Viaggio 4×4 in Bolivia – Off Road fra Alpaca e Salar

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Viaggio 4×4 in Bolivia – Off Road fra Alpaca e Salar

OFF ROAD FRA ALPACA E SALAR Uno splendido itinerario di venti giorni alla scoperta di natura, storia e tradizioni della Bolivia, il “Tibet dell’America del Sud”, a bordo di due Mitsubishi L200. Eccovi il reportage di viaggio.

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Si racconta che la regina Vittoria, adirata per le offese arrecate ad un suo ambasciatore, si fosse fatta portare una carta geografica e, sentenziando “la Bolivia non esiste”, l’avesse cancellata con una croce. La Bolivia, l’antico Collasuyu degli Inca e l’Alto Perù degli Spagnoli, non solo esiste ma è anche uno dei paesi più affascinanti, ricchi di tradizioni e con maggiore biodiversità dell’America Latina. E’ una terra di superlativi: il salar più esteso, il lago navigabile più alto, il paese più indigeno…Chi è appassionato di viaggi in fuoristrada e ama l’avventura fra le meraviglie della natura più incontaminata non può certo farsi mancare un itinerario alla scoperta di questo territorio situato nel cuore geografico del Sud America. Detto fatto. Con Dario Basile e gli amici di Colori di Sabbia (www.coloridisabbia.it) un gruppo di appassionati di off road (ma anche di storia e cultura) è partito dall’Italia per raggiungere La Paz da dove, alla guida di due pick up Mitsubishi L200 equipaggiati ad hoc per affrontare in quota il percorso 4x4 più alto al mondo, è iniziato il viaggio fra splendidi paesaggi selvaggi che si snodano dai 2500 ai 5000 metri di altitudine. Un’avventura a trazione integrale che consigliamo a tutti di leggere ma soprattutto di ripercorrere!

Da La Paz alla Laguna Colorada
La Cordigliera Real, con le sue imponenti cime innevate, è da sempre la suggestiva cornice della capitale boliviana fondata il 20 ottobre 1548 con il nome di Ciudad de Nuestra Senora de la Paz da Alonso Mendoza. Un po’ indigena e un po’ coloniale, è il perfetto connubio di moderno e tradizione che la rendono così diversa dalle altre città dell’America Latina. Costruita a forma di imbuto, con le sue stradine che si snodano in salita e in discesa dal letto del Rio Choqueyapu, La Paz non ha mai perso l’atmosfera magica di quando vi abitavano le genti Ayamarà che la chiamavano “città della valle dell’oro” per le sue grandi ricchezze di minerali preziosi.

