamente più grintosi rispetto alla configurazione originale.

Roll bar artigianale per l’interno stile racing

E’ di fabbricazione artigianale la struttura roll bar a gabbia costruita ad hoc, su specifiche FIA per il 2010, con tubi in acciaio del diametro di 45 mm: ancorato allo scocca, il sistema protettivo garantisce un’ottima protezione a pilota e navigatore in caso di ribaltamento. Per l’allestimento interno del 3 porte sono stati scelti accessori prodotti dalle migliori aziende italiane di off road ad iniziare dai sedili anatomici ed avvolgenti della Sparco, modello Evo 2 Plus, abbinati a cinture a 5 punti della stessa marca, montati sulle slitte guida originali del 2.8. Della Momo invece il volante in pelle scamosciata scelto in sostituzione di quello originale del 4×4 di casa Daihatsu. Per il poggiapiedi lato passeggero, su cui sono stati installati anche i comandi per azionare tergicristalli e clacson, si è optato per un pratico modello in alluminio antiscivolo della OMP di cui è anche il kit composto da tre pedali, con acceleratore standard, adottato come pedaliera per il pilota. Sul cruscotto, sobrio e lineare, trova spazio tutta la strumentazione di bordo a cominciare dal computer rally marca Terratrip, fissato con un’apposita piastra di supporto, a cui se ne affianca un altro prodotto dalla 4Technique, anch’esso posizionato sulla plancia lato passeggero. Fra gli altri accessori troviamo gli indicatori per la pressione del turbo e dell’olio oltre a quelli per la temperatura, di acqua e olio, completati dal crono orologio. Sul tunnel centrale del cruscotto si è inoltre provveduto a posizionare la leva per inserire/disinserire lo stacca batteria. A norme FIA tutta la dotazione di sicurezza che per questo 4×4 di casa Daihatsu prevede un doppio sistema di estinzione specifico per l’abitacolo e il motore affiancato da un pratico estintore di tipo brandeggiabile della capacità di 2,4 litri alloggiato dietro i sedili. Al centro dell’ampio vano bagagli sono stati invece posizionati due pneumatici di scorta, fissati al pianale con apposite cinghie a cricchetto mentre sulla sinistra è stato alloggiato un pratico quanto indispensabile cric pneumatico di derivazione Mitsubishi (per l’esattezza di un Pajero 3.2). Nella tasca del portellone posteriore, anch’esso alleggerito per ridurre il peso di questo 3 porte, non può mancare la valigetta di prima emergenza.

Dall’assetto by Scola ai pneumatici di casa Ziarelli 

Grande attenzione per il reparto sospensioni dell’F70 su cui il preparatore ha scelto di adottare dei performanti ammortizzatori Scola a corsa allungata sia per l’anteriore che per il posteriore, tutti montati il più vicino possibile alle ruote stesse per garantire una migliore aderenza al suolo anche su terreni sconnessi. Le balestre originali sono state irrobustite con l’aggiunta di due fogli lamellari all’anteriore mentre al posteriore si è provveduto a sostituirne uno in dotazione di serie con un altro decisamente più idoneo per una graduale sistemazione dei carichi. A completare il reparto sospensioni sono 6 coperture Ziarelli modello “Competition” nella misura 205/80 R16, ottime per la guida in off road, montate su cerchi in acciaio 7×16 con offset -30. Di serie i freni posteriori del Rocky che si presentano però con ganasce ricoperte con materiale più performante per meglio sopportare le alte temperature. Per l’anteriore invece il preparatore ha optato per freni a disco forati e baffati a cui sono state abbinate pastiglie Ferodo modello racing. Interventi di modifica anche nel reparto sottoscocca dove troviamo una pratica piastra in alluminio con spessore 6 mm indispensabile nella guida in fuori strada. Quasi completamente di serie sia la trasmissione di questo 2.8, a cui è stato aggiunto un autobloccante della Transtad, sia il reparto cambio che presenta modifiche solo agli ingranaggi della terza marcia rifatti ad hoc per rispondere meglio all’aumento di coppia che ne portava troppo spesso rottura ed usura. Rivisto anche il reparto sterzo con l’adozione di barre rinforzate così come il ponte anteriore su cui si è provveduto ad effettuare una serie di interventi di consolidamento strutturale. Modificata e resa decisamente più diretta e performante anche l’idroguida del Daihatsu del “Tuareg Team 4×4” tramite l’allungamento del braccio dello sterzo. Minimo l’allestimento esterno del 3 porte che si presenta con un paraurti anteriore rinforzato realizzato in alluminio e verniciato di nero, perfetto per migliorare l’angolo di attacco del 4×4, e pratici paraspruzzi in gomma industriale.

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