Alla scoperta del Marocco con una Toyota HDJ100

Pubblicato il 2 Maggio 2012 Categorie: Viaggi 4x4

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di ORW

Alla scoperta del Marocco con una Toyota HDJ100: settemila cinquecento chilometri fra città imperiali, oasi di montagna, palmeti e vecchie fortezze di argilla. Tappa per tappa ecco il reportage di viaggio oltre le colonne D’Ercole. Rigorosamente in Off Road…
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E’ la catena montuosa dell’Alto Atlante, con foreste e nevi perenni, a dividere il Marocco in due mondi: quello a nord delle grandi città storiche, capitali di un impero fra i più affascinanti del continente africano; quello a sud dei villaggi, dei castelli di terra, di pastori, oasi e deserti. Medine sovraffollate con profumi di spezie e tessuti colorati filtrati dalla luce dei mercati coperti dove maestri artigiani cesellano sapientemente ferro e ottone in un’atmosfera squisitamente araba. Berberi in djellaba e donne velate al lavoro nelle oasi sperdute fra i grandi spazi del Sahara occidentale, minuscoli villaggi di pescatori incastonati fra rocce e scogliere da raggiungere percorrendo le spiagge ventose dell’Atlantico. Muri ormai diroccati di vecchie fortezze in terra color ocra racchiuse fra palmeti, angoli di un Marocco così diversi fra loro eppure così simili quando si lasciano scoprire ed ammirare con segretezza per quell’asfalto che passa accanto ma spesso li ignora. Un viaggio reportage alla scoperta di alcune fra le regioni custodi delle tradizioni più vere di questo paese, un percorso che accompagna dalle montagne innevate del nord sino alle calde dune di Merzouga, nell’erg Chebbi. Settemila 500 km in solitaria fra asfalto, piste e sabbia attraverso il territorio marocchino alla guida di una Toyota Land Cruiser HDJ100 – equipaggiata con pneumatici BF Goodrich All Terrain e in allestimento da raid per Africa – per ripercorrere le rotte del glorioso passato da mille e una notte.