Dopo l’atterraggio all’aeroporto più alto del mondo e il noleggio dei due fuoristrada con tutta l’attrezzatura da campeggio, il viaggio ha finalmente inizio con destinazione sud verso Oruro seguendo la strada statale 1 per poi deviare ad est e raggiungere Inka-Rakay, con le sue rovine in pietra diroccate, e Cochabamba, il cui nome significa pianura paludosa: una cittadina, quest’ultima, che continua ad affascinare il visitatore per il suo sapore d’altri tempi e le viuzze deserte e sterrate. Si prosegue su asfalto per Santa Cruz ma dopo pochi chilometri si può deviare (strada off road assolutamente consigliata e facilmente percorribile) su una pista panoramica che attraversa la Cordillera Central sino a raggiungere Sucre, la “ciudad blanca”, splendida con i suoi edifici religiosi dalle tradizioni architettoniche locali ed europee. I panorami che attendono il gruppo sono d’ora in poi quelli della Bolivia più autentica e selvaggia anche se prima di raggiungere il salar de Uyuni l’itinerario accompagna a Potosi, la cui storia è strettamente legata alla sua miniera d’argento. Comparsa dal nulla ai piedi del Cerro Rico agli albori dell’epoca coloniale, la scoperta di ricchi filoni d’argento celati nelle profondità di questa montagna ne ha fatto un importante quanto ricco centro dell’America Latina. All’interno dei pozzi dove ancora oggi lavorano gli indios quechua, le temperature, da sotto zero in prossimità della superficie, arrivano a superare i 45° dei livelli più profondi. Un mestiere duro custodito tuttavia gelosamente e tramandato di padre in figlio, nonostante i salari sempre più bassi. Lasciata questa città ci si dirige con i fuoristrada a ovest sino a Uyuni, piccola località ai margini dell’omonimo salar, e da qui verso nord fino a Colchani dove ci si imbatte in un luogo a dir poco insolito per ospitare i viaggiatori: in pieno deserto è stato infatti costruito un albergo interamente realizzato in sale, alimentato da un gruppo elettrogeno, che stupisce per l’originalità della sua struttura e della sua posizione geografica. Il salar de Uyuni è un’immensa estensione di sale che si trova a 3660 metri di altitudine al limite di una regione semi desertica con panorami a dir poco surreali e ricchi di una varietà di colori sorprendente: il più grande deserto salato del pianeta si presenta come una delle meraviglie più incredibili che la natura possa offrire. Al mattino si parte all’alba con i due pick up per affrontare gli sterrati off road: i fuoristrada affondano quasi subito nella crosta del salar, la nozione dell’orientamento si perde facilmente ma il navigatore satellitare GPS aiuta a mantenere la giusta direzione sino a quando appare l’orizzonte della terra. Quella che si vede è l’Isla Incahuasi: dopo aver lasciato i 4x4 ai suoi margini, si cammina sulle sue pendici da dove si ammirano cactus giganteschi, alcuni alti più di 15 metri. Ripresi i fuoristrada, l’itinerario punta verso sud sino a San Juan, un piccolo villaggio con le case fatte di terra situato a 4000 metri slm: arrivarci con lama e alpaca al pascolo lungo la strada (che osservano incuriositi) merita da solo l’intero viaggio. La sveglia alle prime ore dell’alba accompagna ancora a sud attraverso montagne innevate a quote superiori ai 4000 metri. Il paesaggio è indescrivibile per la bellezza e soprattutto per quel senso di pace che si avverte durante il percorso. I laghi dai colori irreali e la vegetazione così minuscola da far sembrare immersi in coltivazioni di bonsai preannunciano l’arrivo in uno dei luoghi più unici del pianeta: la Laguna Colorada, famosa per le sue sfumature dai toni impareggiabili, il vento sferzante e le temperature decisamente fredde con minime che possono raggiungere i – 20°. Di fronte a questi scenari il tempo scorre veloce mentre si percorre una stretta pista che circonda la laguna simbolo della Bolivia. E poi ci sono i fenicotteri che sorvolano le acque e quelli che rimangono immobili cercando con il loro becco qualche minuscolo crostaceo con cui nutrirsi.

Dal Cile al lago Titicaca
Con i 4x4 e le ridotte inserite per affrontare il difficile terreno boliviano ci si sposta ancora a sud verso il Cile dove un’altra meraviglia della natura obbliga ad una sosta altrettanto piacevole: è la Laguna Verde, unica nel suo genere poichè sulle sue acque si riflette il vulcano di oltre 6000 metri che svetta poco distante, il Licancabur. Siamo a 4300 metri e l’altitudine si fa sentire! La notte trascorre fredda in un piccolo hotel. Al mattino si prosegue sulla pista fino al confine cileno: superato il posto di frontiera si arriva a San Pedro de Atacama dove si effettuano le pratiche doganali. Due ore o poco più per l’ingresso in Cile, controlli molto accurati alle fuoristrada per verificare che non si trasportino generi alimentari e poi via verso il centro città dove la prima differenza che si riscontra è la qualità di strutture alberghiere e strade decisamente migliori rispetto a quelle della vicina Bolivia. Da qui si parte verso nord per raggiungere i geyser di El Tatio, luogo sperduto fra le montagne reso famoso da questo suggestivo fenomeno naturale presente anche in Islanda. Trovarsi in uno dei campi geotermici più grandi al mondo con oltre ottanta geyser attivi è uno spettacolo da togliere il fiato. Secondo un’antica leggenda locale i geyser di questo altopiano non sarebbero altro che gli occhi della Terra che, stanca dei continui sconvolgimenti naturali come eruzioni e terremoti, piange lacrime bollenti rivolte verso il cielo…Lasciato questo interessante sito si rientra a San Pedro per poi proseguire per il salar de Atacama, anch’essa vasta distesa di sale cosparsa di piccoli laghi popolati da tre diverse specie di fenicotteri che si rispecchiano nell’acqua. Un’acqua dalle sfumature rosse per via della presenza di un’alga in contrasto con il bianco del sale che incrosta il terreno. Il giorno dopo il viaggio riporta in Bolivia dove, percorrendo la stessa pista dei giorni precedenti, si torna alla Laguna Colorada per un’altra sosta fotografica: d’altronde non è proprio possibile restare insensibili davanti ad un simile spettacolo della natura. Si riparte verso nord proseguendo su una sterrata che sfiora i 5000 metri d’altitudine con passaggi di montagna tutt’altro che facili, in alcuni casi per la presenza di neve e fango, ma i due fuoristrada non si fanno intimorire e affrontano ogni difficoltà dimostrando tutte le loro doti fuoristradistiche. Raggiunta la cittadina di Uyuni, un lungo trasferimento stradale conduce a La Paz e, da qui, sino al lago Titicaca, ultimo scenario naturale di grande interesse in questo viaggio. A quasi 4000 metri d’altezza, ai confini fra Bolivia e Perù, questo lago, nel passato luogo sacro per gli Inca, si trova al centro di una zona archeologica e antropologica fra le più interessanti al mondo. Non per niente è il lago navigabile più alto del pianeta per via della sua collocazione a 3810 metri. Si dedica la giornata alla scoperta di alcuni villaggi che si affacciano sulle sue sponde e alla sera ci si lascia stuzzicare dall’ottima cucina di pesce di un ristorante locale. Il complesso archeologico di Tiwhanac, centro religioso che per secoli servì genti pre incaiche, accompagna il rientro a La Paz. Dopo migliaia di chilometri densi di emozioni fra laghi salati, sterrate dalla bellezza incontaminata, incontri con alpaca e fenicotteri, il viaggio alla scoperta di uno dei paesi più selvaggi e straordinari dell’America Latina volge al termine. Una terra dai mille colori dove le tradizioni delle popolazioni locali, con i loro costumi e con in bocca l’immancabile foglia di coca da masticare, sono ancora una realtà. E pensare che la regina Vittoria voleva cancellare questo angolo di paradiso dalla carta geografica….