Da Tangeri a Safi fra le bellezze della costa atlantica
A Tangeri, porto marocchino che mette in comunicazione Africa ed Europa (tratta Genova-Barcellona-Tangeri con Grandi Navi Veloci), si respira un’atmosfera quasi bohemien grazie a scrittori ed artisti che l’hanno resa protagonista nel corso dei secoli. Dopo le formalità doganali, il viaggio ha inizio verso Cap Spartel raggiunto attraversando La Montagne, sobborgo occidentale della città araba immerso nel profumo di eucalipti e mimose. All’altezza del capo, il più a nord ovest dell’Africa, sorge il promontorio con il faro del 1865 da cui si gode una vista mozzafiato sull’oceano. Pochi km a sud ovest di Cap Spartel meritano una visita le Grotte d’Ercole, ad Achakar, dove l’acqua del mare ha scavato strabilianti insenature nella scogliera tanto da modellare l’ingresso alle caverne come una cartina rovesciata dell’Africa. Da Asilah, con il suo variopinto mercato di frutta e verdura, il raid si dirige verso Larache, di impronta araba e andalusa, dove per raggiungerne il vecchio cuore si percorre Place de la Liberation, vera e propria plaza spagnola, attraversando Bab el-Khemis con il suo tetto di tegole laccate. Proseguendo lungo la strada costiera che affianca l’autostrada si raggiungono Kenitra e Mehdya Plage (incantevole per una sosta pic-nic) prima di arrivare a Rabat, capitale del Marocco. Con cupole, minareti e terrazze dalla splendida vista, Rabat si affaccia sull’Atlantico innalzandosi di fronte a Salè, al di là del Wadi Bou Regreg. Partendo da Avenue Mohammed V si può bighellonare nelle strette viuzze della medina, costruita nel XVII secolo per accogliere i rifugiati andalusi, ora traboccante di botteghe di tappeti, tessuti e lana dove ammirare gli artigiani che tessono stoffe preziose con vecchi telai. Per i più golosi, qui si possono gustare squisiti torroni alle mandorle e al miele, sorseggiando succo di canna da zucchero, mentre si passeggia per la kasbah degli Oudaia, luogo preferito dagli abitanti di Rabat dove ancora oggi si respira il fascino della città imperiale. L’ingresso all’imponente fortificazione è dalla Grande Porta degli Oudaia (o dalla Piccola Porta poco più in basso) che accompagna sino al giardino andaluso, in primavera paradiso di profumi con zagare e gelsomini. Per raggiungere Rue Jemaa, la via principale, basta curiosare fra queste stradine con vecchie case dipinte a intonaco bianco e blu: da non perdere una sosta alla “casa della fortuna”, sul cui muro spicca l’immagine di un gatto. La tradizione vuole che prima di partire per la Mecca, un pellegrino nascose tutta la sua fortuna in casa: non rientrato, gli abitanti, nonostante la miseria, accolsero fra le mura un gatto affamato che grattando il pavimento fece scoprire il ricco tesoro…. Da quel giorno la casa si chiama Dar Baraka. Lasciata Rabat, ecco Casablanca dove una visita alla moschea Hassan II (ingresso 100 DH a persona con guida) merita da sola tutto il viaggio. Inaugurata nel 1993, è un vero e proprio inno all’architettura e all’arte decorativa marocchina con stucchi, piastrelle zellij, pavimenti in cedro dipinto, particolari in marmo, onice e travertino. Dal minareto, 25 metri di larghezza e 200 di altezza, faro dell’Islam, vengono proiettai due raggi laser che arrivano sino a 30 km di distanza per indicare la direzione della Mecca. Il raid porta ora ad Azemmour, 80 km a sud di Casablanca, racchiuso nella morsa di una muraglia che sovrasta l’estuario del fiume Oum Er Rbia: città di artisti, come testimoniano le numerose facciate dipinte, vi si incontrano ancora le vestigia della dominazione portoghese con blasoni e scudi con insegne reali. La bussola indica sud mentre Toyota ed equipaggio si dirigono verso El Jadida e Safi. Nella prima città, anch’essa di impronta portoghese, non si può non concedersi una passeggiata nella graziosa medina dall’atmosfera barocca che racchiude al suo interno una bella cisterna per l’acqua piovana. Per sentirsi come a casa ecco la maison d’hotes di Massimo (Rue Joseph Nahon 7 – el************@ho*****.fr), gondoliere di Venezia trasferitosi a El Jadida, dove nelle piccole boutique si trovano splendide stoffe tessute a mano, brocche in ceramica dalle sfumature rossastre e gioielli di un tempo. La strada costiera, con un paesaggio sempre più desertico animato solo da greggi di pecore e dromedari, accompagna a Safi, famosa in tutto il mondo per le sue ceramiche e per la pesca alle sardine (assaggiate le polpette al pomodoro!).

Città imperiali, riserve naturali e fortezze d’argilla
Dopo una sosta a Souria Kedima e a Bhibah Plage, la Toyota scende in spiaggia per affrontare un primo tratto impegnativo di guida off road sulla sabbia atlantica. La direzione è ora verso Essaouira, cinta di mura fortificate oltre che porto di pescherecci sorvolato da nugoli di gabbiani e dimore bianche dai tetti piatti e dagli infissi blu. Una città fuori dal tempo dove visitare bastioni portoghesi, perdersi nel quartiere ebraico e curiosare dove ancora oggi si costruiscono le tradizionali barche a forma di sambuchi. Il viaggio prosegue verso Agadir lungo 175 km di strada costiera fra le più panoramiche dell’Atlantico attraversando Smimou con le sue cooperative femminili dove si producono olio d’argan e squisite marmellate con miele e mandorle. Davvero imperdibile una passeggiata al porto di Tafelnay da raggiungersi lungo una stretta strada asfaltata di 14 km. Da Imsouane, suggestivo angolo di oceano scelto dai surfisti per le onde che si srotolano per oltre 800 metri, si arriva prima a Tamri (impressionante l’immenso bananeto che sorge all’imbocco del fiume) e poi a Taghazout, a ridosso della montagna. Ecco Tifnit, 40 km a sud di Agadir, grazioso villaggio di pescatori raccolto in una baia con case di epoca trogloditica: gli ultimi 400 metri si percorrono a piedi sulla spiaggia. Qui si ha davvero l’impressione di essere fuori dal mondo. Poco più a sud, si estende per 1200 ettari la riserva dello ouadi Massa, vero paradiso per gli appassionati di birdwatching dove osservare fenicotteri, ibis calvi, aironi cenerini e anatre. Il raid fa tappa a Marrakech che accoglie nella medina centrale con piazza Jemaa El Fna (da non perdere il succo d’arancia delle bancarelle), alla sera affascinante quanto immenso ristorante all’aperto con specialità marocchine (si cena in due con una decina di dirham). Prima di proseguire per le cascate d’Ouzoud non deve mancare una visita alle bellezze di Marrakech: dalla moschea Koutoubia, con il minareto del XII secolo che sovrasta la piazza, al grande suk sino al mellah ebraico, a Place des Ferblantiers (acquistate lanterne e specchi di metallo fatti a mano!) e alle concerie dove catturare l’atmosfera di un mestiere tradizionale che sta scomparendo. E per dormire, niente di meglio che un riad della vecchia medina (Riad Zinoun – Derb Ben Amran 31www.riadzinoun.com). Lasciata la RN 8 ci si inerpica con il 4×4 tra le gole del fiume El Abid che accompagna a Ouzoud, considerato (e non a torto) uno dei più bei luoghi naturali da visitare in Marocco: fra alberi di carrube, ulivi e melograni ecco le imponenti cascate a sbalzo con il loro salto di 110 metri. Per raggiungere Ouarzazate e le oasi meridionali, dove il deserto di pietra è interrotto da villaggi verdeggianti in cui crescono palme da dattero e scorrono fiumi sino ai confini del Sahara, si attraversa il passo Tizi n’Tichka, il più alto valico stradale del paese con i suoi 2260 metri d’altitudine. Passati Telouet, Ait Benhaddou (patrimonio Unesco dal 1987 per il suo ksour di terra e canne) e Ouarzazate (da visitare la kasbah di Taourirt), da Agdz con il fuoristrada si imbocca una pista parallela alla strada asfaltata per Zagora (circa 35 km) che corre lungo i bordi del palmeto sull’altra riva del fiume e raggiunge Tansikht: l’itinerario nella valle del Draa è un susseguirsi di fortezze con torri merlettate e vecchi villaggi in arenaria rossa.

Dalle dune di Merzouga al suk di Chefchaouen
Da Zagora (dove dormire al camping Oasis Enchantée…il nome rispecchia alla perfezione il luogo!) la Toyota riprende il viaggio, questa volta verso la gola del Dades su un tratto asfaltato di 60 km che da Boumalne arriva a Msemrir. Oltre non c’è che un sentiero percorribile solo con i 4×4 (fra valli d’altri tempi dove in tende di lana vivono ancora famiglie di berberi) che porta ad est fino alla gola del Todra con dirupi scoscesi alti fino a 300 metri. Da Erfoud, punto di partenza per le escursioni all’Erg Chebbi, si arriva a Merzouga, affascinante oasi sahariana con dune che si estendono per 30 km e raggiungono i 250 metri di altezza, paradiso per l’off road. A ovest del villaggio, si trova il Dayet Srij, grazioso laghetto che si riempie con l’acqua dei temporali invernali, da sempre meta di fenicotteri rosa e cicogne. Si risale verso nord passando per Er Rachidia, centro di impronta francese, da cui iniziano i palmeti dello Ziz che accompagnano al Foum-Zebel, il “tunnel del legionario” scavato nella roccia dai francesi nel 1927: la galleria si apre sulla gola del fiume i cui pendii spettacolari si collegano all’Atlante. Fra le città imperiali merita sicuramente una visita Fès ma ancor di più Meknes, con i bastioni che racchiudono la medina e la storica Place El Hedima, per poi raggiungere Taza, sulle colline più basse del Rif e del Medio Atlante, uno dei luoghi più antichi del Marocco da cui parte l’escursione al parco nazionale Jebel Tazzeka, fondato nel 1950 per proteggere le foreste di cedri. Da qui ci si dirige a Chefchaouen non prima però di aver ammirato i paesaggi del Rif dove incontrare meraviglie della natura con alte montagne, gole, formazioni rocciose e paesi di un tempo (fermatevi a Bab Berret e Bab Taza). Abbarbicata fra due monti, Chefchaouen, costruita nel 1471 da un discendente di Maometto, è famosa per le sue dimore a intonaco bianco e indaco con i tetti di tegole rosse (graziosa piazza Uta el-Hammam). Il raid alla scoperta del Marocco si conclude a Ceuta, enclave spagnola che sorge sullo stretto istmo fra il monte Hacho (leggendaria colonna d’Ercole con la rocca di Gibilterra) e la terraferma da cui ci si imbarca per la Spagna. Con la promessa di ritornare in Marocco per scoprire il fascino del sud, al confine con la Mauritania.