APPUNTI DI VIAGGIO

Forma di governo: Repubblica presidenziale
Capitale: La Paz (governativa)- Sucre (legislativa)
Superficie: 1.098.581 chilometri quadrati
Lingua: Spagnolo, quechua e altre lingue native
Religione: Cattolicesimo (75%), culti protestanti e antichi rituali ancestrali preispanici
Valuta: Boliviano


Storia: Nel XV secolo le antiche popolazioni del paese furono dominate dall’impero Inca sino all’arrivo dei colonizzatori spagnoli che si insediarono sul territorio fondando diverse città fra cui Potosi e La Paz. L’indipendenza del paese fu proclamata il 6 agosto 1825 (una delle prime colonie a ribellarsi al dominio spagnolo) guidata da Simon Bolivar e Antonio Josè Sucre. Dal 1879 al 1883 Bolivia e Perù entrarono in guerra con il Cile che vinse il conflitto del Pacifico conquistando il porto di Antofagasta. Durante la guerra del Chaco, nel 1935, la Bolivia dovette invece cedere parte del suo territorio al Paraguay mentre in quella contro il Brasile perse diverse terre del Mato Grosso. Nel 1952 una sollevazione popolare portò al potere il Movimento Nazionalista Rivoluzionario (MNR) con il quale si ottennero il suffragio universale e la riforma agraria. Nel 1964 fu l’esercito a prendere il potere: in questo scenario dittatoriale Che Guevara tentò di stabilire una base in Bolivia per invadere l’Argentina e lottare per l’unificazione dell’America Latina. Senza il sostegno del Partito Comunista Boliviano, l’8 ottobre 1967 il Che venne catturato e giustiziato dall’esercito. Dopo il governo di Sanchez de Lozada, nel gennaio 2006 è stato eletto presidente Evo Morales tutt’ora presidente del paese.

Geografia: La Bolivia è uno stato dell’America meridionale, situato nel centro del subcontinente, senza sbocchi sul mare (persi nella guerra con il Cile) anche se nel 2010 ha stretto un accordo con il vicino Perù con il quale ha ottenuto per 99 anni l’uso del porto di Ilo. Cuore geografico dell’America del Sud, confina con il Perù a ovest, il Brasile a nord e a est, il Paraguay a sud est, l’Argentina a sud e il Cile a sud est. Con un territorio di circa tre volte e mezzo l’Italia, si estende per 1400 chilometri da nord a sud al di sopra del Tropico del Capricorno e per 1200 nel punto più ampio da est a ovest fra i meridiani 57° 26’ e 69° 38’ di longitudine occidentale e i paralleli 9° 38’ e 22° 53’ di latitudine sud. Per molti Bolivia e altopiano sono sinonimi: in realtà solo un terzo del territorio si trova al di sopra dei 3600 metri mentre i restanti due terzi sono occupati da un bassopiano con clima subtropicale. A brevi distanze è così possibile passare da montagne innevate e fredde distese della “puna” a pianure coperte da foreste pluviali e savane. La Cordigliera delle Ande percorre in tutta la sua lunghezza il continente sudamericano e quando entra in Bolivia nel “nodo di Vilcanota” si divide in due tronconi: quella Occidentale o Vulcanica che segna il confine con il Perù e il Cile e comprende la cima più alta della Bolivia – il Nevado Sajama di 6.542 metri – e la spettacolare Cordigliera Orientale, costituita da un complesso di catene montuose fra cui quelle di Real, Quimsa Cruz, Chichas e Liz. Nel mezzo delle due catene, ad un’altitudine media di 3750 mestri, si estende l’altopiano, lungo 800 km e largo fino ad un massimo di 220 km nella sua parte centrale. Un tempo era occupato dai grandi paleolaghi Ballivian e Minchin che ritirandosi hanno lasciato i bacini lacustri del Titicaca e del Poopò, le distese dei salares di Coipasa e Uyuni e centinaia di lagune salmastre. Il Titicaca situato a 3.810 metri slm ha una superficie di 8100 kmq (di cui 3690 in Bolivia e gli altri in Perù) ed è tradizionalmente considerato il lago navigabile più alto al mondo. Il bassopiano è una grande pianura alluvionale che si estende sui due terzi del paese ad un’altitudine media di 250 metri con rilievi modesti; verso nord vi è l’Amazzonia boliviana o selva, una rigogliosa foresta tropicale dal clima caldo-umido; a est vi sono Los Llanos de Moxos e Chiquitos, immense praterie o pampas; a sud est, ai confini con Paraguay e Argentina, l’aspra e selvaggia regione del Chaco.