[toggle title=”APPUNTI DI VIAGGIO MAROCCO”]

Forma di governo: Monarchia costituzionale ereditaria
Capitale: Rabat (1.717.000 abitanti)
Città principali: Casablanca, Fes, Marrakech, Agadir, Tangeri, Meknes, Oujda, Kenitra e Tetouan
Popolazione: 33.757.750 abitanti (70 ab/km2)
Superficie: 446.550 chilometri quadrati
Lingua: Arabo, berbero (parlato dal 40% della popolazione), francese e spagnolo
Religione: Islam, cattolicesimo (60 mila fedeli) e ebraismo (15 mila). In tutto il Marocco vige il divieto per i non musulmani di entrare nelle moschee e nei luoghi di culto. L’unica moschea visitabile è la monumentale Hassan II di Casablanca oltre a quella di Tin Mal sull’Alto Atlante lungo il percorso fra Marrakech e Tizi’n Test.
Valuta: Dirham

Geografia: Stato dell’Africa settentrionale, situato nella regione conosciuta come Maghreb, il Marocco deve il suo nome alla città di Marrakech, parola di derivazione berbera (Mur-Akush “Terra di Dio”). Bagnato dal Mar Mediterraneo a nord e dall’Oceano Atlantico in tutto il tratto ad ovest dello Stretto di Gibilterra, il Marocco confina con l’Algeria ad est e sud est e con il territorio del Sahara occidentale a sud. Quattro le enclave spagnole in territorio marocchino che si affacciano sul Mediterraneo: Ceuta, Melilla, Penon de Velez de la Gomera e Penon de Alhucemas. Di proprietà spagnola anche le isole Chafarinas, sulla costa del Mediterraneo 45 km a est di Melilla, e le Canarie, al largo del lembo più meridionale della costa atlantica del Marocco. Le catene montuose dell’Alto Atlante e dell’Anti Atlante ricoprono essenzialmente le regioni settentrionale e centrale del paese, spesso autentiche zone rifugio per i berberi che in quei luoghi inaccessibili hanno meglio salvaguardato la propria identità. Il grande sud del paese si divide in due zone: la prima, dall’oceano ai confini algerini con un marcato andamento sud ovest nord est; la seconda, dal fiume Draa alla Mauritania con le provincie sahariane.

Storia: Abitato sin dalla preistoria dai berberi, il Marocco ha conosciuto la colonizzazione di fenici, cartaginesi, romani, bizantini e arabi. Il dominio delle dinastie islamiche (Idrisidi, Fatimidi, Almoravidi, Almohadi…Alawiti) ha avuto grande influenza a partire dal VII secolo mentre per le prime infiltrazioni coloniali europee bisogna attendere il XVIII secolo. Nel 1912, con il trattato di Fez, il Marocco diventa protettorato francese con un’amministrazione diretta sulla falsariga di quella applicata alla vicina Algeria mentre la Spagna estende il proprio controllo sul Rif e Tarfaya. Nel 1944 viene fondato il partito Istiqlal il cui programma punta all’indipendenza del paese dalla Francia: al termine della seconda guerra mondiale il Marocco chiede appoggio a Stati Uniti e Gran Bretagna per la causa indipendentista raggiunta il 2 marzo 1956. Dal 30 giugno 1999 il re del Marocco è Mohammed VI, figlio di Hassan II.

Gastronomia: Influenze gastronomiche arabe e francesi caratterizzano da sempre la cucina marocchina che ha alla base il tradizionale cibo dei nomadi – pecora, verdure e datteri – con un concentrato di sapori dal dolce al salato. Fra le specialità da assaggiare: la tajine (mix di verdure con carne o pesce, mandorle, prugne, olive, cipolle sottoaceto e fichi oppure nella versione con pollo al limone),il couscous (semola di grano o miglio cotta al vapore), la pastilla (sformato di pasta sfoglia alle mandorle ripieno di carne tritata di piccione, pollo o pesce), l’harira (zuppa di pomodoro, farina, lenticchie, ceci e pezzetti di carne), le brochette (spiedini di carne grigliati sul fuoco) e le kefta (polpette di carne tritata alle spezie). Lungo la costa si possono gustare squisiti piatti a base di crostacei con astice, aragosta e gamberoni oltre a sardine e sogliole. Mandorle, miele e zucchero sono gli ingredienti principali dei dolci marocchini fra cui i gustosi “corna di gazzella” dove la pasta di mandorla si mescola al profumo dei fiori d’arancio. Tipica bevanda, il tè alla menta preparato secondo un antico quanto affascinante rito.

Flora e fauna: Essenze aromatiche e di brughiera, ulivi, ginepri, lecci, querce da sughero, pini d’Aleppo, cedri e tuia sono solo parte della grandissima varietà della flora marocchina che si presenta, di regione in regione, di tipo mediterranea, montana o sahariana. Posto d’onore spetta alla palma da dattero che segna il confine fra la cultura mediterranea e il Sahara. In Marocco ve ne sono circa 5 milioni distribuite nella Valle del Draa, del Dades e nel Tafilalet: la pianta, che può raggiungere i 30 metri di altezza, è sostenuta da un tronco non ramificato e da un fittissimo e profondo sistema di radici. Della palma si usa tutto: il nocciolo macinato da cui le donne estraggono una farina per gli animali; il tronco che è il più comune materiale ligneo dell’architettura delle oasi; i fiori da cui si ricava il vino di palma; le foglie, materia prima per intrecciare canestri e stuoie. Da non dimenticare neppure l’argania spinosa, meglio conosciuta come argan, che ha habit specifico fra la regione di Essaouira e di Goulmine oltre che nelle isole Canarie. Simile all’ulivo per aspetto, ha foglie piccole e rigide, accanto a lunghe spine: dal nocciolo tostato si produce un pregiato olio commestibile e cosmetico apprezzato in tutto il mondo per i suoi effetti benefici sulla pelle. Fra gli animali, se bertucce, sciacalli e linci abitano ancora le regioni montuose, ai bordi del Sahara vivono gazzelle e fennec, le piccole volpi del deserto. Paradiso per erpetologi e ornitologi – grazie a cicogne, ibis calvi, upupa, aquila reale, tartarughe e vipere -, il Marocco è terra di dromedari, unici animali domestici in grado di sopportare i rigori del clima con una fisiologia talmente particolare da essere considerati veri e propri capolavori di adattamento: basti pensare alle zampe a forma di cuscinetto con una spessa callosità che le protegge dalla sabbia rovente o ancora alla capacità di chiudere le narici quando infuriano tempeste di sabbia.

Acquisti: Dai tappeti, intrecciati o ricamati, agli oggetti in cuoio sino ai minerali e ai fossili, il Marocco offre a turisti e viaggiatori la possibilità di scegliere fra souvenir di ogni genere (e ogni prezzo). Curiosare nei suk, specialmente quelli non turistici, alla ricerca di maioliche e ceramiche, coperte di lana, cesti in vimini, oggetti in tuia, spezie (cannella, curcuma, cumino, zenzero…) e stoffe variopinte è il modo migliore per portare a casa un ricordo di questo splendido paese. [/toggle]

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Testo e Foto di Sonja Vietto Ramus – Photo and Press Agent
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