Gastronomia: La cucina boliviana è molto variegata e ogni regione possiede le sue specialità. Generalmente i piatti sono a base di carne e patate (da provare il famoso “saltena”, un fagottino di carne, patate e uova insaporito con una salsa piccante). Ideale in altitudine, la zuppa è molto consistente ed è a base di arachidi, mais e tuberi. I boliviani bevono tisane di foglie di coca (il paese è il 2° produttore mondiale) per…sopportare meglio il mal di altitudine. Da assaggiare anche l’ “api”, una bevanda a base di mais che si beve a colazione, il vino (tutto di buona qualità) e le birre.

Acquisti: Sciarpe, maglioni, tessuti e manufatti in alpaca sono fra i souvenir più ricercati da chi si reca in Bolivia. A La Paz merita una visita il “Mercato delle Streghe”, situato nei pressi di calle Sagarnaga, dove si trovano statuine e amuleti in gesso colorato. Sempre nella capitale si possono acquistare i “Toritos”, buoi ornamentali che si mettono sui tetti delle abitazioni, mentre nei villaggi boliviani si trovano ceramiche e bambole di pezza fatte a mano. E per i più curiosi…è anche possibile anche acquistare e provare foglie di coca così come il tè prodotto con questa pianta: nonostante faccia parte da secoli della tradizione andina e masticarla sia perfettamente legale in Bolivia, si ricorda che in Europa è assolutamente vietato importarne anche piccole quantità in quanto sostanza stupefacente.

Flora e fauna: La latitudine tropicale e l’estrema diversità di altitudini e climi fanno sì che in Bolivia coesistano una grande varietà di paesaggi ed ecosistemi. E’ infatti uno degli otto paesi al mondo con maggior biodiversità tanto da ospitare oltre 300 specie di mammiferi, più di 1300 di uccelli di cui diverse endemiche, 250 di rettili, oltre 500 di pesci e 150 di anfibi. Nella regione andina si è sviluppata una flora che conta tredici diverse comunità di piante, dai “totorales” che crescono intorno ai laghi ai “pajonales”, duri ciuffi d’erba. Sono diffusi la “k’enua”, una pianta nana dalla corteccia rossastra che forma i boschi più alti esistenti al mondo; la “llareta”, un arbusto resinoso verde e compatto da sembrare un masso ricoperto di licheni divenuta specie protetta; la “puya raimondii”, una pianta rarissima che dopo decenni produce una grande infiorescenza per poi seccare; cactacee come il cactus gigante, colonnare o a candelabro; la “totora”, una canna palustre con cui si costruiscono ancora barche tradizionali. Fra gli animali più tipici di questa zona troviamo camelidi (vigogna, guanaco, lama e alpaca), volpi, viscaccie (simpatici roditori che si vedono saltellare sulle rocce), fenicotteri (quelli delle Ande, del Cile e di James che qui ha il suo habita esclusivo). A popolare la selva amazzonica sono invece gigantesche farfalle, bradipi, scimmie, tucani e pappagalli, tartarughe acquatiche, caimani, ragni e serpenti e delfini d’acqua. Un ecosistema del tutto particolare è infine quello del Pantanal, al confine con Paraguay e Brasile: un mare d’erba che si trasforma in un vastissimo acquitrino. Simbolo di quest’area è il “jabirù”, il più grande cicognide esistente sul pianeta.

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